Che succede ora nel Movimento 5 Stelle

Di Maio si è dimesso, Vito Crimi è diventato leader pro tempore e a marzo ci sarà una specie di congresso, in cui cambieranno le regole interne: e poi?

(ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)
(ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)

Le dimissioni del capo politico Luigi Di Maio hanno portato il Movimento 5 Stelle in uno stato di profonda incertezza sul suo futuro. Azzoppato dal calo dei consensi e da numerose sconfitte elettorali, il partito fondato da Beppe Grillo sta cercando di riorganizzarsi ma il percorso per uscire da questa complicata situazione sembra essere lungo e ricco di ostacoli.

Attualmente il nuovo capo politico del Movimento è Vito Crimi, primo storico capogruppo al Senato del partito, protagonista dell’incontro in streaming con l’allora segretario del PD Pier Luigi Bersani (qui abbiamo ricordato la sua storia e le cose per cui si è fatto notare). Crimi è stato nominato automaticamente essendo il presidente del Comitato di Garanzia, la carica che, in base allo statuto del Movimento, succede automaticamente al capo politico in caso di dimissioni.

– Leggi anche: Il Movimento 5 Stelle si è incartato?

Non sono molti, però, a ritenere che Crimi guiderà il Movimento a lungo. Il prossimo marzo, in una data ancora da fissare, il Movimento organizzerà i cosiddetti “stati generali”, una riunione che, a quanto sembra, sarà anche una sorta di congresso del partito, in cui saranno prese decisioni sulla sua futura struttura interna e sarà organizzata la scelta del futuro capo politico del Movimento.

Le modalità e i tempi con cui sarà fatta questa scelta sono ancora molto incerti. Lo statuto del Movimento 5 Stelle (che potete leggere per intero qui) stabilisce soltanto che il capo politico viene eletto con una votazione online dagli iscritti e che le regole della consultazione vengono decise dal Comitato di Garanzia.

Secondo i giornali, è possibile che nel corso degli “stati generali” queste regole vengano modificate. Per esempio, alcuni sostengono che l’intenzione di Di Maio e dei suoi alleati sia proporre di rendere il capo politico una carica doppia, occupata contemporaneamente da un uomo e da una donna, come avviene in numerosi partiti europei, soprattutto nel Nord del continente (vari partiti Verdi hanno sistemi di doppia leadership, così come i socialdemocratici tedeschi e il partito di estrema destra AfD).

La sindaca di Torino Chiara Appendino è una delle possibili candidate a questo incarico di cui si è parlato di più in questi giorni. Appendino è considerata molto vicina a Di Maio e secondo i giornali al momento sarebbe la sua candidata favorita. L’altro nome che è circolato molto è quello della senatrice Paola Taverna. «La vicepresidente del Senato si è mossa con prudenza negli ultimi mesi, ha guadagnato un posto centrale nel team del futuro ed è ora considerata una figura di mediazione affidabile dallo stesso presidente del Consiglio Giuseppe Conte», ha scritto su Repubblica la giornalista Annalisa Cuzzocrea, una dei maggiori conoscitori delle dinamiche interne del Movimento.

Un’altra figura importante nel Movimento è Alessandro Di Battista, che al momento ricopre solo un incarico secondario come “facilitatore” (una carica che, soprattutto dopo le dimissioni di Di Maio che l’aveva introdotta, non ha un ruolo chiaro). Di Battista non ha ancora commentato le dimissioni di Di Maio, ma da molto tempo viene indicato dai giornali come un suo possibile sostituto. Negli ultimi anni, però, Di Battista si è alienato le simpatie dei gruppi parlamentari e dei ministri del Movimento, anche se è ancora considerato una figura di riferimento per molti iscritti.

Altri due importanti personaggi nel Movimento sono il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il presidente della Camera Roberto Fico, insieme a Di Battista considerato a lungo dai giornali uno dei principali leader alternativi a Di Maio. Il primo ha più volte escluso di essere interessato a prendere la guida di qualsiasi partito e, in questi giorni, viene descritto come molto preoccupato per il doppio effetto che potrebbe avere sul suo governo la decisione di Di Maio insieme a un’eventuale vittoria della Lega alle elezioni in Emilia-Romagna e Calabria che si terranno domenica.

Il presidente Fico fino a oggi non si è mai esposto apertamente. Dopo le dimissioni di Di Maio lo ha pubblicamente ringraziato, notando però come in passato «con lui mi sono confrontato spesso, anche vivacemente. A volte abbiamo avuto visioni e opinioni diverse su alcuni temi e questioni da affrontare». Non è chiaro cosa intenderà fare nel corso della futura scelta del nuovo capo politico, ma molti ritengono che il suo ruolo istituzionale di presidente della Camera sia un ostacolo a una sua partecipazione in prima persona.