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  • Venerdì 24 gennaio 2020

Le ultime sull’epidemia di coronavirus

La Cina ha confermato 26 morti – il più giovane di 36 anni – e 830 casi di contagio, mentre l'allarme a Bari era infondato: intanto le città cinesi bloccate sono dieci

Una stazione di Wuhan il 22 gennaio (Xiaolu Chu/Getty Images)
Una stazione di Wuhan il 22 gennaio (Xiaolu Chu/Getty Images)

Almeno 26 persone sono morte in Cina a causa del nuovo coronavirus (2019-nCoV), identificato alla fine dello scorso anno per la prima volta nella città di Wuhan, nella Cina centrale. La Commissione sanitaria nazionale ha detto che i casi di contagio confermati sono 830, la maggior parte a Wuhan, una città di 11 milioni di persone dove secondo  le autorità si sono probabilmente verificati i primi casi di infezione: un mercato all’ingrosso di frutti di mare e altri animali vivi.

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Ventiquattro persone sono morte nella provincia di Hubei, di cui Wuhan è il capoluogo, le altre due in zone lontane: poco fuori da Pechino e nella provincia nord-orientale di Heilongjiang, al confine con la Russia. Venerdì la Commissione sanitaria di Hubei ha detto che 24 delle persone morte a Hubei mostravano altri sintomi oltre alla febbre, tra cui difficoltà respiratorie, senso di oppressione al petto e tosse, e che almeno nove vittime avevano problemi di salute prima di contrarre il virus, tra cui diabete, malattie coronariche o il morbo di Parkinson.

La maggior parte dei pazienti non sopravvissuti era avanti con l’età: otto avevano più di ottant’anni, due erano sui settanta, cinque sui sessanta e uno sui cinquanta. I più giovani erano una donna di 48 anni che aveva precedenti problemi di salute e un uomo di 36 anni, ricoverato il 9 gennaio, morto giovedì e senza precedenti problemi di salute. Le donne morte sono quattro, il resto sono uomini. Intanto a Wuhan è iniziata la costruzione di un ospedale con mille posti destinato ai malati di coronavirus: secondo le autorità sarà completato e attivo entro lunedì prossimo.

Giovedì 23 gennaio Wuhan è stata messa in quarantena e ore dopo anche le autorità delle vicine città di Huanggang ed Ezhou, dove vivono complessivamente sette milioni di persone, hanno imposto misure simili per evitare che il virus si diffonda in altre aree del paese, in un periodo di grandi spostamenti dovuti al Capodanno cinese che cade il 25 gennaio.

Oggi, venerdì, sono state annunciate limitazioni agli spostamenti anche in altre città della provincia di Hubei: sono 10, comprese Wuhan, Huanggang ed Ezhou. A Chibi, Xiantao, Zhijiang, Qianjiang e Xianning è stato sospeso il servizio di autobus, a Zhijiang sono stati chiusi tutti i luoghi pubblici tranne gli ospedali, i supermercati, i mercati agricoli, le stazioni di servizio e i piccoli alimentari; a Enshi sono stati chiusi anche i luoghi di intrattenimento al chiuso.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato il nuovo coronavirus un’emergenza nazionale in Cina, ma ha aggiunto che è troppo presto per considerarla un’epidemia internazionale, perché i casi di contagio fuori della Cina sono molto pochi. La Corea del Sud ha segnalato due casi, il secondo è un uomo sui 50 anni che a inizio mese aveva lavorato a Wuhan; anche il Giappone ha appena confermato un secondo caso, un abitante di Wuhan sui quarant’anni arrivato in Giappone il 19 gennaio; anche in Vietnam ci sono due casi, un padre e un figlio cinesi.

Gli Stati Uniti hanno confermato due casi di infezione, uno a Seattle e uno a Chicago. Nel Regno Unito 14 persone sono state sottoposte a esami per verificare se fossero state contagiate, in Australia sono sotto osservazione almeno sei persone.

In Italia, a Bari, una donna tornata dalla zona di Wuhan che aveva febbre, tosse e sintomi influenzali era stata ricoverata per precauzione, ma le prime analisi hanno mostrato che non si tratta del nuovo coronavirus ma di un’altra patologia; per la conferma definitiva bisogna attendere i risultati dell’Istituto Spallanzani per le malattie infettive di Roma.

Sulla stampa di stato cinese, intanto, si trova ancora poca traccia dell’epidemia di coronavirus: l’edizione di carta di oggi del Quotidiano del Popolo, il principale organo del Partito comunista cinese, non ne ha parlato ma è presente sulla homepage del sito nella versione inglese. Negli ultimi due giorni la tv di stato CCTV l’ha nominata come quinta o sesta notizia nel telegiornale delle 19. Altri giornali ne hanno parlato un po’ di più, in particolare il gruppo mediatico Caixin ha nove giornalisti a Wuhan, che ora sono stati messi in quarantena. La parte in inglese del suo sito ha scritto che le autorità sanitarie «sono alle prese» con l’epidemia che si è diffusa in tutte le province tranne il Tibet e Qinghai, ma quella in cinese ha scritto che l’epidemia è contenuta in 4 zone.