Perché gli storni amano le città

Tutto sui piccoli uccelli neri che in questo periodo dell'anno vediamo fare complesse coreografie aeree

Stormi di storni lungo l'autostrada M6, vicino a Gretna, in Scozia, il 21 novembre 2018 (Jeff J Mitchell/Getty Images)
Stormi di storni lungo l'autostrada M6, vicino a Gretna, in Scozia, il 21 novembre 2018 (Jeff J Mitchell/Getty Images)

In molte città italiane ed europee, alzando gli occhi al cielo in questo periodo dell’anno, di mattina e di sera, può capitare di vedere un gran numero di piccoli uccelli volare in gruppo, disegnando complesse coreografie aeree: sono gli storni, o Sturnus vulgaris secondo la denominazione scientifica, piccoli uccelli migratori di cui esistono tra i 200 e 100 milioni di esemplari nel mondo, in Italia sono tra uno e quattro milioni a seconda delle stime. Nelle città del nord Italia tendenzialmente passano per migrare più a sud, mentre a Roma e in altre località del centro e del sud vivono per tutto l’anno. D’inverno comunque ce ne sono di più, perché la popolazione residente viene raggiunta da stormi che provengono dall’Europa settentrionale e orientale, e si pensa che in generale il loro numero in Italia stia aumentando.

Che animali sono gli storni
Gli storni sono lunghi circa 20 centimetri e hanno le penne perlopiù nere, vagamente iridescenti; quando li si guarda da vicino, d’inverno, si possono notare piccole macchie bianche sul piumaggio che d’estate non ci sono. Quelli con le penne un po’ più marroncine sono gli esemplari più giovani, mentre non ci sono praticamente differenze tra femmine e maschi. Le zampe sono rosa, mentre il becco è nero d’inverno e giallo d’estate. Le uova invece sono azzurrine. Si accoppiano due volte all’anno, in primavera e in estate.

Sono uccelli piuttosto rumorosi e gregari: stanno insieme anche di notte, dormendo in aree favorevoli per ospitarne in gran numero, come canneti e alberi cittadini. E sono onnivori: con qualche variazione stagionale, che dipende dalla presenza delle risorse alimentari, mangiano invertebrati, semi e frutti. Esiste una decina di sottospecie di storni, diffuse in diverse parti del continente euroasiatico. In origine la specie si era differenziata nell’est dell’Asia ma nel corso dei millenni, con i cambiamenti climatici che hanno reso l’Europa più calda e con i cambiamenti paesaggistici realizzati dalle persone, il loro areale si è ingrandito: gli storni sono adatti a trovare cibo in terreni poco alberati, per questo il fatto che gran parte delle foreste europee siano state abbattute per fare posto a pascoli e campi li ha molto favoriti.

Si pensa che si radunino in grossi stormi soprattutto per difendersi dai predatori, come i falchi pellegrini e gli sparvieri, che li cacciano anche in città, come mostra questo video di BBC One girato a Roma.

In volo gli stormi cambiano forma ed estensione frequentemente. Non c’è un uccello che guidi gli altri e ciascuno adatta direzione e velocità in base ai movimenti dei suoi vicini.

Come funzionano le migrazioni degli storni
D’inverno le popolazioni di storni, che d’estate si possono vedere nel nord e nell’est dell’Europa, migrano nel sud del continente, in Italia, nel sud della Francia, in Spagna e anche in Tunisia, mentre quelle che vivono nelle zone più meridionali sono stanziali, come dicevamo. In America del Nord – dove gli storni furono introdotti nel 1890, a New York, con la liberazione di 100 esemplari – c’è una migrazione simile: le popolazioni di storni che d’estate vivono in Canada, con l’inverno si spostano negli Stati Uniti andando ad aggiungersi alle popolazioni che vi risiedono tutto l’anno.

In generale non è una specie molto affezionata ai luoghi in cui si trova a fare il nido e a migrare: sia le variazioni climatiche che la disponibilità delle risorse alimentari spingono gli storni a cambiare le proprie abitudini.

In Italia i primi storni migratori arrivano a metà agosto, ma il grosso della migrazione, a cui partecipano decine di milioni di uccelli, avviene dalla fine di settembre all’inizio di novembre. Questo periodo è quello in cui si possono vedere più stormi nelle città del nord Italia.

Perché agli storni piacciono le città
L’attività umana ha molto favorito gli storni non solo perché i campi coltivati sono stati per secoli un ottimo terreno per la caccia degli invertebrati, ma anche perché le città contemporanee, piene di pali della luce su cui posarsi e riscaldarsi e alberi dove dormire, sono particolarmente accoglienti per questi uccelli. Inoltre nelle città ci sono meno predatori. Tuttavia gli storni continuano ad andare nei campi e nei pascoli (e sui campi da golf e attorno alle piste di atterraggio degli aeroporti) per mangiare, perciò in città si vedono solo di mattina e di sera: nel corso della giornata sono come pendolari tra città e campagna, ma a differenza delle persone “lavorano” fuori città e ci tornano per andare a dormire.

I cambiamenti nelle tecniche agricole, tra cui il maggior uso di pesticidi che hanno ridotto la presenza di insetti e altri invertebrati nei campi, hanno ridotto il numero di storni presenti nei paesi del nord e dell’ovest dell’Europa a partire dagli anni Ottanta. Tuttavia si stima che la popolazione mondiale, numerosissima, non abbia subito cali significativi, per questo gli storni non sono considerati una specie minacciata dalle attività umane.

I danni causati dagli storni e cosa si può fare per prevenirli
Al contrario, per diverse ragioni gli storni possono essere dannosi per le persone. Anche se in passato aiutavano gli agricoltori liberando i campi dagli insetti (tanto che furono introdotti in Australia proprio per aiutare nelle attività agricole), oggi creano parecchi problemi quando scelgono di mangiare germogli e frutti sui rami, per esempio le ciliegie. In città poi gli stormi di storni creano disagi per via del rumore dei loro richiami e, ancora di più, per la gran quantità di guano che producono. Fino a un milione di uccelli si possono raccogliere in un unico punto – ad esempio, a Roma, nella piazza di fronte alla stazione Termini, o al cimitero del Verano – sporcando moltissimo marciapiedi e strade e causando un forte cattivo odore.

Un altro potenziale problema legato agli storni è quello della loro presenza vicino agli aeroporti: in passato è capitato che un piccolo stormo finisse nel motore di un aereo o si scontrasse con un velivolo causando incidenti. Successe ad esempio all’aeroporto di Roma Ciampino nel 2008, quando un aereo Boeing 737 di Ryanair dovette fare un atterraggio di emergenza dopo essersi scontrato con circa un centinaio di storni.

Per cercare un rimedio ai problemi causati dagli storni, soprattutto nelle città, sono state pensate varie ipotesi di soluzioni, ma l’alto numero degli uccelli delle popolazioni cittadine rende vana gran parte degli interventi. Organizzazioni per la difesa degli animali come la LIPU cercano di risolvere i problemi causati dagli storni senza che sia necessario uccidere parte della popolazione – misura che peraltro si è sempre dimostrata inefficace, proprio perché sono tantissimi: ad esempio allontanandoli dalle zone molto frequentate dalle persone usando dei richiami d’allarme registrati o delle luci fastidiose, oppure sfoltendo i rami degli alberi cittadini per renderli meno accoglienti per gli stormi. Secondo la LIPU ingaggiare falconieri è una misura inutile, mentre può avere senso favorire la presenza di predatori selvatici, come i falchi pellegrini ma anche gufi e altri rapaci, in città. Per farlo si usano cassette-nido per rapaci diurni e notturni, che possano aiutare i predatori a nidificare e quindi ad aumentare di numero per ridurre quello degli storni.