Secondo Marco De Benedetti il gruppo Gedi sta «molto meglio» di come dice suo padre

Il presidente del gruppo editoriale ha definito «infondati e gravi» i giudizi di suo padre

Marco De Benedetti (ANSA/ALESSANDRO DI MEO)
Marco De Benedetti (ANSA/ALESSANDRO DI MEO)

Marco De Benedetti, presidente del gruppo editoriale Gedi, in una lettera agli azionisti ha commentato l’offerta presentata domenica scorsa da suo padre, Carlo De Benedetti, per acquisire il 29,9 per cento delle azioni di Gedi, cioè il vecchio Gruppo Espresso che De Benedetti aveva presieduto a lungo, fino al 2017. Gedi Spa oggi è la società editrice dei quotidiani Repubblica, la Stampa e il Secolo XIX, ed è controllata al 43,4 per cento dal gruppo Cir, cioè la holding della famiglia De Benedetti presieduta invece da Rodolfo De Benedetti, figlio di Carlo. L’offerta era stata respinta come «inaccettabile», e Rodolfo De Benedetti si era detto «profondamente amareggiato e sconcertato».

Nella lettera, Marco De Benedetti dice che il consiglio di amministrazione ha giudicato «irricevibili» i termini dell’offerta che suo padre «ha ritenuto di rendere pubblica», ma aggiunge molto altro. «Immagino che sarete stati colpiti dallo scambio di comunicati; lo avremmo evitato se, come proposto da mio padre nella sua lettera, ma poi da lui stesso non mantenuto, si fosse attesa la celebrazione del Consiglio di Amministrazione di Cir per discuterne e addivenire ad una pacata determinazione».

De Benedetti commenta con una certa amarezza anche il fatto che suo padre abbia criticato lui e suo fratello in un’intervista data al Corriere della Sera, «un tema per noi doloroso, che si colloca sul piano personale e sul quale pertanto non desidero formulare commenti». Ma soprattutto, difende il gruppo dalle critiche rivoltegli dal padre, che aveva parlato di «crollo del valore dell’azienda» e «mancanza di qualsiasi prospettiva».

Ma ciò su cui non posso esimermi dall’intervenire sono i giudizi pronunciati sul Gruppo e sulla sua situazione, in quanto essi sono infondati e gravi. Siamo molto meglio di come veniamo dipinti.

Non siamo un Gruppo sconquassato, non siamo un Gruppo da risanare, non siamo una barca senza timoniere.

De Benedetti elenca quindi i risultati del gruppo e dedica poi un punto particolare a Repubblica:

Una nota particolarmente dolorosa e ingiusta è poi quella riguardante la Repubblica: non è vero che la si sta distruggendo. Al contrario, stiamo registrando segnali incoraggianti come non si vedevano da anni, frutto del lavoro di tutta la redazione. […] Voglio assicurarvi, da azionista, che teniamo molto a questo Gruppo, sul quale ci impegniamo con il senso di responsabilità che abbiamo e sentiamo nei confronti di tutte le nostre attività e con la piena consapevolezza di ciò che esso è, rappresenta, e continuerà a rappresentare per il paese. Come dimostrato in questi anni, continueremo con impegno io, mio fratello Rodolfo e Monica Mondardini a svolgere il nostro ruolo di azionisti della società in modo da garantirle il miglior futuro.