Un’indagine del Dipartimento di stato sulla storia delle email di Hillary Clinton ha stabilito che “non ci fu un volontario uso improprio di informazioni riservate”

(Justin Sullivan/Getty Images)
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Un’indagine del Dipartimento di stato degli Stati Uniti sulla storia delle email di Hillary Clinton ha stabilito che «non ci fu un volontario uso improprio di informazioni riservate». L’indagine ha stabilito che 38 persone – collaboratori di Clinton tra il 2009 e il 2013 quando era segretaria di Stato – avevano compiuto qualche tipo di violazione dei protocolli di sicurezza ma che in generale tutti avevano fatto del loro meglio per rispettare le regole.

Durante la campagna elettorale per le elezioni presidenziali del 2016, Clinton era stata accusata di aver conservato su server privati anche email di lavoro inviate e ricevute quando era segretaria di Stato dell’amministrazione di Barack Obama, tra il 2009 e il 2013: mail che avrebbero dovuto essere conservate su server sicuri gestiti dall’amministrazione pubblica. Clinton non aveva violato la legge, ma la storia le causò moltissime critiche – secondo molti esagerate – e in parte compromise la sua candidatura a presidente contro Donald Trump, rafforzando l’idea sostenuta dai suoi avversari che Clinton fosse una persona di cui fidarsi poco (alcune delle mail salvate sui server privati – che Clinton riteneva non legate a questioni di lavoro – erano state cancellate). Un momento cruciale di questa storia fu la decisione dell’FBI di riaprire ufficialmente l’indagine sulle email di Clinton pochi giorni prima delle elezioni presidenziali.