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  • Mercoledì 16 ottobre 2019

Dov’è la nuova Commissione Europea?

Si è persa dentro al Parlamento Europeo, prima ancora di entrare in carica: il voto finale sulla sua nomina è stato rimandato a una data ancora da definire

(AP Photo/Francisco Seco)
(AP Photo/Francisco Seco)

La nuova Commissione Europea guidata da Ursula von der Leyen sarebbe dovuta entrare in carica l’1 novembre, il giorno successivo all’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, ma non ci riuscirà. Nei giorni scorsi il Parlamento Europeo ha respinto le candidature di tre commissari indicati dai governi nazionali e appoggiati da von der Leyen, che deve ancora annunciare da chi saranno sostituiti.

Il parere del Parlamento non è vincolante ma ha un enorme peso: la nuova Commissione dev’essere approvata in blocco proprio dal Parlamento Europeo, che per prassi tiene la votazione soltanto dopo che ogni commissario è stato valutato dalle commissioni che si occupano della sua delega (Industria, Pesca, Agricoltura, e così via). Oggi pomeriggio l’ufficio stampa del Parlamento Europeo ha fatto sapere che la votazione sulla Commissione von der Leyen è stata rinviata a una data ancora da definire.

Quella che alcuni hanno già definito «una grossa crisi istituzionale» è stata provocata dal parere contrario nei confronti della francese Sylvie Goulard: secondo diversi analisti ha mostrato bene le molte debolezze della nuova presidente e della sua Commissione.

«Non è la fine della Commissione von Der Leyen e neanche del mondo, ma potenzialmente il Parlamento – con una mossa certamente non molto strategica – ha reso le prossime settimane, i prossimi mesi e i prossimi anni molto molto difficili per tutti», ha scritto l’esperto giornalista di Politico Florian Eder.

Cos’è successo
I primi candidati commissari ad essere respinti sono stati la romena Rovana Plumb e l’ungherese László Trócsányi (ogni paese ha diritto ad esprimere un commissario). Erano stati respinti dalla commissione Giustizia, che fornisce un parere preliminare alle audizioni vere e proprie del Parlamento Europeo, perché accusati di conflitto di interesse. Secondo i membri della commissione, Plumb non ha saputo giustificare un prestito da un milione di euro che in precedenza non aveva dichiarato, mentre a Trócsányi sono stati attribuiti inquietanti legami con la Russia e vari conflitti di interesse con l’incarico che mantiene nello studio legale che ha fondato in Ungheria.

Se i pareri negativi su alcuni candidati dell’Est Europa erano stati messi in conto – la Romania del resto ha un endemico problema di corruzione, e l’Ungheria è uno stato semi-autoritario – in pochi avevano previsto la bocciatura di Goulard, una dei politici più noti fra i candidati commissari e considerata molto vicina al presidente francese Emmanuel Macron, che a luglio aveva proposto per primo il nome di von der Leyen per la carica di presidente.

Goulard ha 54 anni e una lunga carriera nelle sedi europee alle spalle. Dopo avere insegnato al College d’Europe di Bruges, una università frequentata da moltissimi aspiranti funzionari e politici europei, è stata consulente di Romano Prodi all’epoca della sua presidenza della Commissione Europea, dal 2001 al 2004, e in seguito più volte parlamentare europea. Negli ultimi anni si era avvicinata molto a Macron e al suo partito En Marche, tanto che nel 2017 fu nominata ministra della Difesa nel suo governo. Goulard però si dimise nel giro di un mese per uno scandalo legato all’uso dei rimborsi da parlamentare europea.

Poco prima di essere nominata da von der Leyen, Goulard aveva rimborsato 45mila euro al Parlamento Europeo per chiudere la controversia, ma durante la sua audizione davanti alle commissioni Industria e Mercato interno la questione dei rimborsi è stata citata diverse volte dai parlamentari europei, così come uno stipendio mensile da 10mila euro che Goulard ha ottenuto dal 2013 al 2016, mentre era parlamentare europeo, da un centro studi americano legato all’imprenditore Nicolas Berggruen. Durante la prima parte dell’audizione la discussione è stata talmente agitata che a un certo punto Goulard ha gridato «sono pulita!» per difendersi dalle accuse.

Nella votazione finale la candidatura di Goulard è stata approvata soltanto da 29 parlamentari – fra i quali 17 fanno parte di Renew Europe, il gruppo parlamentare liberale fondato da Macron – ed è stata respinta da 89. Non era mai successo che un candidato commissario indicato dalla Francia venisse respinto, né tantomeno che ad essere bocciato fosse uno dei membri più importanti della futura Commissione.

Goulard avrebbe avuto tre deleghe molto importanti – Mercato interno, Industria e Difesa industriale – e per la sua esperienza e autorevolezza sarebbe stata una dei membri più importanti della Commissione von der Leyen. «Nella squadra von der Leyen, Goulard era una delle rare personalità di peso in un mare di commissari mediocri», ha fatto notare di recente David Carretta, storico corrispondente di Radio Radicale dalle istituzioni europee. Ma la sua bocciatura presenta diversi altri problemi, su più livelli.

Perché è importante
Il primo è che nel voto a Goulard si è divisa la maggioranza che governerà la legislatura nel Parlamento Europeo, formata da Popolari, Socialisti e Liberali: Popolari e Socialisti hanno votato contro Goulard, mentre i Liberali hanno votato a favore. In molti avevano ipotizzato che la convivenza fra Popolari, Socialisti e Liberali sarebbe stata difficile – nelle ultime legislature la maggioranza era formata soltanto dai primi due – ma in pochi immaginavano che le difficoltà sarebbero arrivate così presto, quando il lavoro parlamentare non è ancora iniziato.

Un parlamento sempre più frammentato significa anche meno stabilità – e quindi discussioni e litigi infiniti sui temi più importanti, dagli accordi commerciali al presunto Green Deal – e ribaltamenti dell’ultimo minuto. Pochi minuti prima che Goulard venisse respinta dalle commissioni Industria e Mercato interno, l’account Twitter dei Popolari aveva pubblicato per errore una chat WhatsApp in cui qualcuno aveva scritto: «ragazzi, la uccidiamo nel prossimo voto, ma non dite niente fino a…».

Il secondo problema è che nella bocciatura di Goulard sono confluite una serie di ripicche personali, segno che la maggioranza è ancora fragile. «Non è difficile intravedere la vendetta politica come il motivo più importante della bocciatura di Goulard», ha scritto il Financial Times in un editoriale non firmato, che quindi esprime la linea del quotidiano.

Secondo alcune fonti, i parlamentari europei volevano farla pagare a Macron e ai Liberali perché furono soprattutto loro ad opporsi all’applicazione dello spitzenkandidat, il meccanismo informale che prevedeva che il presidente della Commissione Europea fosse scelto dal partito europeo che aveva ottenuto più seggi al Parlamento Europeo. Secondo altri ancora, come un diplomatico francese sentito da Politico, la crisi è nata all’interno della CDU, il partito conservatore tedesco di cui fanno parte sia von der Leyen sia la cancelliera tedesca Angela Merkel ma anche Manfred Weber, ex candidato dei Popolari alla carica di presidente della Commissione Europea e attuale capogruppo dei Popolari in Parlamento.

Secondo questa versione, Weber – che secondo lo spitzenkandidat sarebbe dovuto diventare presidente della Commissione – avrebbe voluto farla pagare sia a Macron sia soprattutto ad Angela Merkel, che nei negoziati per la presidenza della Commissione alla fine gli preferì von der Leyen. I Socialisti, poi, si sarebbero aggregati nel respingere Goulard in sostanza per fare un dispetto a von der Leyen, che finora ha fatto pochissime concessioni politiche al centrosinistra.

Infine sia i Popolari sia i Socialisti, ipotizza il Financial Times, potrebbero aver respinto Goulard per una questione di bilanciamento: fra gli altri due candidati commissari respinti, uno proveniva proprio dai Popolari – Trócsányi – e un’altra dai Socialisti, cioè Plumb.

Chi ne esce peggio
Le due figure che escono più indebolite dal caso Goulard sono sicuramente Macron e von der Leyen. Il primo ha dimostrato di non avere ancora del personale politico all’altezza da spendere nelle istituzioni europee. Prima della bocciatura di Goulard, un’altra stretta collaboratrice di Macron era stata al centro di uno scandalo che di fatto aveva concluso la sua carriera europea.

Poco dopo le elezioni europee Nathalie Loiseau, ex ministra agli Affari Europei e appena eletta al Parlamento Europeo, disse a un giornalista belga che Manfred Weber era un «ectoplasma»: le polemiche furono tali che En Marche – il partito di Macron – perse la possibilità di esprimere il capogruppo dei Liberali al Parlamento. Almeno in Europa, «Macron ha dimostrato di non sapere scegliere le persone giuste», ha sintetizzato un diplomatico europeo a Politico Europe.

Macron non ha saputo gestire nemmeno la bocciatura di Goulard. Intervenendo a un comizio poche ore dopo, ha dato la colpa a von der Leyen ma soprattutto ai capigruppo di Popolari e Socialisti al Parlamento, compromettendo la possibilità di collaborare con loro almeno a breve termine.

In un articolo pubblicato sul Foglio, Carretta ha spiegato che «il rigetto di Goulard è innanzitutto il sintomo della debolezza di von der Leyen». In un colpo solo la presidente della prossima Commissione Europea ha dimostrato di non controllare i parlamentari dei Popolari, di aver accettato di appoggiare candidati commissari piuttosto fragili, e di non capire esattamente le dinamiche del Parlamento Europeo (Politico scrive che fino a pochi minuti prima della bocciatura, von der Leyen era convinta che la nomina di Goulard sarebbe stata approvata).

«Ad oggi Ursula von der Leyen non ha una squadra e non ha una maggioranza che appoggi la sua agenda politica», ha commentato a Euronews l’esperto di diritto europeo Alberto Alemanno.

E adesso?
Sulla carta il Parlamento Europeo doveva approvare in blocco l’intera commissione von der Leyen nella seduta plenaria del 21-24 ottobre, ma come ha precisato l’ufficio stampa del Parlamento Europeo non c’è tempo a sufficienza per tenere le audizioni dei candidati commissari che sostituiranno Goulard, Plumb e Trócsányi. Finora solo l’Ungheria, fra l’altro, ha indicato a von der Leyen il sostituto di Trócsányi. Le audizioni dei nuovi candidati commissari si terranno probabilmente nelle settimane immediatamente successive alla plenaria del 21-24 ottobre, mentre il voto finale potrebbe tenersi in una delle due sedute plenarie di novembre. Von der Leyen entrerebbe così in carica l’1 dicembre.