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  • Martedì 1 ottobre 2019

I violenti scontri durante le proteste di Hong Kong

Un poliziotto ha sparato a un manifestante che ora è ricoverato in condizioni gravi, e sono volati lacrimogeni e molotov

(ISAAC LAWRENCE/AFP/LaPresse)
(ISAAC LAWRENCE/AFP/LaPresse)

Ci sono stati violenti scontri tra polizia e manifestanti alla grande protesta organizzata oggi a Hong Kong, durante la quale un poliziotto ha sparato al petto a un manifestante ora ricoverato in gravi condizioni. La manifestazione, l’ultima delle moltissime avvenute negli ultimi mesi per chiedere maggiore democrazia e garanzie di autonomia dal resto della Cina, è stata la più violenta da molte settimane: la polizia ha sparato gas lacrimogeni e ha azionato gli idranti sui manifestanti, che a loro volta hanno lanciato bombe molotov su alcuni edifici e si sono scontrati con le forze dell’ordine in vari punti della città.

Su Twitter sono circolati diversi video che sembrano mostrare la polizia mentre spara munizioni vere: è la prima volta che succede nelle proteste di Hong Kong. C’è anche una ripresa del momento esatto in cui l’agente di polizia ha sparato a distanza ravvicinata al manifestante, che secondo il South China Morning Post è uno studente 18enne, filmato poi mentre sanguina abbondantemente dal petto (il video, piuttosto impressionante, è qui).

La polizia ha confermato quanto avvenuto, sostenendo però che l’agente abbia sparato perché si sentiva in pericolo di vita, mentre lui e i suoi colleghi erano attaccati da vari manifestanti. Il video circolato online mostra un gruppo di manifestanti con i volti coperti e degli scudi improvvisati mentre si scontra con alcuni poliziotti, colpendoli con alcuni ombrelli e spranghe. Il video mostra distintamente che l’agente, al momento dello sparo, teneva la pistola in mano puntandola ad altezza di persona. Il manifestante è stato trasferito d’urgenza al Queen Elizabeth Hospital.

Gli ospedali di Hong Kong hanno detto al South China Morning Post che 31 persone sono rimaste ferite, una delle quali in modo grave; ci sono stati in tutto 30 arresti, riporta il giornale. A Hong Kong intanto è arrivato il buio, ma gli scontri stanno continuando: in città sono stati appiccati diversi piccoli incendi, la metropolitana è chiusa, e le autorità hanno invitato gli abitanti a rimanere in casa. Moltissimi edifici sono stati vandalizzati e distrutti.

Contemporaneamente alle proteste, a Pechino si è celebrato l’anniversario per i 70 anni della nascita della Repubblica Popolare Cinese, che mise fine a una lunga guerra civile, con la più grande parata militare mai organizzata nel paese. Mentre un gruppo di funzionari governativi assisteva a una cerimonia commemorativa a porte chiuse, fuori a Hong Kong veniva rafforzata la sicurezza, la polizia fermava e perquisiva le persone nelle strade e sui mezzi pubblici, almeno 18 fermate della metro venivano chiuse.

Nelle strade ci sono migliaia di persone, la maggior parte vestite di nero (con la camicia infilata nei pantaloni per smascherare agenti in borghese che coprirebbero le pistole con i lembi), alcune indossano maschere del personaggio Guy Fawkes del film V per Vendetta; c’è chi ha bruciato le bandiere cinesi, chi ha sfregiato foto e murales del presidente cinese Xi Jinping, chi ha mostrato solidarietà ai tibetani e agli uiguri, minoranze oppresse dal governo cinese. L’attivista Joshua Wong, ex leader delle manifestazioni studentesche del 2014 diventate famose come “movimento degli ombrelli”, ha invitato il mondo a considerare oggi un giorno di «lotta contro l’autoritarismo» e a far pressioni sui governi e sulle aziende perché riconsiderino i loro rapporti con la Cina.

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