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  • Lunedì 30 settembre 2019

Cosa succede al Milan

L'impressione è che le evidenti difficoltà mostrate sul campo dalla squadra — alla terza sconfitta consecutiva in Serie A — riflettano l'ennesimo anno di transizione della società

Rade Krunic al termine di Milan-Fiorentina (Getty Images)
Rade Krunic al termine di Milan-Fiorentina (Getty Images)

Per la prima volta in ottant’anni di storia del campionato di calcio, il Milan ha iniziato la stagione con quattro sconfitte in sei partite. L’ultima è arrivata domenica sera allo stadio Meazza contro la Fiorentina, che ha vinto 3-1 in una partita che ha confermato le sue grandi difficoltà. Tre tiri in porta nell’arco di novanta minuti, otto subiti, un espulso, due rigori concessi, una squadra spaesata e tanti errori individuali danno l’immagine di un gruppo non ancora in grado di mettere in pratica il gioco propositivo per cui è noto il suo nuovo allenatore, Marco Giampaolo, ma nemmeno capace di fare risultato ricorrendo ad altro, in mancanza del gioco.

Una settimana fa la sconfitta nel derby contro l’Inter era stata netta, ma poi nel turno infrasettimanale contro il Torino, sconfitta a parte, la prova del Milan era stata tutto sommato positiva. Per la Fiorentina, Giampaolo aveva confermato la formazione di Torino, schierando per la prima volta la stessa formazione iniziale per due partite consecutive. Oltre alla terza sconfitta consecutiva è arrivata però una prestazione più che deludente, con la squadra disunita e in balia della Fiorentina per ampi tratti di partita, e soprattutto incapace di reagire alle difficoltà.

I difetti più evidenti sembrano essere la mancanza di qualità a centrocampo, l’estraniamento di alcuni titolari e le difficoltà in attacco del centravanti Krzysztof Piatek, poco adatto ai movimenti richiesti da Giampaolo. Questi difetti, messi insieme, sono stati amplificati dalla prestazione degli avversari, ben organizzati e con un attacco talentuoso e già in forma.

(LaPresse/Spada)

A questo punto l’impressione è che per il Milan stia iniziando l’ennesimo anno di transizione. I cambiamenti avvenuti nella società negli ultimi mesi si stanno riflettendo ancora sulla squadra, in questo momento molto lontana dalle idee di Giampaolo, il quale peraltro non sembra riuscire a inserire bene i nuovi acquisti, come testimoniato dalle difficoltà del centrocampista algerino Ismael Bennacer, autore dei due falli da rigore nell’ultima partita.

Con questa confusione c’entra probabilmente la composizione della dirigenza, completata soltanto in estate, che nell’ultimo anno ha agito con tante “teste” diverse, senza unità di intenti. Dopo l’acquisizione del Milan da parte del fondo Elliott, nell’estate del 2018, il nuovo presidente Paolo Scaroni aveva ingaggiato Leonardo e Paolo Maldini come dirigenti per l’area sportiva, salvo poi assumere sei mesi dopo un nuovo amministratore delegato, Ivan Gazidis. Le divergenze tra Leonardo e Gazidis hanno portato alle dimissioni del primo, in disaccordo con le nuove linee imposte da Gazidis, il quale vede nell’acquisto e nella valorizzazione di giocatori con meno di 25 anni la via al risanamento del bilancio societario, un altro fronte che impensierisce la dirigenza, dopo l’esclusione dall’Europa League concordata in estate con la UEFA.

Nelle prossime giornate il Milan dovrà giocare contro Genoa e Lecce, due squadre alla sua portata ma da non sottovalutare, per quello che si è visto fin qui in campionato. Tra la fine di ottobre e novembre arriveranno poi le partite bene più impegnative contro Roma, Juventus, Napoli e Lazio, nelle quali il Milan rischia seriamente di rimanere indietro.