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  • Mercoledì 11 settembre 2019

Cosa farà il nuovo governo sull’immigrazione

Proverà a distanziarsi dalle politiche di Salvini, per esempio permettendo lo sbarco dei migranti a bordo della nave Ocean Viking, ma il resto non è così scontato

Un'operazione di soccorso compiuta dalla nave Ocean Viking al largo della Libia (AP Photo/Renata Brito)
Un'operazione di soccorso compiuta dalla nave Ocean Viking al largo della Libia (AP Photo/Renata Brito)

Martedì sera il segretario del PD, Nicola Zingaretti, ha detto a DiMartedì – il programma di La7 condotto da Giovanni Floris – che la nave Ocean Viking con a bordo 84 migranti dovrebbe poter attraccare in Italia «senza se e senza ma». La Ocean Viking, gestita dalle ong SOS Méditerranée e Medici senza Frontiere, si trova nel Mar Mediterraneo in attesa di trovare un “porto sicuro” in cui sbarcare i migranti soccorsi nei giorni scorsi: ha rifiutato l’offerta di Tripoli, la capitale della Libia, perché considerata “non sicura”, e ha chiesto di poter approdare in Italia o a Malta.

Per capire cosa potrebbe decidere di fare il nuovo governo, c’è anzitutto una cosa da specificare: e cioè che la Ocean Viking è il primo caso di nave di una ong con a bordo migranti di cui si deve occupare il nuovo governo, anche se proprio martedì si è conclusa la crisi della nave Alan Kurdi, della ong tedesca Sea Eye. Nonostante il caso della Alan Kurdi abbia trovato soluzione con il nuovo governo M5S-PD, infatti, della sua gestione si era fatto carico Matteo Salvini. L’1 settembre l’allora ministro dell’Interno aveva firmato il divieto di ingresso nelle acque italiane per la Alan Kurdi, provvedimento poi controfirmato da Danilo Toninelli (ex ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, M5S) e da Elisabetta Trenta (ex ministra della Difesa, M5S). Martedì il governo di Malta ha infine accettato di far sbarcare i migranti della Alan Kurdi in uno dei suoi porti, dopo che la Sea Eye aveva acconsentito a lasciar cadere un’azione legale che aveva intentato contro il governo presso un tribunale maltese.

A differenza del caso della Alan Kurdi, per la Ocean Viking non è ancora stato firmato alcun decreto, passo necessario previsto dal cosiddetto “decreto sicurezza bis” per impedire l’attracco sulle coste italiane di una nave con a bordo migranti. Un eventuale decreto dovrebbe essere firmato da Luciana Lamorgese (ministro dell’Interno) e controfirmato da due esponenti del PD, Lorenzo Guerini (ministro della Difesa) e Paola De Micheli (ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti).

Come ha detto mercoledì mattina a Radio24 Matteo Villa, ricercatore dell’ISPI ed esperto di immigrazione, considerati i ministri che dovrebbero essere coinvolti nella firma del decreto, è improbabile che il nuovo governo decida di impedire lo sbarco in Italia dei migranti a bordo della Ocean Viking, anche alla luce delle dichiarazioni di Nicola Zingaretti. È più probabile, ha detto Villa, che l’Italia cercherà «di fare di tutto per negoziare» con altri paesi europei la redistribuzione dei migranti una volta sbarcati.

Riguardo alle trattative tra paesi europei per la redistribuzione di migranti dopo il loro sbarco in Italia o a Malta, pratica diventata prassi durante il precedente governo Conte, ci potrebbero essere presto alcune novità.

Nonostante l’attuale governo, su iniziativa del PD, voglia distanziarsi dalle politiche sull’immigrazione adottate da Matteo Salvini, l’impressione è che non rinuncerà ad alcune iniziative avviate dal precedente esecutivo, finalizzate a redistribuire i migranti arrivati in Italia a bordo di navi delle ong. Francesco Grignetti ha scritto oggi sulla Stampa che dal 18 luglio scorso, giorno in cui a Helsinki (Finlandia) si tenne una riunione dei 28 ministri dell’Interno dell’Unione Europea, il governo italiano sta negoziando con quello maltese, quello francese e quello tedesco un accordo chiamato Temporary predictive riallocation program (programma temporaneo predefinito per le riallocazioni), cioè un accordo che dovrebbe stabilire un meccanismo automatico di redistribuzione dei migranti sbarcati in Italia e a Malta.

Grignetti ha scritto che il nuovo programma si applicherebbe nei casi di migranti soccorsi nel Mediterraneo da navi delle ong: considerato che diverse delle navi umanitarie sono di ong francesi e tedesche, Francia e Germania chiederanno a Italia e Malta di fornire i loro porti come «punti sicuri di sbarco», senza che per questo italiani e maltesi debbano farsi carico di tutto quello che segue. Per il momento Francia e Germania si sarebbero impegnate a prendere il 25 per cento dei migranti sbarcati, ma per Italia e Malta non sarebbe ancora sufficiente, perché puntano a redistribuirne il 100 per cento. Grignetti ha aggiunto:

«Italia e Malta si sono trovate d’accordo che non accoglieranno nessuno facendosi scudo di una ragione economica: già quel mese di accoglienza sarà un forte impegno logistico ed economico. Salvini non voleva concedere di più. E siccome l’accordo è ormai in dirittura d’arrivo, probabilmente anche il neoministro Luciana Lamorgese non si discosterà dalla linea»

I ministri dell’Interno dei quattro paesi coinvolti potrebbero incontrarsi già il 23 settembre a Malta per discutere i punti ancora controversi dell’accordo e provare a trovare una soluzione che vada bene a tutti. Se dovesse entrare in vigore, l’accordo renderebbe automatica una pratica che veniva applicata di volta in volta dal precedente governo, attraverso lunghi e complicati negoziati che costringevano i migranti a stare a bordo delle navi delle ong per giorni o settimane prima di poter sbarcare in Europa.

A parte le dichiarazioni di Zingaretti e i colloqui avviati per il nuovo accordo sulle “riallocazioni”, è difficile fare previsioni dettagliate sull’atteggiamento che il nuovo governo avrà nei confronti dell’immigrazione. La volontà di mostrare un cambio rispetto alla gestione di Salvini, infatti, potrebbe essere attenuata dalle posizioni anti-immigrazione presenti sia all’interno del M5S, che con Salvini aveva condiviso le politiche contro i migranti durante tutto l’ultimo governo, sia all’interno del PD, che era stata la prima forza politica a ottenere un netto calo degli sbarchi con la linea dura sull’immigrazione adottata dall’ex ministro dell’Interno Marco Minniti.