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  • Domenica 25 agosto 2019

In Giappone vanno forte i tornei di abaco

Anche se nelle scuole si usa sempre meno, è uno strumento ancora molto popolare: e si organizzano tornei molto impegnativi

Una gara di abaco a Tokyo, nel 2018 
(Junko Kimura/Getty Images)
Una gara di abaco a Tokyo, nel 2018 (Junko Kimura/Getty Images)

Un articolo del New York Times ha raccontato il successo giapponese dell’abaco e soprattutto dei tornei di abaco, lo strumento che in Italia conosciamo soprattutto perché viene utilizzato per imparare i primi rudimenti di matematica all’asilo e alle scuole elementari, e poco di più. Il fatto di visualizzare fisicamente i numeri con anelli o palline infilati in aste fisse aiuta i bambini a sviluppare le proprie proprietà di calcolo, ma dalle scuole elementari in poi l’abaco viene messo da parte in favore di metodi didattici più efficaci per fare calcoli complessi. Non succede lo stesso in Asia e in particolare in Giappone, dove l’abaco fa parte della tradizione e della cultura popolare, e si svolgono tornei a cui partecipano centinaia di concorrenti.

L’abaco giapponese esiste dal XIV secolo, si chiama soroban ed è una derivazione dell’abaco cinese, che invece esiste dall’XI secolo. Il soroban è diverso dagli abachi che siamo soliti usare in Occidente, perché è composto da file separate da un divisorio posto in alto: in basso ci sono quattro perline e in alto una sola. Nella fila più a destra le perline valgono ognuna 1, mentre la perlina sopra il divisorio vale 5, nella seconda fila valgono ognuna 10, mentre la perlina sopra il divisorio vale 50, poi 100 e così via. Il numero delle file varia a seconda del modello di abaco ma generalmente non è mai inferiore a 9. Per iniziare a usare il soroban si spostano le perline lontano dal divisorio per azzerarlo; per fare le operazioni si avvicinano le perline al divisorio.


Come ha raccontato il New York Times, fino agli anni Settanta il soroban era insegnato in tutte le scuole del paese. È il motivo per cui può capitare di vedere ancora molti commercianti, soprattutto i più anziani, calcolare gli importi delle merci vendute con un abaco. Le cose sono cambiate negli anni successivi, in seguito a riforme del sistema scolastico che hanno ridotto a due ore all’anno le lezioni per insegnare l’uso dell’abaco giapponese. Questo però non ha scoraggiato migliaia di studenti dal voler approfondire autonomamente lo studio del soroban: si stima che oggi ci siano 43mila studenti che prendono lezioni avanzate in scuole private del paese. Questi studenti devono superare degli esami grazie ai quali ottengono delle qualifiche chiamate kyu o dan, che funzionano più o meno come le cinture di diversi colori nelle arti marziali. I migliori studenti vengono poi invitati a partecipare ai tornei nazionali.

Tra le gare, ce n’è una che consiste nel fare operazioni di calcolo il più velocemente possibile dopo che una persona legge velocemente una serie di numeri come un banditore d’asta. A un torneo che si svolge ogni anno a Kyoto quest’anno hanno partecipato più di 800 persone, di età tra gli 8 e i 69 anni, provenienti prevalentemente dal Giappone ma anche dalla Corea del Sud. Il vincitore è stato un ragazzo di Hiroshima di 16 anni, Daiki Kamino, che in pochi secondi è riuscito ad addizionare correttamente con il suo abaco tutti i numeri elencati dal “banditore”. La somma finale è stata un numero a sedici cifre: 8.186.699.633.530.061 (8 milioni di miliardi).

Ci sono poi altre gare in cui i numeri con cui effettuare le operazioni matematiche appaiono per pochissimo tempo su uno schermo e bisogna memorizzarli velocemente, e altre in cui le operazioni vanno fatte senza l’utilizzo di un abaco fisico, ma solo immaginandolo. Il vincitore di questa gara è stato uno studente universitario di 20 anni, che è riuscito a addizionare a mente 15 numeri a tre cifre in 1,64 secondi.

Chi organizza e partecipa a questi tornei crede che le scuole giapponesi debbano tornare a dare maggiore spazio allo studio del soroban, sostenendo che aiuti lo sviluppo intellettuale dei bambini. «Per i bambini più piccoli è facile visualizzare i numeri sul soroban», ha detto Yasuo Okahisa, vicedirettore dell’associazione che organizza il torneo di Kyoto e che si occupa di promuovere l’insegnamento dell’abaco nelle scuole. «A differenza di computer e calcolatrici, devi osservare il movimento delle perline con i tuoi occhi, poi devi riflettere e muovere le tue dita. È un processo di apprendimento fondamentale».

Secondo Yukako Kawaguchi, che ha 44 anni e gestisce insieme al marito una delle circa 6.500 scuole private di soroban del Giappone, gli studenti di abaco giapponese sviluppano un senso di realizzazione personale. «A scuola sono visti come ragazzi intelligenti, e questo dà loro autostima», ha detto Kawaguchi, che è stata per due volte campionessa nazionale e ha vinto il suo primo torneo a 14 anni. Kawaguchi però ha anche ammesso che la sua bravura nel soroban non l’ha aiutata più di tanto a imparare a fare calcoli matematici più complessi. Attualmente, ha raccontato al New York Times, oltre che per insegnare, usa l’abaco principalmente per fare i conti quando va a fare la spesa.