Un sintetizzatore che sta in tasca

Abbiamo provato il Pocket Operator, un aggeggio con cui comporre musica che costa meno di 70 euro

(il Post)
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Qualche giorno fa il New York Times ha raccontato “Il gadget da 60$ che sta cambiando la musica elettronica”: l’articolo parla dei sintetizzatori Pocket Operator dell’azienda svedese Teenage Electronic, piccoli aggeggi simili a calcolatrici su cui professionisti e amatori dicono grandi cose. Abbiamo approfondito un po’ la loro storia, scoprendo che il titolo del New York Times è piuttosto esagerato: dire che i Pocket Operator stanno cambiando la musica elettronica è quantomeno un azzardo, e infatti l’articolo non parla di artisti famosi che li usano. Ma è vero che in pochi anni – esistono dal 2015 – questi aggeggi sono diventati tra i sintetizzatori più popolari in commercio, avendo venduto oltre 350mila unità. Abbiamo quindi deciso di provarne uno, per vedere se ci si può divertire anche da profani o quasi.

Cosa sono i Pocket Operator
Sono dei sintetizzatori, cioè degli strumenti musicali che riproducono elettronicamente suoni di vario tipo, da una batteria ai sassofoni al verso di una mucca al rumore di uno scontro tra navicelle spaziali (quelli più costosi: i Pocket Operator fanno solo certe cose). Se i primi sintetizzatori erano simili a dei grossi organi da chiesa, oggi ne esistono di ogni tipo o forma, anche interamente virtuali: la maggior parte ha una tastiera incorporata, oppure una serie di grossi tasti pensati per essere pigiati ritmicamente. Si usano per comporre musica o per suonarla dal vivo durante concerti di tutti i tipi, non solo per quelli di musica elettronica.

I Pocket Operator promettono di fare una piccola parte del lavoro dei tradizionali sintetizzatori, ma occupando lo spazio del palmo di una mano. Sono simili a calcolatrici a cui è stata rimossa la copertura, con un piccolo schermo LCD, 23 piccoli tasti e due manopole sporgenti. Ne esistono di nove tipi diversi, anche se ce ne sono tre più fondamentali degli altri: il PO-12 Rhythm, che funziona come drum machine, cioè come batteria elettronica; il PO-14 Sub, che serve a suonare le linee dei bassi; e il PO-16 Factory, che serve a fare le melodie. Costano rispettivamente 63 euro, 59 euro e 69 euro, e sono pensati principalmente per essere usati insieme ad altri dispositivi: sono perfetti per essere collegati tra di loro, per esempio, ma possono anche essere sincronizzati a qualsiasi altro tipo di sintetizzatore elettronico, anche di altri marchi. La linea ne comprende di vari tipi, da quelli che riproducono i suoni tipici dei videogiochi a quelli che sintetizzano le tracce vocali con dei microfoni integrati.

Se vi state ancora chiedendo a cosa possano servire dei sintetizzatori così piccoli, questa è una dimostrazione. Li si collega, si compone su ciascuno una sequenza che funzioni bene assieme e li si fa suonare: per far ballare una sala piena di gente, oppure per registrare sul computer con un qualsiasi programma di produzione musicale.


Ci sono diverse cose che rendono i Pocket Operator speciali: la prima è che costano poco ma sono di ottima qualità. L’azienda produttrice è molto conosciuta nel settore, e vende anche apprezzati e costosi sintetizzatori. Ma qualche anno fa i suoi capi si misero in testa di realizzare dei sintetizzatori portatili sotto i 50 dollari, e lo fecero collaborando con la marca di abbigliamento Cheap Monday (in realtà alla fine non riuscirono a stare sotto i 50 dollari). I Pocket Operator hanno avuto successo perché piacciono sia ai professionisti, che si divertono a trovare suoni nuovi da inserire nelle proprie composizioni anche da strumenti economici e molto semplici, e sia tra i neofiti e i profani, che con una spesa contenuta hanno un dispositivo piuttosto semplice da usare, con il quale possono comporre musica soddisfacente in poco tempo.

Teenage Operator ha investito molto sulla promozione dei Pocket Operator, riuscendo a farli conoscere anche fuori dalla bolla degli appassionati di musica elettronica: è stato merito anche di alcune collaborazioni notevoli, tipo una molto recente con i produttori della serie tv di animazione Rick & Morty, a cui è stato dedicato un modello già andato esaurito.


Com’è usarlo
Per cominciare abbiamo scelto il PO-14 Sub, che contiene anche una piccola drum machine incorporata e che quindi si presta alla produzione di semplici composizioni anche da solo. Sul retro del sintetizzatore si inseriscono due pile AAA che dovrebbero durare un bel po’, e si può utilizzare il piccolo supporto integrato per posizionarlo comodamente su un tavolo. Sulla destra c’è un’uscita jack 3.5 mm per le cuffie, ma il Pocket Operator ha anche una piccola cassa incorporata (la qualità è quella che è, ovviamente). Da lì in avanti bisogna procedere con un videotutorial: sul sito ci sono le istruzioni, anche piuttosto intuitive, ma è più facile imparare vedendo concretamente come si fanno le cose. Ne abbiamo guardati un po’, il migliore – per il Sub – è questo.


All’inizio le varie combinazioni di tasti necessarie per comporre le nostre sequenze possono sembrare complicate, ma in realtà si impara in fretta. In breve, si parte scegliendo uno dei 16 pattern pre-impostati o creandone uno nuovo inserendo una base di drum machine. Il tempo della composizione si può modificare facilmente scegliendo i bpm, cioè i battiti per minuto. Ci sono due modalità di scrittura: la prima “a griglia” prevede di selezionare a quale punto della battuta inserire un suono; la seconda “live” prevede di suonare direttamente sopra la base che abbiamo scelto. Ogni suono inserito può essere modificato con vari tipi di effetti, piuttosto intuitivi, così come la lunghezza dei singoli suoni. Alla fine si possono poi aggiungere diversi ulteriori effetti tipici della musica elettronica, dal delay alle distorsioni. Una volta composto il nostro pattern, lo si può salvare sul dispositivo: ce ne stanno fino a 16, che possono poi essere combinati tra di loro in sequenza formando brevi composizioni da riprodurre in loop.

Usare i Pocket Operator è molto semplice rispetto ai normali sintetizzatori, ma richiede comunque del tempo: per imparare le combinazioni di tasti, capire come modificare a piacimento i suoni e padroneggiare lo strumento ci vogliono almeno un paio d’ore di studio e tentativi. Da lì in poi, se ne possono fare diversi utilizzi: il più elementare, quello che interessava a noi, è creare delle semplici composizioni per divertirsi, come passatempo. Ma chi si diletta a comporre musica elettronica “da cameretta” può sbizzarrirsi di più, integrando i Pocket Operator all’attrezzatura e ai software che già usa per arricchire la propria strumentazione. E poi c’è l’uso più professionale, per i produttori musicali veri e propri interessati a marchingegni nuovi che, pur nella loro semplicità, possono offrire nuove possibilità.


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