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  • Sabato 3 agosto 2019

Cosa succede con gli arresti in Russia

Secondo il New York Times, la dura repressione alle proteste degli ultimi mesi è dovuta al fatto che Putin si stia preparando alla fine del suo mandato, nel 2024

Un uomo arrestato dalla polizia durante una manifestazione a Mosca il 14 aprile (Dima Korotayev/Epsilon/Getty Images)
Un uomo arrestato dalla polizia durante una manifestazione a Mosca il 14 aprile (Dima Korotayev/Epsilon/Getty Images)

Lo scorso fine settimana, più di mille persone sono state arrestate a Mosca durante una delle più grandi manifestazioni antigovernative degli ultimi anni. Il lunedì seguente, il dissidente russo Alexei Navalny, uno dei più popolari oppositori del presidente Vladimir Putin, è stato avvelenato mentre si trovava in carcere per scontare una condanna a 30 giorni legata alle manifestazioni dei giorni precedenti. Sabato 3 agosto, poche ore prima di una nuova manifestazione a Mosca è stata invece arrestata l’alleata di Navalny Lyubov Sobol: caricata su un furgone nero e portata via poco dopo essere uscita di casa. Sembrerebbe trattarsi di un deciso inasprimento della repressione del dissenso al governo, dice un articolo del New York Times, e forse un segnale che Putin sta cominciando a prepararsi al 2024: l’anno in cui scadrà il suo quarto, e per ora ultimo, mandato da presidente.

Le grandi proteste dell’ultimo fine settimana sono state provocate dalla decisione dell’autorità elettorale di non ammettere alle prossime elezioni comunali 57 candidati consiglieri, 17 dei quali molto legati a movimenti anti-Putin. Non è chiaro in tutto quante persone abbiano partecipato alle proteste e anche le autorità hanno dato numeri contraddittori, con il governo che ha parlato di 3.500 persone mentre il tribunale, che ha processato alcuni degli arrestati, di 10.000 partecipanti. I giornali e le televisioni hanno molto minimizzato le proteste, accusando i partecipanti di aver attaccato la polizia con lanci di bottiglie e altri oggetti; il sindaco di Mosca – un grande alleato di Putin e un possibile prossimo primo ministro – ha parlato di gente violenta arrivata da fuori Mosca, senza nessuna vera rivendicazione politica.

Nonostante questo, durante le proteste sono state arrestate centinaia di persone (1.074 secondo il governo, 1.373 secondo altre stime) e sono state date pene anche molto severe. La maggior parte dei manifestanti è stata lasciata andare, ma 10 di loro che erano anche tra i candidati non ammessi alle elezioni sono stati accusati di “fomentare proteste” e di violenze, con pene che potrebbero arrivare fino a 15 anni di carcere. Molti altri, tra cui Navalny, hanno invece ricevuto condanne a 30 giorni di carcere. Pene così severe per una manifestazione che è stata in larga parte pacifica sono considerate da diversi osservatori come una sorta di avvertimento agli oppositori del governo, e allo stesso modo si potrebbe interpretare l’avvelenamento di Navalny mentre si trovava in carcere.

Vladimir Putin con il comandante della Marina militare Nikolai Yevmenov, a sinistra, e il generale dell’Esercito Alexander Alexandrovich Zhuravlyov, il 28 luglio a San Pietroburgo (Alexei Nikolsky, Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP)

Questo atteggiamento di grande durezza, secondo il New York Times, può essere letto come la normale reazione di un governo semiautoritario come quello russo contro ogni forma di protesta, ma può essere anche visto come un tentativo di levare di mezzo avversari politici e rappresentanti dell’opposizione. E il motivo sarebbe la necessità di Putin, dei suoi alleati e del suo governo di prepararsi a quello che succederà da qui alla scadenza del suo mandato da presidente: cioè un probabile tentativo di riformare la costituzione per permettere a Putin di rimanere in carica oltre l’attuale limite di due mandati.

Putin è stato presidente della Federazione Russa la prima volta tra il 2000 e il 2008, per due mandati. Poi, per aggirare il limite costituzionale dei due mandati consecutivi, Putin si era fatto eleggere primo ministro, aveva scelto un presidente di fiducia – l’attuale primo ministro Dmitry Medvedev – ed era rimasto presidente di fatto. Nel 2012, dopo aver fatto cambiare la costituzione per aumentare la durata dei mandati presidenziali a sei anni, Putin era stato rieletto presidente, carica per cui è poi stato confermato anche nel 2018 e che ricoprirà quindi almeno fino al 2024. A quel punto, però, Putin dovrebbe nuovamente lasciare il suo incarico, ma a 70 anni, con la prospettiva di tornare presidente nella sua inoltrata vecchiaia, almeno altri sei anni dopo. Per questa ragione, spiega il New York Times, è più che probabile che nei prossimi anni Putin proverà a fare quello che aveva già fatto nel 2012: cambiare le regole del gioco, in modo da garantirsi in un modo o nell’altro una più lunga permanenza al potere.

Alexei Navalny mentre viene arrestato a Mosca, il 12 giugno 2019 (Artemie Mindrin,Rain TV Channel via AP)

Le più grandi manifestazioni contro Putin degli ultimi anni, tuttavia, furono proprio nel 2012, dopo il cambio della costituzione palesemente deciso per avvantaggiarlo. Fu uno dei momenti in cui sembrò che la Russia fosse più vicina a cambiare, anche se poi finì tutto in niente, complice la durissima repressione della polizia. Un nuovo tentativo di cambiare la costituzione è quindi visto da molti alleati di Putin come uno dei momenti politicamente più rischiosi del prossimo futuro. Con la complicazione che se nel 2012 le cose andavano relativamente bene per il paese, oggi è molto meno così.

Come spiega il New York Times «La maggior parte dei 143 milioni di russi tira avanti con stipendi inadeguati in un’economia che fa molta fatica. Quasi 21 milioni di persone vivono sotto la soglia di povertà, con un aumento di 500.000 persone solo quest’anno, come indicano i dati ufficiali. La maggior parte dei russi vive in un mondo triste e fatiscente, fatto di strade terribili, palazzi che si sgretolano e assistenza sanitaria su cui è difficile fare affidamento». E in tutto questo, l’indice di approvazione di Putin è in caduta da mesi.

Su alcuni fronti, questo calo dei consensi ha portato il governo e le autorità locali a fare qualche concessione in più rispetto al passato. Per esempio il governo ha fermato la costruzione di un’enorme chiesa ortodossa a Ekaterinburg, dopo le proteste dei residenti; e per lo stesso motivo ha sospeso i lavori per una nuova enorme discarica a cielo aperto fuori Mosca. Queste proteste, spiega però il New York Times, non sono “contro Putin”, ma semplicemente gli chiedono di agire in modo diverso. La situazione con le grandi manifestazioni antigovernative, che chiedono di fatto la fine del regime di Putin, è molto diversa e il governo non può permettersi di fare concessioni che potrebbero in ultima analisi portare alla sua fine.

È questo, secondo il New York Times, il motivo delle dure condanne degli ultimi mesi, delle minacce e della repressione sempre più violenta. Putin starebbe cercando di togliere di mezzo ora i suoi più attivi oppositori, in modo da avere mano libera nei prossimi mesi e anni, quando dovrà probabilmente prendere decisioni ancora più impopolari.