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  • Mercoledì 31 luglio 2019

Cosa ancora non sappiamo sulla morte del carabiniere a Roma

Le ricostruzioni ufficiali lasciano ancora dubbi su cosa sia successo, e sui giornali di oggi si fanno diverse ipotesi

Il procuratore capo facente funzioni di Roma Michele Prestipino durante la conferenza stampa di martedì (AP Photo/Andrew Medichini)
Il procuratore capo facente funzioni di Roma Michele Prestipino durante la conferenza stampa di martedì (AP Photo/Andrew Medichini)

Le prime ricostruzioni ufficiali sulla morte del carabiniere Mario Cerciello Rega hanno lasciato diverse questioni irrisolte. La conferenza stampa di martedì in cui carabinieri e procura hanno fatto il punto sulle indagini ha chiarito alcune delle cose di cui si era più parlato negli ultimi giorni, ma non tutte. Oggi i giornali hanno messo in luce le incongruenze che rimangono nelle ricostruzioni di quello che è successo prima e dopo la morte di Cerciello Rega, e sul Corriere della Sera l’esperta giornalista Fiorenza Sarzanini ha alluso anche alla possibilità che per ora non sia stata detta tutta la verità. Abbiamo messo in ordine le cose su cui ancora si discute e che non sono state adeguatamente spiegate. Per capire l’intera vicenda, è meglio leggere prima la ricostruzione di quello che è successo.

Non è chiaro come siano andate le cose esattamente al momento del primo intervento dei carabinieri, giovedì sera
Durante la conferenza stampa di martedì è stato spiegato che i primi a intervenire, dopo aver notato un sospetto caso di spaccio, erano stati alcuni carabinieri fuori servizio, tra cui Pasquale Sansone, maresciallo della caserma di piazza Farnese. Dalle informazioni raccolte fin qui non è però chiaro quanti fossero questi carabinieri: si è parlato sia di due che di quattro persone e ancora oggi sui giornali sembra esserci incertezza su questo punto.

Durante la conferenza stampa, il comandante provinciale dei carabinieri Francesco Gargaro ha detto che dopo aver notato tre persone sospette in piazza Mastai a Roma, zona Trastevere, i carabinieri avevano provato a seguirle, perdendole di vista ma ritrovandole poco distante.

A quel punto, una di loro era stata notata raccogliere qualcosa da terra ed era stata fermata: si è poi capito che si trattava di Gabriel Christian Natale-Hjorth, uno dei due americani arrestati. Alla domanda su cosa avesse in mano, Natale-Hjorth aveva risposto “Bentelan”, un farmaco abbastanza comune: poi, mentre i carabinieri fuori servizio controllavano la sostanza, il sospettato era riuscito a scappare facendo perdere le sue tracce. Non è chiaro cosa sia successo a quel punto alle altre due persone che erano con Natale-Hjorth. Sembra che lo spacciatore, poi identificato come Italo Pompei, fosse stato lasciato andare, e così anche Sergio Brugiatelli, la persona che aveva messo in contatto gli americani e lo spacciatore.

Se Brugiatelli è stato successivamente trovato e identificato, che fine ha fatto Pompei? Perché non è stato identificato? I carabinieri lo hanno infine individuato e interrogato solo domenica, quasi tre giorni dopo.

Non è ancora chiaro a che punto sia intervenuto per la prima volta Mario Cerciello Rega
Secondo la ricostruzione fatta da Gargaro, giovedì sera Cerciello Rega era in servizio e insieme al collega Andrea Varriale stava pattugliando in borghese la zona di Trastevere. I due erano poi stati chiamati dai carabinieri fuori servizio che avevano fermato Natale-Hjorth ed erano intervenuti. Uno di questi carabinieri, Sansone, era un superiore di Varriale e Cerciello Rega alla caserma Farnese: li aveva chiamati direttamente al cellulare sapendoli in servizio nella zona.

Poi, ha detto Gargaro, era stata avvisata anche la centrale operativa. Arrivati, Varriale e Cerciello Rega avevano identificato Brugiatelli, che aveva a quel punto denunciato il furto del suo zaino, e avevano recuperato dai loro colleghi la sostanza che Natale-Hjorth aveva definito “Bentelan”. Come da prassi, hanno detto i carabinieri, Varriale e Cerciello Rega avevano invitato Brugiatelli a fare denuncia di furto l’indomani in caserma e avevano verificato che la sostanza ritrovata dai colleghi non fosse droga ma “aspirina”. La sostanza non è però in possesso dei carabinieri: forse è stata buttata da Varriale e Cerciello Rega. I due avevano poi ripreso il loro normale turno.

L’incongruenza su cui insistono i giornali di oggi è legata al fatto che nell’ordinanza del gip si legge che a intervenire dopo la chiamata di Sansone fu solo Varriale, che arrivò sul posto e identificò Brugiatelli. Non è chiaro se Varriale fosse solo o meno, e nel primo caso non è quindi chiaro dove fosse Cerciello Rega in quel momento. Una possibile spiegazione all’incomprensione è un errore del gip dovuto a informazioni ancora incomplete su quanto accaduto. La presenza di Cerciello Rega già dall’inizio, dicono i carabinieri, è attestata dalla nota di servizio compilata da Varriale.

Perché Cerciello Rega era senza pistola?
Durante la conferenza stampa dei carabinieri è stato spiegato che giovedì notte Cerciello Rega era in servizio di pattuglia, ma che a differenza del collega Varriale non aveva con sé la sua pistola. È una cosa poco comprensibile: i carabinieri hanno ipotizzato una dimenticanza, spiegando comunque che non ci sono certezze su come mai Cerciello Rega non avesse la pistola come avrebbe dovuto. La pistola è stata poi trovata nell’armadietto di Cerciello Rega in caserma.

Cerciello Rega era fuori servizio?
Secondo Fiorenza Sarzanini, la storia della pistola, unita all’incongruenza tra la versione del gip e quella dei carabinieri, «potrebbe in realtà nascondere che [Cerciello Rega] fosse fuori servizio». I carabinieri hanno negato ripetutamente questa possibilità, spiegando che Cerciello Rega aveva iniziato regolarmente il suo turno qualche ora prima dalla caserma in piazza Farnese, dopo aver mangiato un gelato con alcuni colleghi.

Il recupero di uno zaino rubato è un’operazione ordinaria o straordinaria?
I carabinieri hanno spiegato che intervenire in casi di tentativi di estorsione come quello denunciato da Brugiatelli giovedì notte non è raro e che è prassi coinvolgere pattuglie di carabinieri in borghese. Per questo senso di “normalità”, è stato detto durante la conferenza stampa, Varriale e Cerciello Rega non si aspettavano di essere aggrediti.

Questa ricostruzione cozza però con un altro dettaglio raccontato dagli stessi carabinieri, e cioè che quando Varriale e Cerciello Rega erano andati a incontrare i due americani per ottenere lo zaino di Brugiatelli intorno a loro fossero pronte altre quattro pattuglie di rinforzo. Significherebbe che in tutto, per un’operazione descritta come ordinaria e apparentemente non pericolosa, erano stati coinvolti almeno dieci carabinieri.

Come mai, al momento del recupero dello zaino, Brugiatelli era stato lasciato a distanza?
Lo ha spiegato ieri Gargaro, dicendo che Varriale e Cerciello Rega erano andati a cercare i due sospettati per l’estorsione da soli (e infatti non ci sono testimoni dell’aggressione oltre le persone coinvolte). Sul Corriere di oggi, Sarzanini ha però messo in dubbio che questa sia la prassi in questo tipo di operazioni.

I due comunque arrivano nei pressi del luogo stabilito per lo scambio: gli americani consegneranno il borsello, Brugiatelli consegnerà i soldi. Generalmente in questi «cavalli di ritorno» il derubato viene mandato all’incontro e i carabinieri restano nascosti. E invece in questo caso viene seguita una diversa procedura, addirittura lasciando la vettura di servizio. Scrive il gip: «I due operanti raggiungevano via Gioacchino Belli e a piedi arrivavano in via Cesi, lasciando Brugiatelli nei pressi dell’autovettura di servizio parcheggiata in sosta presso via Belli». Non si comprende come mai abbiano deciso di lasciare l’auto al mediatore dei pusher. E se invece l’avevano chiusa e lui era fuori, perché non farlo andare con loro? L’ipotesi è che in realtà Brugiatelli fosse un confidente o comunque una persona alla quale i carabinieri della stazione di piazza Farnese si rivolgevano per avere informazioni su quanto accade in zona. E abbiano deciso di gestire personalmente la restituzione del maltolto.

I due carabinieri si erano identificati come tali?
Il rapporto di Varriale dice che lui e Cerciello Rega avevano mostrato il loro tesserino e si erano identificati come carabinieri, prima di essere aggrediti dai due americani. Secondo l’ordinanza del gip, citata dai giornali, i due americani hanno però sostenuto di non aver capito che di fronte a loro ci fossero agenti di polizia.

Come mai è stata ritenuta credibile l’ipotesi dei due nordafricani?
A parlare di “nordafricani”, hanno detto i carabinieri, è stato Brugiatelli, interrogato poco dopo la morte di Cerciello Rega, quando i due americani erano scappati e di loro non si sapeva ancora niente. La sua versione, è stato detto, è cambiata solo nella serata di venerdì, dopo la confessione di uno dei due americani. A parlare di “nordafricani” sembra essere stato però anche Varriale dopo la morte del collega, ma Gargaro ha detto che probabilmente «si è confuso» perché «era in stato di choc».

Brugiatelli aveva però avuto a che fare con i due americani diverse volte nel corso della serata e con almeno uno di loro era anche stato visto dai (due o quattro) carabinieri fuori servizio che erano intervenuti per primi.

Poco dopo Brugiatelli aveva denunciato il furto dello zaino ai carabinieri intervenuti, e successivamente, a seguito del secondo intervento di Varriale e Cerciello Rega, aveva parlato con i due americani al telefono per fissare un appuntamento (la telefonata è stata registrata, dicono i carabinieri). Nonostante questo, stando alla ricostruzione ufficiale, i carabinieri non hanno saputo che i sospettati per l’estorsione erano due americani fino a dopo averli rintracciati in albergo grazie ai filmati delle telecamere di sicurezza e ai tabulati telefonici. Secondo i carabinieri, Brugiatelli avrebbe mentito sull’identità dei due uomini per non dover dire che aveva già avuto a che fare con loro e «per non essere associato» all’omicidio.

Perché ci sono ancora incertezze?
La notizia della morte di Cerciello Rega ha occupato tantissimo spazio su giornali e televisioni a partire da venerdì mattina, probabilmente perché associata alla notizia che per l’omicidio fossero ricercati “dei nordafricani” (ed è stato così, per alcune ore).

Alla grande attenzione dei giornali per la vicenda è corrisposta una scarsissima diffusione di informazioni da parte di carabinieri e procura. Le prime informazioni ufficiali ottenute dai giornali sono state quelle contenute nell’ordinanza del gip sulla convalida dell’arresto dei due americani sospettati per l’omicidio, diffusa solo lunedì. Fino ad allora, sui giornali si sono trovate notizie basate su fonti nei carabinieri e in procura e sulla diffusione di due video e della registrazione di due telefonate al 112. Non tutte le cose che si sono lette sui giornali si sono rivelate corrette, e in parte potrebbero aver contribuito a rendere più difficoltosa la comprensione di quello che è successo.