Un giudice californiano ha ridotto da 2 miliardi di dollari a 86 milioni il risarcimento che Bayer dovrà pagare in un caso legato all’erbicida Roundup

Confezioni di erbicida Roundup in un negozio di San Francisco, negli Stati Uniti, il 24 febbraio 2019 (AP Photo/Haven Daley)
Confezioni di erbicida Roundup in un negozio di San Francisco, negli Stati Uniti, il 24 febbraio 2019 (AP Photo/Haven Daley)

Un giudice californiano ha ridotto da 2 miliardi di dollari a 86 milioni il risarcimento che Bayer dovrà pagare in un caso legato all’erbicida Roundup, che secondo diverse recenti sentenze fu venduto per anni nonostante si sapesse fosse pericoloso per la salute umana (il Roundup è prodotto da Monsanto, che è stata comprata da Bayer).

Il risarcimento in questione riguarda il caso di Alva e Alberta Pilliod, due 70enni che per anni avevano usato il Roundup e a cui erano poi state diagnosticate forme di linfoma non Hodgkin, un tipo di tumore che si ritiene collegato al glifosato, la sostanza chimica usata nel Roundup. Il caso dei Pilliod è solo uno dei moltissimi che Bayer dovrà affrontare nei prossimi anni, per le accuse di aver saputo della pericolosità del Roundup e di aver cercato di nasconderla anche influenzando studi scientifici e altre indagini. Il giudice californiano che ha ridotto il risarcimento per i Pilliod ha stabilito che quello deciso dalla giuria al termine del loro processo fosse troppo alto e incostituzionale, ma ha confermato le conclusioni raggiunte sulle responsabilità di Monsanto e Bayer.

Il Roundup è stato il primo erbicida a base di glifosato a essere commercializzato ed è tuttora il più usato nel mondo: il suo uso è approvato in 130 paesi su più di cento colture diverse. Fino al 2001 Monsanto ne deteneva il brevetto di produzione, ma da quando è scaduta l’esclusiva la sostanza è stata utilizzata da numerose altre aziende, facendola diventare la più ricorrente negli erbicidi venduti in Europa. Monsanto ha sempre sostenuto che usare Roundup sia sicuro e non causi tumori. Nel 2015 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) inserì il glifosato nella lista delle sostanze “probabilmente cancerogene”. La decisione seguì uno studio dell’Agenzia Internazionale per la ricerca contro il cancro (IARC) secondo cui è probabile che il glifosato sia cancerogeno, nonostante non sia provato. Nel 2017 l’Agenzia europea delle sostanze chimiche (ECHA) aveva deciso di non classificare il glifosato come sostanza cancerogena perché riteneva che non ci fossero abbastanza prove per sostenerlo.