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  • Mercoledì 17 luglio 2019

La nuova strada più ripida del mondo

È in Galles, ha un tratto con pendenza del 37,45 per cento: prende il posto che per anni era stato di una strada di una città neozelandese, che non l'ha presa benissimo

Gwyn Headley e Sarah Badhan a Ffordd Pen Llech, in Galles (Andrew Davies/Guinness World Records via AP)
Gwyn Headley e Sarah Badhan a Ffordd Pen Llech, in Galles (Andrew Davies/Guinness World Records via AP)

Dal 16 luglio c’è una nuova “strada più ripida del mondo“, dice il Guinness dei primati. È ad Harlech, in Galles: un paesino di mare che ha poco più di 1.500 abitanti, alcuni dei quali si sono impegnati molto per ottenere questo record. La strada si chiama Ffordd Pen Llech e raggiunge una pendenza massima del 37,45 per cento. Ffordd Pen Llech ha preso il posto di una strada che da un paio di giorni è solo la seconda strada più ripida al mondo: si chiama Baldwin Street e si trova a Dunedin, una città nell’isola del sud della Nuova Zelanda. La decisione del Guinness dei primati, arrivata dopo mesi di misurazioni e accertamenti, ha comprensibilmente reso felici molti abitanti di Harlech, che puntano ad aumentare il turismo grazie al record, ma ha anche deluso molto alcuni cittadini di Dunedin: qualcuno ha fatto un po’ di polemica e qualcun altro sta già pensando a cosa fare per cambiare le cose.


Harlech si trova 400 chilometri a nordovest di Londra ed è nota per un buon campo da golf, per un castello del Tredicesimo secolo e per “Men of Harlech“, una canzone popolare legata ai sette anni di assedio che diversi secoli fa riguardarono il castello. Il sito del Guinness dei primati la definisce una città «sonnacchiosa», dal bellissimo litorale e dai tanti punti panoramici.

Ffordd Pen Llech – nome che deriva dal gaelico e significa qualcosa di simile a “via verso la cima della roccia” – non è lontana dal castello, è lunga 330 metri e la differenza di altitudine tra l’inizio e la fine della strada è di 50 metri. Il record riguarda però un tratto della lunghezza di dieci metri, non l’intera strada: in quel tratto per ogni 2,67 metri sul piano orizzontale si guadagna un metro di altitudine.

Per ottenere il riconoscimento del record Ffordd Pen Llech ha dovuto essere sottoposta a misurazioni e accertamenti di vario tipo. Gwyn Headley, il cittadino di Harlech che più di tutti si è impegnato per ottenere il record, ha parlato di dieci diversi criteri «ultra specifici» richiesti dal Guinness dei primati. Ha detto che i problemi maggiori hanno riguardato la necessità di presentare il progetto di costruzione della strada, che non esisteva, dato che la strada esiste da ben prima che si realizzassero e conservassero progetti di quel tipo. Ha però spiegato che la maggior parte delle certificazioni richieste sono state ottenute grazie a Myrddyn Phillips, un esperto di misurazioni di montagne, che Headley aveva conosciuto qualche anno prima, dopo che entrambi erano stati inseriti in un libro sulle “persone più noiose del Regno Unito” (il primo per la sua passione per certe strane opere architettoniche e il secondo per la sua minuzia nel misurare certe montagne e colline). Le misurazioni fatte da Phillips, usando in certi casi anche sistemi di rilevazione satellitare, sono poi state controllate da un matematico e dall’amministrazione locale.


Ad Harlech è prevista una festa per celebrare il record e diversi residenti hanno parlato ai giornali britannici, tra i quali il Guardian, con grande entusiasmo. Headley ha addirittura detto che il record ha «un incredibile valore e che mette finalmente Harlech sul palcoscenico mondiale».

Al contrario diversi cittadini di Dunedin, la città della Nuova Zelanda che ora non ha più una strada con pendenza da record, l’hanno presa piuttosto male. Per cominciare, qualcuno di loro ha criticato il fatto che la strada di Harlech sia per gran parte una via a senso unico, percorribile solo in discesa, e comunque molto più marginale e con meno case intorno rispetto a quella di Dunedin. È così, ma il Guinness dei primati dice chiaramente che per potersi candidare al record una strada deve essere solo pubblica, asfaltata e percorribile da veicoli di vario tipo, comprese le auto. Sono esclusi sentieri, mulattiere e strade private, ma non c’è alcun riferimento al doppio senso di marcia. Headley tra l’altro ha risposto a queste critiche dicendo che la strada di Harlech è più «organica» per la città in cui si trova di quanto non lo sia quella di Dunedin, perché ai suoi lati ci sono «case di trecento anni» e, non lontano, il noto castello. Ha anche parlato della vittoria gallese come di una rivincita, visto che pochi giorni prima la nazionale neozelandese aveva battuto la nazionale inglese e gallese nei mondiali di cricket.

Critiche a parte, a Dunedin c’è chi propone di riasfaltare Baldwin Street, la cui pendenza è del 35 per cento, per aumentarla di qualche grado e riottenere così il record che la via deteneva dal 1987. In questi anni Baldwin Street ha infatti guadagnato un discreto livello di notorietà, con diverse persone che si dirigevano di proposito lungo la strada, per percorrerla in salita in bici o a piedi, in discesa con altri mezzi (spesso in modo pericoloso) o anche solo per sfruttare la notevole pendenza per fare fotografie dalla prospettiva insolita.

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Dave Cull, sindaco di Dunedin, è tra quelli che l’hanno presa più sportivamente e ha detto che «Dunedin ha diverse altre attrattive» e che, comunque, «non è che ora la strada sia diventata improvvisamente meno ripida». Ha anche suggerito di rinominarla come «la strada più ripida dell’emisfero sud del mondo». Come riporta il Guardian, tra gli abitanti di Baldwin Street c’è però anche chi è contento che il record sia ora passato ad Harlech. Tra loro c’è Ray Short, che vive su quella strada da 53 anni e che si è lamentato dell’invadenza di turisti e curiosi: «Arrivano fino al garage e fin davanti alla finestra per fare le foto, a volte diventa snervante».


Dopo i festeggiamenti del caso e una volta che la notizia sarà arrivata a un sufficiente numero di persone, Harlech e in particolare i residenti di Ffordd Pen Llech dovranno prepararsi all’arrivo di nuovi visitatori e, eventualmente, organizzarsi per permettere ai ciclisti, e non solo ai pedoni, di percorrere la strada in salita.