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  • Sabato 13 luglio 2019

Quindi Corbyn ha cambiato idea su Brexit?

La "svolta" descritta negli ultimi giorni non è poi così "svolta"

Jeremy Corbyn (Christopher Furlong/Getty Images)
Jeremy Corbyn (Christopher Furlong/Getty Images)

Domenica scorsa Jeremy Corbyn, capo del Partito Laburista britannico, ha annunciato un cambio di linea su Brexit, l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Corbyn, considerato appartenente all’ala più euroscettica del suo partito, ha detto che sia nel caso in cui il governo conservatore decida di uscire dall’UE sulla base di un accordo, sia nel caso in cui prevalga il cosiddetto “no deal”, cioè l’uscita senza nessun accordo, chiederebbe di indire un referendum popolare. In queste due particolari circostanze, ha detto Corbyn, i Laburisti appoggerebbero l’opzione Remain, cioè la posizione di chi si oppone all’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea.

L’annuncio di Corbyn è stato presentato da alcuni commentatori come una svolta decisiva dei Laburisti, anche se le cose sembrano un po’ più complicate di così, e la svolta non sembra così tanto una svolta.

Per anni i Laburisti, divisi al loro interno tra sostenitori e avversari di Brexit, hanno mantenuto una posizione molto ambigua su questo tema, nel tentativo di non perdere troppi consensi da una parte e dall’altra. Questa strategia è stata definita «ambiguità costruttiva», ma è stata messa in dubbio da più parti soprattutto dopo il deludente risultato alle ultime elezioni europee. La scorsa settimana, anche alla luce di questi dubbi, i leader di 12 grandi sindacati britannici hanno sostenuto che in caso di referendum sull’accordo negoziato tra il governo Conservatore e l’Unione Europea – accordo già bocciato diverse volte dal Parlamento britannico – i Laburisti avrebbero dovuto appoggiare il Remain. Lo stesso avrebbero dovuto fare in caso di referendum sul “no deal“, scenario che viene considerato da molti potenzialmente catastrofico. Di fatto, è la prima volta che i Laburisti annunciano che appoggeranno apertamente il Remain, anche se solo in due particolari circostanze.

«C’è sempre un “ma”, sembra, quando si parla di Laburisti e Brexit», ha scritto il corrispondente politico di BBC Nick Eardley.

Corbyn, infatti, non si è impegnato oltre: non ha detto che posizione prenderanno i Laburisti in caso di nuove elezioni, o nel caso di un eventuale nuovo governo di sinistra. In generale, non è ancora chiaro – e non è chiaro da anni – se il Regno Unito dovrebbe restare o no dentro l’Unione Europea, secondo il Partito Laburista. Secondo i leader sindacali riuniti con Corbyn, i Laburisti dovrebbero promettere di rinegoziare l’accordo trovato tra i Conservatori e l’Unione Europea, e sottoporre la versione rivista a un referendum; ma la decisione di appoggiare il Leave o il Remain – stare o no dentro l’Unione – dovrebbe essere presa in un secondo momento, a seconda delle circostanze.

La nuova ambiguità del Partito Laburista – che comunque soddisfa un po’ più i sostenitori del Remain rispetto a quelli del Leave – è di fatto spiegata dalle profonde divisioni presenti nel partito. Mentre i membri del Partito Laburista e il gruppo parlamentare sono per la stragrande maggioranza a favore del Remain, nel referendum su Brexit del 2016 milioni di elettori laburisti votarono per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Le idee di Corbyn hanno complicato ulteriormente la situazione: il leader laburista, ha scritto Politico, «ha una storia di euroscetticismo basata sulla tradizione della sinistra più dura per cui l’Unione Europea sarebbe un club di capitalisti». Corbyn votò contro l’entrata del Regno Unito nella Comunità Europea nel 1975, contro il Trattato di Maastricht nel 1993, contro il Trattato di Lisbona nel 2008 e a favore di un referendum su alcuni trattati dell’Unione Europea nel 2011.

Le posizioni su Brexit di Corbyn e di alcuni dei più stretti collaboratori rendono rilevante l’annuncio di domenica, che si può vedere come un piccolo spostamento dei Laburisti verso la posizione del Remain, anche se solo in circostanze specifiche e per ragioni legate alla necessità di prendere posizioni più nette su Brexit, per evitare di perdere altri voti alle prossime elezioni. Questo non vuol dire che i Laburisti abbiano risolto le loro ambiguità su Brexit.