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  • Mercoledì 29 maggio 2019

L’altro paese dove ha stravinto la destra radicale

È il Belgio, dove il piccolo partito Vlaams Belang è andato benissimo in tutte e tre le elezioni: europee, federali e quelle per il parlamento fiammingo

Il leader del partito di destra radicale Vlaams Belang, Tom Van Grieken, durante una conferenza stampa a Bruxelles. (AP Photo/Virginia Mayo)
Il leader del partito di destra radicale Vlaams Belang, Tom Van Grieken, durante una conferenza stampa a Bruxelles. (AP Photo/Virginia Mayo)

Nonostante il successo della Lega in Italia e del Rassemblement National di Marine Le Pen in Francia, sembra che in tutto il resto dell’Europa i partiti populisti e di estrema destra siano andati meno bene del previsto: un po’ ovunque hanno conservato i consensi ottenuti nel 2014 o ne hanno addirittura persi. L’unico partito di destra radicale a farsi notare è stato Vlaams Belang, “Interesse Fiammingo”, un partito politico presente soprattutto nelle Fiandre, in Belgio, nazionalista indipendentista con posizioni estremamente radicali sull’immigrazione.

Domenica i belgi non hanno votato solo per i loro 21 rappresentanti al Parlamento Europeo, ma hanno dovuto votare per il parlamento federale, i tre regionali e i due che rappresentano le comunità francofona e germanofona. Il Belgio infatti è uno stato federale formato dalle regioni autonome delle Fiandre, della Vallonia e di Bruxelles, e con tre distinte comunità linguistiche: francese, fiamminga e tedesca. Vlaams Belang è riuscito ad arrivare secondo in tutte e tre le elezioni dove si presentava (cioè a quelle europee, quelle federali e quelle del parlamento fiammingo) dietro ai nazionalisti della Nuova Alleanza Fiamminga (N-VA), raggiungendo un risultato senza precedenti e che pochi sondaggi avevano previsto.

Vlaams Belang ha ottenuto il 18,5 per cento dei voti nelle Fiandre – 12,6 punti rispetto alle ultime elezioni del 2014 – l’11,95 per cento alle elezioni federali e l’11,45 a quelle europee, nonostante negli ultimi vent’anni i partiti tradizionali di centro abbiano cercato in tutti i modi di isolare l’estrema destra fiamminga a livello politico. La presenza del partito in tutti e tre i parlamenti quindi aumenterà in maniera significativa: in quello regionale passerà da sei seggi a 23, in quello federale da tre a 15, mentre in Europa Vlaams Belang è riuscito a far eleggere 3 europarlamentari, che molto probabilmente si uniranno al nuovo gruppo politico sovranista guidato da Matteo Salvini e Marine Le Pen.

Una delle principali ragioni della loro vittoria è stata una strategia in campagna elettorale basata soprattutto sui social media, presidiati con messaggi semplici e immediati. Il presidente del partito Tom Van Grieken ha detto a Politico che il successo è dovuto prevalentemente al fatto che «abbiamo parlato della gente, della nostra gente, e loro devono venire prima di tutto».

Vlaams Belang è stato inoltre il primo partito tra gli elettori giovani e maschi, una tendenza confermata anche dai sondaggi, che hanno iniziato a guardare all’estrema destra soprattutto dopo gli attentati terroristici a Bruxelles nel 2016 e dopo la crisi migratoria di questi anni.

Dries Van Langenhove. (AP Photo/Virginia Mayo)

Il candidato che più di tutti è riuscito ad interpretare questa tendenza e prendere più preferenze è stato Dries Van Langenhove, uno studente di giurisprudenza di 26 anni che è diventato famoso in Belgio per aver fondato un movimento nazionalista e conservatore di estrema destra che si chiama Schild & Vrienden (Scudo e Amici), legato al movimento neofascista noto come Génération identitaire.

A settembre un’inchiesta dell’emittente pubblica belga VRT aveva scoperto che Van Langenhove gestiva gruppi antisemiti e razzisti su Facebook e su altri siti, dove circolava anche materiale neonazista e legato ai movimenti alt-right degli Stati Uniti. Van Langenhove aveva respinto le accuse, ma aveva usato strategicamente l’attenzione mediatica a proprio vantaggio per conquistare il consenso dei giovani simpatizzanti di estrema destra nelle università. A gennaio Vlaams Belang aveva deciso di candidarlo come capolista in cinque circoscrizioni elettorali provinciali delle Fiandre, scelta che si è poi mostrata vincente.

Van Langenhove è stato fondamentale per Vlaams Belang per spostare la campagna elettorale sui social media. Mentre televisioni e giornali tradizionali hanno snobbato il partito, lasciandolo fuori dai dibattiti ufficiali, Vlaams Belang si è guadagnato un consenso notevole online, rivolgendosi a un target ben preciso – giovani maschi fra i 18 e i 34 anni – e spendendo centinaia di migliaia euro in post sponsorizzati su Facebook e Instagram. Più del doppio di quello che N-VA, il partito più grande e ricco del Belgio, ha speso per i suoi annunci online.

Politico ha calcolato che tra marzo e il 25 maggio Vlaams Belang ha speso 400mila euro per i post online, di cui oltre 125mila euro solo durante l’ultima settimana prima del voto. Un video di 20 minuti in cui Tom Van Grieken parla di immigrazione è stato visto da più di un milione di utenti su Facebook, di cui più della metà erano giovani con meno di 34 anni e il 70 per cento erano uomini.

Secondo alcuni osservatori il voto di domenica dimostra che la società belga, soprattutto i più giovani, si sta spostando progressivamente a destra. Ora bisognerà formare un nuovo governo e i partiti di centro che hanno controllato il Belgio fino ad oggi faranno molta fatica a sedersi al tavolo delle trattative con l’estrema destra. N-VA, il partito più votato e con posizioni sull’immigrazione abbastanza vicine a quelle di Vlaams Belang, non ha sufficienti voti per governare da solo o in una coalizione a due e considerando che al terzo e quarto posto sono arrivati i socialisti e i verdi (che in Belgio sono divisi in due partiti regionali) ci vorrà ancora un po’ prima che il Belgio abbia un governo.