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  • Giovedì 9 maggio 2019

In Venezuela è stato arrestato il vicepresidente del Parlamento

È accusato di tradimento e cospirazione per aver appoggiato il tentato colpo di stato di Juan Guaidó della scorsa settimana

Il vicepresidente dell'Assemblea Nazionale, Edgar Zambrano (a sinistra), con l'autoproclamato presidente ad interim del Venezuela, Juan Guaidó, e l'ex presidente dell'Assemblea Nazionale venezuelana, Omar Barboza. (AP Photo/Fernando Llano)
Il vicepresidente dell'Assemblea Nazionale, Edgar Zambrano (a sinistra), con l'autoproclamato presidente ad interim del Venezuela, Juan Guaidó, e l'ex presidente dell'Assemblea Nazionale venezuelana, Omar Barboza. (AP Photo/Fernando Llano)

Edgar Zambrano, vicepresidente dell’Assemblea Nazionale del Venezuela (cioè il parlamento) e stretto alleato di Juan Guaidó, leader dell’opposizione autoproclamatosi presidente ad interim del Paese, è stato arrestato dai servizi segreti a Caracas, su ordine del governo. Nel suo ultimo tweet Zambrano aveva raccontato che la sua auto era stata circondata dagli agenti del Sebin, l’intelligence venezuelana; essendosi rifiutato di uscire, l’auto era stata trasportata con una gru nel carcere di Helicoide, sempre nella capitale.

L’auto di Zambrano durante il suo arresto (EPA/Miguel Gutierrez/ansa)

Giorni fa, in seguito all’ultimo tentativo di Guaidó di rovesciare il governo, Zambrano era stato accusato di tradimento, cospirazione e insurrezione; la Corte Suprema venezuelana, fedele al presidente Nicolàs Maduro, gli aveva poi tolto l’immunità parlamentare aprendo la strada al suo arresto. Juan Guaidó ha commentato su Twitter che «la dittatura ha rapito il vicepresidente dell’Assemblea Nazionale per mano della sua polizia politica» e aggiunto che l’Assemblea è l’unico potere eletto che rappresenta il volere del popolo.

Zambrano è il quarto importante alleato di Guaidó arrestato o obbligato a lasciare il Paese da gennaio, dopo che Guaidó si era autoproclamato presidente. In particolare, Zambrano era al suo fianco il 30 aprile scorso, fuori dalla base militare di Caracas da cui speravano di iniziare il colpo di stato che avrebbe rovesciato il regime di Maduro. Quel giorno, all’alba, Guaidó aveva pubblicato un video in cui, circondato da soldati, diceva che l’esercito era passato dalla sua parte e invitava la popolazione del Venezuela a unirsi alla fase finale della cosiddetta “Operazione Libertà”. Dopo una giornata di manifestazioni e violenti scontri con le forze di sicurezza leali a Maduro la situazione era entrata in uno stallo, con Maduro al suo posto e buona parte dell’esercito dalla sua parte.

Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha definito «illegale e imperdonabile» l’arresto di Zambrano, aggiungendo che se non verrà liberato immediatamente «ci saranno conseguenze». Zambrano non è il primo esponente dell’opposizione venezuelana preso di mira dopo il tentato colpo di stato della settimana scorsa: almeno dieci deputati dell’Assemblea Nazionale sono stati incriminati e accusati per presunti crimini quali tradimento, cospirazione e rivolta civile. Una di loro, Marianela Magallanes, si sarebbe rifugiata nella residenza dell’ambasciatore italiano a Caracas – scrive il Guardian – mentre Leopolodo López, mentore politico di Guaidó – avrebbe chiesto asilo all’ambasciata spagnola. Secondo diversi analisti per il momento Maduro non si è mosso direttamente contro Guaidó per evitare una reazione degli Stati Uniti, che per primi avevano preso le parti del presidente dell’Assemblea Nazionale e lo avevano riconosciuto come legittimo presidente del Venezuela, seguiti da altri 50 paesi in tutto il mondo.