• Mondo
  • Venerdì 15 febbraio 2019

È stato identificato un terzo sospettato per l’avvelenamento di Sergei Skripal

L'ha scoperto il sito Bellingcat, che aveva già identificato i primi due: è un altro agente di alto rango dell'intelligence militare russa

Due poliziotti davanti alla tenda che copre il luogo dove sono stati avvelenati l'ex spia russa Sergei Skripal e la figlia, a Salisbury. 6 marzo 2018.(AP Photo/Frank Augstein)
Due poliziotti davanti alla tenda che copre il luogo dove sono stati avvelenati l'ex spia russa Sergei Skripal e la figlia, a Salisbury. 6 marzo 2018.(AP Photo/Frank Augstein)

Il sito di giornalistmo investigativo Bellingcat scrive di aver identificato il terzo uomo sospettato di avere avvelenato con un agente nervino l’ex spia russa Sergei Skripal e sua figlia Yulia a Salisbury, in Inghilterra, il 4 marzo del 2018. Anche il terzo uomo secondo Bellingcat sarebbe legato alla Gru, l’intelligence militare russa, e operava sotto la falsa identità di Sergei Vyachaeslavovic Fedotov. Il suo vero nome sarebbe invece Denis Vyacheslavovich Sergeev, ufficiale di alto rango della Gru, diplomato all’Accademia diplomatica militare della Russia.

Lo scorso settembre, il Regno Unito aveva già accusato due uomini del tentato omicidio della spia russa e di sua figlia, entrambi sopravvissuti all’avvelenamento. I due uomini erano conosciuti con i nomi falsi di Alexander Petrov e Ruslan Boshirov: il sito Bellingcat fu il primo ad identificarli come gli agenti dei servizi di intelligence russi Alexander Yevgenyevich Mishkin e Anatoly Chepiga. La scoperta, quindi, riconduceva il mandante del tentato omicidio alle sfere più alte della gerarchia militare russa. Skripal aveva fatto il doppio gioco per diversi anni fornendo al MI6, i servizi segreti britannici, informazioni sui suoi colleghi russi.

Non è chiaro quale sia stato il suo ruolo nell’avvelenamento, e se abbia partecipato alla sua preparazione o alla sua esecuzione. Bellingcat dice anche che non c’è la certezza che Sergeev sia andato fisicamente a Salisbury, ma che sicuramente era in Inghilterra in quei giorni, arrivato anche lui il 2 marzo e con un volo per Mosca prenotato per il 4. Sergeev però non lo prese: andò invece a Roma, da dove raggiunse la capitale russa lo stesso giorno.

Bellingcat, un importante sito di inchieste giornalistiche fondato da Elliot Higgins, ha lavorato per quattro mesi all’identificazione di Sergeev, collaborando con le testate The Insider (russa), Respekt (ceca) e Helsingin Sanomat  (finlandese). La prossima settimana pubblicherà un resoconto di come è avvenuta l’identificazione. Il sito scrive di non aver saputo identificare con precisione l’attuale grado militare di Sergeev, che però non è sicuramente inferiore a quello di colonnello e potrebbe invece arrivare a quello di generale. Secondo Bellingcat, negli ultimi mesi le autorità russe hanno cercato di cancellare qualsiasi traccia nei registri pubblici di Sergeev, oltre che di Mishkin e Chepiga, «azioni che non avrebbero potuto avere luogo senza un diretto coinvolgimento dello stato russo».

Il Cremlino ha ripetutamente negato qualsiasi coinvolgimento nell’avvelenamento, accusando di rimando il Regno Unito di aver inscenato l’attacco. A settembre due uomini che si identificavano come Petrov e Boshirov avevano dato un’intervista alla tv russa in cui sostenevano di essere normali cittadini, di non avere nulla a che fare con l’intelligence e di essere andati a Salisbury solo per visitare la cattedrale cittadina. Avevano aggiunto di avere programmato il loro viaggio da diverso tempo e di essere arrivati a Salisbury il 3 marzo, un giorno dopo essere atterrati nel Regno Unito. La loro ricostruzione era sembrata però fin da subito piena di contraddizioni e poco credibile.

Non ci sono ancora reazioni ufficiali alle ultime rivelazioni di Bellingcat, ma lunedì la Bulgaria aveva dichiarato che stava indagando su un possibile collegamento tra l’attacco contro Skripal e l’avvelenamento di un trafficante d’armi a Sofia, la capitale del paese, nel 2015. Secondo Bellingcat, Sergeev si trovava in Bulgaria poco prima dell’attacco.