Raffaele Cantone ha smentito di volersi dimettere dall’ANAC

Lo avevano scritto i giornali di oggi: ma conferma di voler tornare a fare il magistrato, "dopo una lunga valutazione di carattere squisitamente personale"

Raffaele Cantone (Piero Cruciatti/LaPresse)
Raffaele Cantone (Piero Cruciatti/LaPresse)

Raffaele Cantone ha smentito di volersi dimettere dall’incarico di presidente dell’ANAC, l’autorità nazionale anticorruzione, come avevano scritto stamattina Repubblica e Corriere della Sera. Nei giorni scorsi erano circolate diverse indiscrezioni sulle possibili dimissioni di Cantone, che ricopre la carica di presidente dell’ANAC dal 2014, per via delle tensioni con l’attuale governo. Tensioni che sembravano confermate dai virgolettati pubblicati oggi sul Corriere della Sera e attribuiti a Cantone: «Questa esperienza è ormai finita», «Sembra che il problema del paese sia diventato l’anticorruzione», «Mi sono sentito sopportato e siccome non sono un uomo per tutte le stagioni ho meditato a lungo e poi ho capito che era arrivato il momento di tornare a fare il mio mestiere».

In un comunicato diffuso sul sito dell’ANAC, Cantone ha smentito di avere intenzione di dimettersi ma ha confermato di aver fatto domanda al Consiglio Superiore della Magistratura per tornare a fare il magistrato. Il mandato di Cantone all’ANAC scadrà nel 2020. La nomina di Cantone fu proposta dal governo Renzi e votata all’unanimità dal Parlamento.

In merito ad alcune ricostruzioni di stampa, alcune delle quali mi attribuiscono concetti fuorvianti e parole che non ho mai pronunciato, tengo a precisare di aver presentato domanda al CSM per incarichi direttivi presso le Procure della Repubblica di Perugia, Torre Annunziata e Frosinone la settimana scorsa, dopo una lunga valutazione di carattere squisitamente personale. Sapendo che i tempi del Consiglio superiore della magistratura non sarebbero stati brevi, era mia intenzione informare quanto prima gli esponenti dell’esecutivo con cui più intensa è stata la collaborazione istituzionale in questi mesi. Ieri sera, appena la notizia è divenuta di dominio pubblico, ho chiesto immediatamente appuntamento al Presidente del Consiglio e ai Ministri dell’Interno e della Giustizia, ai quali esporrò nei prossimi giorni le mie motivazioni. Resta inteso, ovviamente, che non ho alcuna intenzione di dimettermi da Presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, come riportato da alcuni organi di stampa, tanto più che l’esito della deliberazione del CSM non è affatto scontato.