Il governo tedesco ha deciso la modifica di un controverso paragrafo della legge sull’aborto, risalente al nazismo

Una donna durante la manifestazione per chiedere l'abolizione del paragrafo 219a della legge sull'aborto, Berlino, 26 gennaio. (Michele Tantussi/Getty Images)
Una donna durante la manifestazione per chiedere l'abolizione del paragrafo 219a della legge sull'aborto, Berlino, 26 gennaio. (Michele Tantussi/Getty Images)

Il governo tedesco ha approvato la revisione di un controverso paragrafo della legge sull’aborto, risalente all’epoca nazista. Nonostante in Germania l’aborto sia permesso entro il primo trimestre di gravidanza, una sezione delle legge entrata in vigore nel 1933, l’anno in cui i nazisti andarono al potere, vietava ai medici e alle strutture sanitarie che praticano l’aborto di pubblicizzare i propri servizi (quindi, oggi, anche di fornire qualsiasi informazione relativa all’interruzione di gravidanza sui propri siti web). La misura era vista come un modo per scoraggiare le donne ad abortire, dato che per via del divieto non riuscivano ad accedere a tutte le informazioni necessarie. La revisione della legge deve essere ora approvata dal Bundestag, il parlamento tedesco.

Il partito conservatore della cancelliera tedesca Angela Merkel, la CDU, avrebbe preferito che il paragrafo che vietava di pubblicizzare la possibilità di abortire non venisse modificato, ma gli alleati di governo di centrosinistra della SPD, insieme ai Verdi e alla Sinistra, l’avevano definito sorpassato e avevano fatto pressioni perché venisse eliminato. La CDU ha ottenuto che il paragrafo venisse solo modificato. Nel compromesso politico rientra anche la decisione di alzare da 20 a 22 anni l’età fino a cui le donne possono avere accesso gratuito ai contraccettivi attraverso le assicurazioni sanitarie.