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  • Martedì 5 febbraio 2019

Paola Turci in 6 canzoni, ora che è tra i concorrenti di Sanremo

Scelte dal peraltro direttore del Post e da riascoltare oggi che la cantante è in gara al Festival con "L'ultimo ostacolo"

ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

Paola Turci è nata a Roma nel 1964 e la sua carriera musicale iniziò nel 1986 con una partecipazione proprio al Festival di Sanremo, dove torna stasera come concorrente con la canzone “L’ultimo ostacolo”. In carriera Turci ha pubblicato 14 dischi, un disco live e una raccolta. Questi sono sei sue canzoni notevoli, scelte dal direttore del Post Luca Sofri e raccontate nel suo libro Playlist, da riascoltare oggi che canta a Sanremo.

Cantautrici rock, in Italia, ce ne sono poche. Paola Turci se ne è sempre stata più sul coté songwriting alla Suzanne Vega o Natalie Merchant che non su quello aggressivo di Gianna Nannini. Non le ha fatto schifo andare a Sanremo con le sue canzoni di altro livello, e ne ha guadagnato in popolarità: ha uno zoccolo fedele di fans affezionati, e una fama di dura e romantica assieme.

Bambini (Paola Turci, 1989)

Ci andò a Sanremo nel 1989 e per un po’ fu il motivo per cui la conoscevano: lei che affonda il braccio sulla chitarra, e la canzone che parla di bambini in mezzo alle guerre con un suono degno del miglior alternative rock americano.

Ti amerò lo stesso (Paola Turci, 1989)

“Ti amerò lo stesso”, se l’avesse sentita Elton John, avrebbe licenziato Bernie Taupin prima. Pianoforte e basta, in un andamento inconsueto per lei, parole accatastate e un’ardita rima tra “baci” e “ingorghi chilometrici”.

Volo così (Volo così 1986-1996, 1996)

Più ancora che il refrain, è bellissimo il suo trampolino liberatorio “e mi riprendo i sogni, le speranze e le illusioni, e tutto quel che sai di me; e mi riprendo questo amore in tutte le versioni e ricomincio a vivere”. Sempre Sanremo, 1996.

Sabbia bagnata (Mi basta il paradiso, 2000)

Dev’essere una cosa contagiosa: se uno sta vicino a Carmen Consoli, gli viene un po’ da fare i versi con le vocali. “Sabbia bagnata” l’hanno scritta assieme, come “Saluto l’inverno”, e il testo è un po’ più sabbia sabbia del solito. “Volevo dirtichéeeee…”.

Saluto l’inverno (2001)

Lo saluta perché arriva o perché finisce? Purtroppo la seconda (“è passato l’inverno”), ché sarebbe stato bello che qualcuno celebrasse l’arrivo di una stagione sempre ingiustamente vituperata, in cui non si suda, non ci sono le zanzare e nessuno mette gli zatteroni. “Ecco la novità: al mio risveglio è arrivata da un altro pianeta, un’insolita ebbrezza”. Sempre Sanremo, 2001.

Mani giunte (Questa parte di mondo, 2002)

Provate a farci caso. Dei molti casi in cui questo o quel cantautore italiano ha pensato di infilare dei versi inglesi nelle sue canzoni – Pino Daniele, Franco Battiato, Zucchero – non se ne ricorda uno in cui la pronuncia sia impeccabile. Niente di grave, per carità: anche quella è musica. Ma adesso ascoltate Paola Turci dove fa: “you will never know what’s goin’ on with my mind”. Brava.