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  • Venerdì 25 gennaio 2019

Roger Stone, ex consigliere di Trump, è stato arrestato

È accusato di aver fatto da tramite tra il comitato elettorale di Trump, gli hacker russi e Wikileaks

Roger Stone (Drew Angerer/Getty Images)
Roger Stone (Drew Angerer/Getty Images)

Roger Stone, consulente politico statunitense di lunghissimo corso e importante consigliere di Donald Trump, è stato arrestato in Florida su ordine del gran giurì del District of Columbia con sette capi di accusa, tra cui ostruzione alla giustizia e falsa testimonianza, nell’ambito dell’inchiesta del procuratore speciale Robert Mueller sulle interferenze russe nella politica statunitense. CNN ha scritto che la polizia ha perquisito la casa di Stone a Fort Lauderdale, Florida, venerdì mattina alle 6 ora locale. Stone si presenterà in un tribunale di Fort Lauderdale venerdì pomeriggio.

Stone, che ha 66 anni, è accusato di aver fatto da tramite tra il comitato elettorale di Donald Trump e gli hacker russi che avevano attaccato il Partito Democratico durante la campagna elettorale del 2016, e Wikileaks che aveva diffuso i documenti rubati. Il nome di Stone era già venuto fuori nei mesi scorsi: a luglio era emerso proprio che hacker russi erano entrati in contatto con una persona che aveva legami con membri importanti del comitato elettorale di Trump. Quella persona era stata identificata dai giornali statunitensi come Roger Stone.

Nell’atto che descrive i capi d’accusa sono citati casi di comunicazione tra Stone e gli altri soggetti accusati.

In un passaggio, per esempio, si legge: «Durante l’estate del 2016, Stone parlò con funzionari del comitato elettorale di Trump riguardo alle informazioni che avrebbe potuto avere l’Organizzazione 1 [Wikileaks, ndr], e che avrebbero potuto danneggiare la campagna di Clinton. Stone fu contattato da funzionari del comitato elettorale di Trump per sapere della diffusione futura di documenti da parte dell’Organizzazione 1». In un altro passaggio, sempre relativo ai rapporti tra Stone, il comitato elettorale di Trump e Wikileaks, si legge: «All’inizio dell’agosto 2016, Stone disse sia pubblicamente che privatamente di avere comunicato con l’Organizzazione 1». E poi ancora: «Il 7 ottobre 2016, l’Organizzazione 1 diffuse le prime email sottratte al presidente della campagna di Clinton. Poco dopo la diffusione, un membro di alto rango del comitato elettorale di Trump mandò un messaggio a Stone che diceva: “Ben fatto”».

In un altro passaggio, che racconta un episodio risalente al 4 ottobre, si parla di una conferenza stampa di Assange nel quale il fondatore di Wikileaks non aveva diffuso nuovo materiale su Clinton. L’atto dice: «Poco dopo, Stone ricevette una email da un alto funzionario del comitato elettorale di Trump che chiedeva informazioni sulla successiva pubblicazione di altro materiale». Stone rispose che Assange aveva un «problema serio di sicurezza», ma che Wikileaks avrebbe diffuso altro materiale ogni settimana da quel momento in avanti. Secondo CNBC, l’alto funzionario del comitato elettorale di Trump sarebbe stato Steve Bannon, che per un periodo fu principale stratega e consigliere di Trump: Bannon sarebbe il membro più importante del comitato elettorale di Trump citato nell’atto di accusa a Stone.

In altre parole, ha scritto il New York Times, Stone dava l’impressione non solo di sapere in anticipo le mosse che avrebbe fatto Wikileaks, ma anche di volersi attribuire il “merito” del tempismo della diffusione delle email che stava danneggiando la campagna elettorale di Clinton.

Nell’atto ufficiale diffuso dal tribunale del District of Columbia, Stone viene anche accusato di avere fatto diverse dichiarazioni false di fronte alla Commissione intelligence della Camera e di avere tentato di convincere un testimone a fornire una falsa testimonianza agli investigatori. Alla domanda se non avesse scambiato email o altre comunicazioni riguardo a Wikileaks e ai documenti sottratti ai Democratici, Stone rispose: «È corretto. Non che io sappia». In realtà Stone ricevette diverse email e messaggi di testo durante la campagna elettorale del 2016 su Wikileaks, il suo capo, Julian Assange, e la sottrazione delle email.