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  • Mercoledì 23 gennaio 2019

Podemos si è rotto

Una lite sulle liste elettorali della comunità di Madrid ha spaccato in due il secondo partito di sinistra spagnolo, con Pablo Iglesias da una parte e Íñigo Errejón dall'altra

Pablo Iglesias, a destra, e Íñigo Errejón (JAVIER SORIANO/AFP/Getty Images)
Pablo Iglesias, a destra, e Íñigo Errejón (JAVIER SORIANO/AFP/Getty Images)

«Alle 10 della mattina del 17 gennaio, Podemos è esploso». Queste sono le parole usate dal País per descrivere la rottura che si è consumata negli ultimi giorni tra i due più importanti e conosciuti politici di Podemos, il secondo partito di sinistra più grande della Spagna: Pablo Iglesias, segretario generale e capo della corrente pablista del partito, e Íñigo Errejón, segretario politico e capo della corrente errejonista. I due si sono divisi sulla strategia da usare nella campagna elettorale per il nuovo presidente della Comunità autonoma di Madrid, ma i litigi e le discussioni andavano avanti da almeno un paio d’anni.

L’episodio che ha provocato la rottura tra Errejón e Iglesias – o meglio, tra Errejón e il resto di Podemos – ha riguardato una decisione piuttosto controversa presa dallo stesso Errejón riguardo alle prossime elezioni nella Comunità autonoma di Madrid, la regione spagnola che include la capitale, che si terranno il 26 maggio 2019, in coincidenza con le elezioni municipali ed europee. È una questione un po’ intricata, che riflette la complessità della politica spagnola.

La versione breve della storia è questa. Nel maggio 2018 Errejón vinse le primarie interne a Podemos e diventò il candidato del partito alle elezioni del nuovo presidente della Comunità autonoma di Madrid. I problemi tra lui e il resto del partito iniziarono quando Ramón Espinar, alleato di Iglesias nella Comunità di Madrid, fece un accordo elettorale con la sezione locale di Izquierda Unida (IU), coalizione di partiti di sinistra alleata a livello nazionale con Podemos, stabilendo tra le altre cose i nomi dei candidati da mettere in lista. Errejón, da sempre contrario all’alleanza con IU, vide l’intervento di Espinar come un tentativo del resto del partito di imporgli una linea politica che non condivideva. Decise così di fare a modo suo.

Nelle ultime settimane Errejón ha iniziato a negoziare una collaborazione speciale con la sindaca di Madrid, Manuela Carmena, che alle elezioni comunali del 2015 era stata appoggiata anche da Podemos, e che si ripresenterà alle elezioni locali del maggio 2019 con la piattaforma Más Madrid (in cui formalmente Podemos non c’è).

Senza dire niente al resto del suo partito, Errejón si è accordato con Carmena per presentarsi al voto della Comunità autonoma di Madrid sotto la stessa piattaforma, cercando quindi di sfruttare il fatto che nella regione di Madrid la maggioranza della popolazione viva nella capitale. Alle 10 di mattina del 17 gennaio, Errejón ha annunciato pubblicamente la sua scelta, facendo imbestialire Iglesias e i suoi alleati all’interno del partito. Iglesias ha detto di essere «provato e triste» per il comportamento di Errejón, e ha aggiunto: «Auguro ad Errejón di avere fortuna nella costruzione del suo nuovo partito». Dopo pochi giorni, Errejón ha lasciato il suo seggio in Parlamento, ottenuto presentandosi con Podemos, mentre Iglesias ha annunciato un nuovo candidato di Podemos per la Comunità di Madrid, che sarà quindi in competizione con Errejón.

Lo scontro tra i due più importanti e noti politici di Podemos arriva da lontano e riflette due modi di vedere il partito molto distanti. Eppure alla nascita del partito le cose erano diverse.

Iglesias ed Errejón si conobbero più di dieci anni fa alla caffetteria di Scienze politiche dell’Universidad Complutense di Madrid, una facoltà molto politicizzata e di sinistra dove le proteste erano allora quasi quotidiane. Iglesias fu il primo a emergere come figura pubblica, grazie a una serie di programmi televisivi di cui fu anche conduttore: il più celebre fu “Fort Apache”, trasmesso su Hispan Tv, il canale in lingua spagnola del governo iraniano. Fin da subito Iglesias strinse un legame speciale con Errejón, il quale per esempio gli dedicò la sua tesi universitaria. Nei ringraziamenti scrisse: «In Pablo Iglesias ho trovato un compagno dalla mente acuta e dalla volontà bolscevica, uno stimolo intellettuale continuo». «Pablo Iglesias è la faccia di Podemos, Íñigo Errejón il suo autore intellettuale», scrisse tempo fa il Confidencial.

Durante un’intervista a Cadena SER del 17 gennaio, dopo l’ultimo litigio, Errejón risponde alla giornalista che gli chiede se è ancora amico di Iglesias. Lui dice che gli piace pensare di sì, anche se aggiunge che entrambi hanno sempre privilegiato la fedeltà alle proprie idee politiche rispetto ai legami personali, e in questo momento i rapporti con Iglesias sono complicati

Le prime differenze tra Iglesias e Errejón iniziarono a emergere sulla strategia da usare per rendere Podemos il primo partito di sinistra della Spagna: Iglesias era favorevole a un approccio dirompente e di rottura, mentre Errejón privilegiava una via più pragmatica che includesse proposte economiche meno radicali.

Al congresso di Vistalegre, la riunione fondativa di Podemos che si tenne in un’arena coperta nel sud-est di Madrid, prevalse la linea di Errejón ma il partito cominciò a dividersi. Nei mesi successivi ci furono alcuni scontri interni tra pablistas ed errejonistas, nei quali a un certo punto si inserì anche una terza corrente, gli anticapitalistas, che di fatto si allineò a molte posizioni di Iglesias e che ancora oggi sta dalla parte del leader del partito. Le divisioni aumentarono dopo il deludente risultato elettorale del giugno 2016, quando Podemos mancò quello che sarebbe stato uno storico sorpasso ai danni del Partito Socialista spagnolo: secondo i pablistas la colpa fu della campagna elettorale “poco di rottura” messa in pratica da Errejón, secondo gli errejonistas le responsabilità furono invece dell’alleanza tra Podemos e IU, che non aveva dato i risultati sperati.

L’ultima rottura, quella che spinse Errejón a iniziare un cammino politico quasi indipendente, si verificò al congresso di Vistalegre II, che Podemos tenne nel febbraio 2017: prevalsero le posizioni di Iglesias, che rafforzò così il suo controllo interno sul partito.

Dalle dichiarazioni fatte finora da Iglesias, sembra difficile che la rottura tra lui ed Errejón si possa ricomporre, anche se diversi esponenti del partito, soprattutto i candidati di Podemos alle elezioni di maggio 2019 in altre Comunità autonome spagnole, stanno chiedendo uno sforzo a entrambi. Durante una riunione che si è tenuta a Madrid lo scorso sabato, diversi leader locali del partito si sono espressi sull’intera vicenda: nessuno di loro ha difeso la mossa unilaterale di Errejón di unirsi alla piattaforma di Carmena senza dire nulla, ha scritto il Diario, ma in diversi hanno sostenuto che qualcosa andasse fatto, considerato che la strategia adottata dai vertici del partito aveva appena subìto una sconfitta rilevante alle elezioni locali che si erano tenute in Andalusia all’inizio di dicembre (quelle del sorprendente risultato del partito di estrema destra Vox).

Se Iglesias ed Errejón non risolveranno le loro differenze, e se Errejón continuerà a sostenere di far parte di Podemos nonostante i litigi con i vertici del partito, le elezioni di maggio potrebbero diventare una specie di Vistalegre III, ovvero una cosa simile a un nuovo congresso che vedrà l’ennesimo scontro tra le due principali correnti di Podemos, i pablistas e gli errejonistas.