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  • Venerdì 21 dicembre 2018

Gli scontri a Barcellona tra indipendentisti e polizia

Gli indipendentisti protestavano contro il governo spagnolo, che si trovava a Barcellona: sono state arrestate dodici persone

Un dimostrante con una bandiera della Catalogna durante le proteste a Barcellona, 21 dicembre. (AP Photo/Santi Palacios)
Un dimostrante con una bandiera della Catalogna durante le proteste a Barcellona, 21 dicembre. (AP Photo/Santi Palacios)

A partire da venerdì mattina ci sono stati diversi scontri a Barcellona, in Catalogna, tra polizia catalana (i Mossos d’Esquadra) e membri dei Comités de Defensa de la República (CDR), comitati indipendentisti catalani responsabili di molte azioni di protesta. Le manifestazioni dei CDR – che hanno anche interrotto il traffico di strade e autostrade – sono state organizzate in occasione di un Consiglio dei ministri del governo spagnolo che si è tenuto in via straordinaria a Barcellona invece che a Madrid, la capitale della Spagna. I Mossos hanno arrestato dodici persone per azioni violente. Contemporaneamente in città si sono tenute anche diverse manifestazioni pacifiche.

Alcuni degli scontri tra Mossos e CDR si sono verificati attorno a Casa Llotja de Mar, edificio nel quartiere Barceloneta, vicino al mare, dove si è tenuta la riunione del Consiglio dei ministri guidata dal primo ministro spagnolo Pedro Sánchez. Il País ha scritto che ci sono state diverse cariche dei Mossos contro i manifestanti, che a loro volta hanno lanciato della pittura colorata contro gli agenti. I CDR avevano invitato i manifestanti a impedire l’uscita dei ministri da Casa Llotja de Mar al termine della riunione, che si è conclusa verso le 13.30. Il primo ministro Sánchez è tornato a Madrid subito dopo la fine del Consiglio dei ministri.

I rapporti tra governo spagnolo socialista di Sánchez e governo indipendentista del presidente catalano Quim Torra si erano fatto molto tesi una decina di giorni fa, dopo mesi di relativa tranquillità.

Gli episodi che aveva fatto precipitare la situazione erano stati due. Prima i CDR avevano bloccato il traffico su un’importante autostrada spagnola, la AP-7, senza incontrare la resistenza dei Mossos: il governo spagnolo aveva accusato quello catalano di avere ordinato il non intervento della polizia per proteggere i CDR, imponendo alla polizia locale regole diverse dal normale protocollo. Poco dopo, Torra, considerato appartenente all’ala più radicale dell’indipendentismo, aveva detto che la Catalogna avrebbe dovuto seguire la “via slovena” per raggiungere l’indipendenza, ammettendo un possibile uso della violenza, opzione che finora l’indipendentismo catalano aveva sempre escluso.

In risposta, il governo Sánchez aveva reagito in maniera dura, come mai prima da quando è entrato in carica lo scorso giugno. Aveva mandato tre diverse lettere al governo catalano, chiedendo spiegazioni sull’inazione dei Mossos e dicendo a Torra e ai suoi ministri che se non fosse stata garantita la sicurezza nella regione, il governo centrale avrebbe mandato la Polizia nazionale in Catalogna, che a differenza dei Mossos non risponde al governo catalano ma a quello spagnolo. Secondo alcuni osservatori, Sánchez avrebbe alzato i toni contro il governo catalano non solo per gli eventi degli ultimi giorni, che comunque hanno provocato molte tensioni e preoccupazioni, ma anche per i disastrosi risultati del PSOE alle elezioni in Andalusia, tenute a inizio dicembre (qui la versione lunga della storia).