• Italia
  • Sabato 29 settembre 2018

Alla fine il governo ha fatto il “decreto Genova”

Dopo settimane di ritardi: esclude Autostrade dalla ricostruzione, e secondo i giornali è stato deciso anche il Commissario straordinario

(ALBERTO PIZZOLI/AFP/Getty Images)
(ALBERTO PIZZOLI/AFP/Getty Images)

È in vigore da oggi il cosiddetto “decreto Genova”, quello che contiene, insieme ad altre cose, provvedimenti e interventi che hanno a che fare con crollo del ponte Morandi e la costruzione di un nuovo ponte. A un mese e mezzo dal crollo, dopo settimane di ritardi, imprevisti, pasticci del governo e critiche delle opposizioni, è stato infine firmato ieri sera dal presidente della Repubblica, e pubblicato quindi in Gazzetta ufficiale: entro 60 giorni dovrà essere convertito in legge dal Parlamento.

Il decreto contiene “disposizioni urgenti per la città di Genova e la sicurezza della rete nazionale delle infrastrutture e dei trasporti” ed è composto da 46 articoli (erano 17 il 13 settembre, quando se ne occupò il Consiglio dei ministri), non tutti relativi a Genova. Le decisioni più importanti che hanno a che fare con Genova riguardano: un commissario straordinario, che con ogni probabilità sarà il genovese Claudio Gemme; l’esclusione di Autostrade dai lavori di ricostruzione e la creazione di una nuova agenzia nazionale di vigilanza su strade e ferrovie.

In teoria due settimane fa, a un mese dal crollo, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte era andato a Genova annunciando che il decreto che dava avvio alla ricostruzione era già stato approvato. In realtà il decreto non esisteva. Era stato approvato infatti un testo con la formula “salvo intese”, che lo rendeva suscettibile a ogni tipo di modifica. Il testo poi non era stato pubblicato né consegnato al presidente della Repubblica, ma era rimasto negli uffici dei ministeri competenti che avevano continuato a lavorarci. Lo scorso mercoledì, quando sembrava che il decreto fosse pronto, c’era stato un nuovo intoppo perché si era scoperto che non conteneva le coperture economiche delle misure decise, e non poteva perciò passare l’esame della Ragioneria generale dello Stato. Dopo qualche ulteriore giorno di lavoro, il governo e i tecnici hanno risolto questi problemi.

Il Commissario straordinario per la ricostruzione dovrà essere nominato entro il 9 ottobre e resterà in carica per un anno, ma l’incarico potrà essere prorogato o rinnovato fino a un massimo di tre anni. Il nome che tutti i principali giornali danno per certo è quello di Claudio Andrea Gemme, di 70 anni e genovese, che dopo aver lavorato per diversi decenni nell’Ansaldo di Finmeccanica è ora presidente e amministratore delegato di Fincantieri Sistemi Integrati.

Il decreto prevede anche lo stanziamento di 20 milioni di euro per la ricostruzione, che verranno trasferiti a una contabilità gestita direttamente dal Commissario straordinario. I 20 milioni si aggiungono ad altri 33,5 già stanziati ad agosto, poco dopo il crollo del ponte. Nel decreto è stata anche decisa la possibilità di stanziare in 12 anni 360 milioni di euro per la ricostruzione, presi dal Fondo per le infrastrutture, nel caso in cui non ci fosse o arrivasse in ritardo il versamento da parte di Autostrade.

Una delle più importanti indicazioni contenute nel decreto riguarda poi l’esclusione di Autostrade dalla ricostruzione. C’è scritto che non ci potrà essere «alcuna partecipazione diretta o indiretta in società concessionarie di strade a pedaggio, o siano da quest’ultime controllate o ad esse collegate, anche al fine di evitare un indebito vantaggio competitivo nel sistema delle concessioni autostradali».

Il decreto prevede poi la creazione, dal gennaio 2019, di un’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali, che comporterà la chiusura dell’attuale Agenzia per la sicurezza delle ferrovie. Alla nuova agenzia sarà chiesto di «esercitare l’attività ispettiva finalizzata alla verifica della corretta organizzazione dei processi di manutenzione da parte dei gestori, nonché l’attività ispettiva e di verifica a campione sulle infrastrutture, obbligando i gestori a mettere in atto le necessarie misure di controllo del rischio in quanto responsabili dell’utilizzo sicuro delle infrastrutture».