È morto l’architetto Robert Venturi

Fu uno dei più importanti del '900, vinse il Pritzker Prize e mise in discussione le regole del tempo per uno stile più decorativo e asimmetrico

Robert Venturi con un modellino della Philadelphia Orchestra nel suo ufficio a Philadelphia, nell'aprile del 1991 
(AP Photo/George Widman)
Robert Venturi con un modellino della Philadelphia Orchestra nel suo ufficio a Philadelphia, nell'aprile del 1991 (AP Photo/George Widman)

È morto a 93 anni, nella sua casa di Philadelphia, l’architetto statunitense Robert Venturi, uno dei più importanti del Novecento. La notizia è stata data oggi, giovedì, dal figlio James Venturi, ma la morte è avvenuta martedì 18 settembre per complicazioni legate all’Alzheimer. Venturi fu il primo a mettere in discussione le regole del Movimento moderno di Le Corbusier, Ludwig Mies van der Rohe e Walter Gropius, che dettavano forme rigide, disadorne e unicamente funzionali, ed è considerato per questo tra padri del post-modernismo. Nel 1964 fondò uno studio con la moglie Denise Scott Brown, anche lei architetto e urbanista, ora noto come VSBA (Venturi Scott Brown Associates), e progettò case private, musei, università, piazze e biblioteche. Nel 1991 vinse il Pritzker Prize, il più alto riconoscimento al mondo nell’architettura, che rivendicò anche per la moglie che ne era stata ingiustamente esclusa.

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Venturi nacque a Philadelphia il 25 giugno 1925 da una famiglia di quaccheri, studiò architettura all’università di Princeton negli anni Quaranta, quando imperava il modernismo e Harvard era guidata dal maestro del Bauhaus Walter Gropius. Vinse una borsa di studio all’American Academy di Roma e si trasferì per due anni in Europa, dove studiò i lavori di Michelangelo, del Bernini e di Antoni Gaudi. Tornò negli Stati Uniti per insegnare all’università della Pennsylvania, dove incontrò Scott Brown, anche lei insegnante: si sposarono nel 1967  e per 50 anni vissero e lavorarono insieme.

Il momento di svolta nella sua carriera fu la pubblicazione, nel 1966, del trattato Complexity and Contradiction in Architecture (Complessità e contraddizioni nell’architettura), in cui sosteneva la necessità di impiegare elementi decorativi, richiami al passato e un atteggiamento più ironico e giocoso rispetto alla rigidità e alla freddezza del Movimento moderno. Nell’introduzione, lo storico dell’architettura Vincent Scully lo definì lo scritto sull’architettura più importante dai tempi di Vers une architecture di Le Corbusier, che era uscito nel 1923 e aveva definito i criteri del Movimento moderno. Il libro dava una divertente risposta alla celebre regola di Mies van der Rohe “less is more” (meno c’è meglio è): “less is bore” (meno c’è più noia c’è). Tra le altre cose, Venturi spiegava che «sono per la caotica vitalità anziché per l’ovvia uniformità». La sua architettura, disse una volta, «promuove la ricchezza e l’ambiguità anziché l’uniformità e la chiarezza, la contraddizione e l’abbondanza anziché l’armonia e la semplicità».

Le idee di Venturi si vedono chiaramente nelle sue opere, come la Vanna Venturi House, la casa che progettò nel 1964 per sua madre a Philadelphia. Ha una struttura geometrica ma gli spioventi del tetto non culminano nella punta tradizionale bensì in una fessura rettangolare, mentre le finestre sono tutte diverse. Per la sua importanza storica nel 2005 le venne dedicato un francobollo degli Stati Uniti.

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Le finestre spaiate ritornano nell’altro suo progetto celebre: la Guild House, una casa di riposo disegnata insieme alla moglie e costruita a Philadelphia nel 1964. Anche qui la facciata è geometrica e richiama la banalità degli edifici commerciali e dell’edilizia pubblica del tempo. Ventura gioca con gli elementi decorativi, insoliti, per creare un effetto spiazzante, che fa scovare qualcosa di strano o straordinario nell’ordinario.

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Nel 1967 Venturi e Scott Brown realizzarono la Lieb House, che si trova a Barnegat Light, in New Jersey, famosa per l’enorme numero 9 sulla facciata e per una finestra a forma di barca a vela. Nel 2009 venne acquistata per un milione di dollari da una coppia per salvarla dalla demolizione; ne pagò altri 100 mila per spostarla su una chiatta a Glen Cove, a Long Island, dove viveva.

La Lieb House a Barnegat Light, in New Jersey, fotografata nel 2009
(AP Photo/Mel Evans/file)

Nel 1972 i Venturi pubblicarono insieme a Steven Izenour un nuovo libro considerato un caposaldo dell’architettura: Learning From Las Vegas (Imparare da Las Vegas) che presentava la Strip, la lunga via dove si succedono hotel e casino, come un esempio da cui prendere spunto. Coniava anche due nuovi termini diventati poi d’uso comune: duck per gli edifici a forma di papera, dinosauro, mela, che sono esattamente ciò che rappresentano, e decorated shed, per le strutture tradizionali con l’aggiunta di simboli, come un normale ristorante con sopra un’insegna a forma di ciambella.

La stazione di servizio 4 a Columbus, Indiana, disegnata dai Venturi e fotografata nel 2013
(AP Photo/The Republic, Andrew Laker)

Dagli anni Ottanta lo studio VSBA ricevette commissioni importanti, a partire dall’ampliamento dei campus universitari di Harvard, Yale e Princeton. Ventura decorò le facciate di Princeton con mattoni in pattern fantasiosi, cercando di colmare la distanza tra gli edifici storici, come i dormitori gotici, e quelli più moderni, rigidi e spogli. Nel 1991 progettò il Seattle Art Museum, dalle decorazioni colorate e con un musicista jazz disegnato sopra, e l’ala Sainsbury della National Gallery di Londra, con colonne corinzie a intervalli irregolari. Un progetto molto contestato fu quello del nuovo terminal del traghetto di Staten Island, a New York, che sarebbe stato sormontato da un orologio alto quanto un edificio di 12 piani. Il New York Times ne scrisse bene ma la maggior parte dei critici lo ridicolizzò, tra cui il presidente del quartiere Guy V. Molinari che disse che l’unico vantaggio sarebbe stato «ricordare alle persone che avrebbero fatto tardi al lavoro, di nuovo». A quel punto Venturi si tirò indietro e il lavoro venne affidato a un altro studio.

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Venturi rifiutò sempre la definizione di padre del modernismo e disse di essere stato frainteso da molti architetti che abbondavano in arcate e decorazioni kitsch. Nella seconda edizione di Complexity and Contradiction in Architecture, uscita 11 anni dopo, disse «a volte mi sono trovato più a mio agio con i miei critici che con quelli che erano d’accordo con me». Smise di lavorare nel suo studio nel 2012 e da allora si occupò soprattutto della preservazione delle sue opere, tra cui il Museum of Contemporary Art di San Diego, in California, minacciato di demolizione, e la Abrams House a Pittsburgh, rasa al suolo ad agosto.

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