A Lecce 46 persone sono indagate (e alcune sono state arrestate) con l’accusa di aver ottenuto voti in cambio dell’assegnazione di case popolari

Uomini della Guardia di Finanza di Lecce davanti al comune, 7 settembre 2018 (ANSA/CLAUDIO LONGO)
Uomini della Guardia di Finanza di Lecce davanti al comune, 7 settembre 2018 (ANSA/CLAUDIO LONGO)

A Lecce 46 persone risultano indagate e alcune di loro sono state arrestate con l’accusa di aver ottenuto voti in cambio di case popolari. La Guardia di Finanza del comando provinciale ha eseguito un’ordinanza di misura cautelare nei confronti di 9 persone: due di loro sono in carcere, cinque agli arresti domiciliari e due con obbligo di dimora.

L’operazione è stata richiesta dai pubblici ministeri Massimiliano Carducci e Roberta Licci: le accuse nei confronti delle persone coinvolte – e tra loro ci sono ex amministratori comunali, consiglieri comunali, alcuni dei quali ancora in carica, e dirigenti del comune – sono associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale, abuso d’ufficio e falso ideologico. L’ipotesi di reato è che sarebbero stati assegnati in modo indebito degli alloggi di edilizia residenziale pubblica a persone a cui, in base alla graduatoria, quegli alloggi non sarebbero spettati.

Fra gli indagati, dice Repubblica, ci sono il senatore della Lega Roberto Marti, che dal 2004 al 2010 è stato assessore a Lecce ai Servizi sociali, gli ex assessori Attilio Monosi e Luca Pasqualini, attualmente in carica come consiglieri comunali di centrodestra, il consigliere comunale del PD Antonio Torricelli, in carica, e il dirigente comunale Lillino Gorgoni.