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  • Sabato 1 settembre 2018

Russia e Ucraina si incolpano a vicenda per la morte di Aleksandr Zacharčenko

Il leader dei ribelli filorussi dell'Ucraina orientale è stato ucciso venerdì da un'esplosione mentre era in un ristorante

Aleksandr Zacharčenko il 4 novembre 2014 a Donetsk, in Ucraina orientale (AP Photo/Mstyslav Chernov, file)
Aleksandr Zacharčenko il 4 novembre 2014 a Donetsk, in Ucraina orientale (AP Photo/Mstyslav Chernov, file)

È stata confermata la morte di Aleksandr Zacharčenko, primo ministro e poi presidente dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk, una delle due entità para-statali fondate nell’est dell’Ucraina nel 2014 da milizie armate vicine alla Russia e mai riconosciute dalla comunità internazionale. Zacharčenko è morto per l’esplosione di una bomba in un ristorante di Donetsk di cui era un cliente abituale e dove stava cenando.

La notizia è stata confermata da una portavoce dello stesso Zacharčenko all’agenzia di stampa Agence France Presse. Nell’esplosione sono state ferite altre tre persone, tra cui il commensale di Zacharčenko, il ministro delle Finanze della Repubblica di Donetsk Aleksandr Timofeev. Alcune persone sospettate di aver compiuto l’attentato contro il leader filorusso sono state arrestate vicino al ristorante.

Il ministero degli esteri russo ha detto di sospettare il governo ucraino di aver organizzato l’attentato, e poi ne ha parlato lo stesso presidente russo Vladimir Putin, senza incolpare direttamente l’Ucraina ma dicendo che i responsabili della morte di Zacharčenko sono contrari a una risoluzione politica della situazione nell’est del paese. La Russia ha sempre smentito di sostenere i ribelli – quelli di Donetsk come quelli di Luhansk, l’altra regione ucraina di cui la comunità internazionale non riconosce l’indipendenza – ma ha ammesso che volontari russi combattono con i separatisti.

L’Ucraina ha negato il proprio coinvolgimento nella morte di Zacharčenko: Igor Guskov dei servizi segreti ucraini ha detto ai giornalisti che l’attentato potrebbe essere stato il risultato di tensioni interne tra i ribelli filorussi oppure «un tentativo dei servizi segreti russi per liberarsi di una figura scomoda». Secondo i più recenti resoconti sulla situazione nell’est dell’Ucraina, infatti, Zacharčenko aveva perso il sostegno russo. Le autorità russe e ucraine si erano già incolpate a vicenda delle morti di alcuni leader filorussi in passato: nel 2016 per la morte di Arsen Pavlov, detto “Motorola”, nel 2017 per quella di Michail Tolstych, detto “Givi”.

In passato Zacharčenko era stato ferito due volte in combattimento ed era sopravvissuto all’esplosione di un’autobomba nell’agosto del 2014. Era uno dei firmatari degli accordi di Minsk del 2015 con cui era stata fissata una tregua ai combattimenti in Ucraina orientale – anche se poi non c’è mai stato un vero cessate il fuoco – con il governo ucraino. Per questo il presidente del Parlamento russo Vyacheslav Volodin ha detto che gli accordi potrebbero non essere più validi.