Il CONI ha proposto che Milano, Cortina e Torino ospitino insieme le Olimpiadi invernali 2026

È la prima volta di una candidatura unificata, che verrà votata domani dalla Giunta e dal Consiglio nazionale

Giovanni Malagò (Paolo Bruno/Getty Images)
Giovanni Malagò (Paolo Bruno/Getty Images)

Il presidente del CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) Giovanni Malagò ha indicato la candidatura congiunta di Milano, Torino e Cortina a sedi delle Olimpiadi invernali del 2026: è la proposta definitiva della commissione tecnica di valutazione sui Giochi. Malagò ha spiegato che «non ci sarà una città capofila: è una novità assoluta nella storia del processo delle candidature e abbiamo ottenuto dal Cio [il Comitato Olimpico Internazionale, ndr] la possibilità di avere un riscontro di pari dignità su questa ipotesi». Ha anche aggiunto che «abbiamo fatto un capolavoro della diplomazia nel rispetto di tutte le candidate, cercando di non scontentare nessuno e valutando il rapporto costi-benefici. In assoluto questa è l’ipotesi che costa meno, perché abbiamo cercato di prendere il meglio delle opportunità presentate da ciascuna città. Una candidatura così avrebbe molte più chance di vittoria finale». Tra i requisiti del CIO ci sono infatti anche i costi contenuti delle Olimpiadi, che non dovrebbero superare i 400 milioni di euro.

Malagò ha detto di aver ottenuto la disponibilità del sindaco di Milano, Beppe Sala, e di Cortina, Gianpaolo Ghedina, ma che è in attesa della risposta del sindaco di Torino, Chiara Appendino, che dopo aver detto che Torino non farà da «stampella di altre città, la candidatura del nostro territorio è la più forte» si è mostrata a «disposizione» della decisione del governo. Mercoledì 1 agosto la candidatura unificata verrà votata dalla Giunta e dal Consiglio nazionale del CONI, che prenderanno una decisione definitiva.

Il CIO deciderà dove si svolgeranno le Olimpiadi 2026 nel settembre 2019; le altre città che hanno manifestato interesse a ospitarle sono Calgary, in Canada; Erzurum, in Turchia; Sapporo in Giappone e Stoccolma, in Svezia.