Al largo delle coste tunisine ci sono 40 migranti su una nave cargo che Tunisia, Malta e Italia non vogliono

Alcuni dei 40 migranti a bordo della nave cargo Sarost 5 (InfoMigrants)
Alcuni dei 40 migranti a bordo della nave cargo Sarost 5 (InfoMigrants)

Da alcuni giorni circa 40 persone originarie dell’Egitto, del Mali, della Nigeria e del Bangladesh si trovano al largo delle coste tunisine a bordo di una nave cargo a cui è stato proibito di attraccare in porto dalla Tunisia, da Malta e dall’Italia. La nave si chiama Sarost 5 e appartiene alla società del gas che gestisce la piattaforma di estrazione Miskar, che si trova nel golfo di Gabès, lungo le coste tunisine, ed è controllata dal gruppo petrolifero britannico BG Group. Come aveva fatto la Vos Thalassa qualche settimana fa, domenica la nave ha soccorso i migranti dopo aver avvistato il peschereccio in panne con cui erano partiti dalla Libia: a quel punto era da cinque giorni che non bevevano né mangiavano. Tra i migranti ci sono anche una donna incinta di sei mesi e un uomo ferito.

La situazione della nave e dei 40 migranti a bordo è stata segnalata dal sito di informazione sulle migrazioni InfoMigrants, nato da una collaborazione tra diversi media europei, tra cui l’agenzia di stampa italiana ANSA. L’equipaggio della Sarost 5 ha spiegato a InfoMigrants che dopo aver soccorso i migranti ha contattato le autorità tunisine: inizialmente la Tunisia ha dato alla nave il permesso di attraccare al porto di Sfax ma poi lo ha ritirato, rifiutandosi di accogliere i migranti. A quel punto la Sarost 5 ha contattato Malta e Italia, da cui ha ricevuto la stessa risposta, e per questo ha provato comunque ad avvicinarsi al porto di Zarzis, nel sud della Tunisia: è arrivata vicino al porto alle 2 nella notte tra il 15 e il 16 luglio, ma di nuovo non ha ottenuto il permesso di attraccare. Da allora la nave è rimasta a qualche miglia nautica da Zarzis.

La Sarost 5 non è una nave di un’organizzazione umanitaria, per questo non è attrezzata al soccorso dei migranti. L’equipaggio ha dovuto condividere con i migranti le proprie razioni di cibo e finora non ha ricevuto aiuti esterni. Martedì ha detto a InfoMigrants che gli resta cibo per due giorni e 30 pacchi da sei di bottiglie d’acqua.