Avremo semafori intelligenti

Osserveranno il traffico, esamineranno tonnellate di dati, comunicheranno tra loro e con le auto, e ci faranno risparmiare tempo (si spera)

(J.D. Pooley/Getty Images)
(J.D. Pooley/Getty Images)

I semafori stradali esistono da quasi un secolo e in tutto questo tempo non sono cambiati molto. Alcuni alternano in modo fisso i tempi del verde, del rosso e del giallo, a prescindere dal traffico; altri, più recenti, hanno sensori che regolano le luci in base al numero di auto davanti al semaforo. Henry Williams ha spiegato sul Wall Street Journal cosa stanno facendo alcune startup e aziende automobilistiche per far sì che, grazie all’intelligenza artificiale, “il traffico cittadino diventi un lontano ricordo”. Vasto programma.

Ma anche senza numeri e dati, chiunque sia stato in un’auto sa che i semafori sono strumenti utili ma di certo migliorabili. Dorsa Sadigh, professoressa di computer science all’università di Stanford, ha spiegato al Wall Street Journal che ci sono ricerche che hanno dimostrato che in un’ipotetica città senza pedoni o autisti umani – quindi solo con auto che si guidano da sole – i semafori sarebbero inutili. Le auto a guida autonoma potrebbero infatti comunicare e regolarsi a vicenda su come gestire il traffico. Visto che almeno i pedoni continueranno a esserci per molto tempo, però, si stanno provando a elaborare modi per tenere i semafori rendendoli più intelligenti ed efficienti. L’idea è realizzare semafori che, oltre a guardare con un sensore cos’hanno davanti, possano comunicare con le auto e con tutti gli altri semafori, per rendere il traffico più fluido. Semafori dotati di intelligenza artificiale permetterebbero anche a certi veicoli – come ambulanze, auto della polizia e mezzi pubblici – di avere una sorta di precedenza.

La prima cosa da fare per avere un’intelligenza artificiale che funzioni è fornirle quante più informazioni possibili. È il motivo per cui molte startup stanno raccogliendo ogni dato possibile sul traffico di certi incroci o certe città.

Rapid Flow Technologies (RTC) sta lavorando a un piano di gestione del traffico chiamato Surtrac, già attivo a East Liberty, un quartieri di Pittsburgh, in Pennsylvania. I semafori di East Liberty in cui è stato installato Surtrac comunicano tra loro, smaltendo il traffico in base ai dati a loro disposizione: Greg Barlow, uno dei fondatori di RTC, ha detto che grazie a Surtrac «un incrocio decide come programmarsi in base a quello che vedono i suoi sensori e in base a quello che vedono tutti gli altri» e che da quando c’è Surtrac il traffico di East Liberty è diminuito del 42 per cento. Oltre a permettere alle persone di arrivare prima a destinazione, Surtrac riduce anche frenate, soste e ripartenze, riducendo l’inquinamento. Il prossimo passò di RTC sarà sviluppare un sistema per permettere agli autisti di condividere il loro itinerario previsto, così che il sistema possa regolarsi di conseguenza. Intanto RTC sta per espandersi in alcune aree di Atlanta e di altre città del nord-est degli Stati Uniti.

Il Wall Street Journal ha parlato anche di Vivacity Labs, una startup di Milyon Keynes, nel Regno Unito. Per ora non ha un sistema già operativo sui semafori, ma la cosa interessante è che i suoi sensori «non raccolgono solo informazioni; ogni sensore è infatti un potente computer attaccato a una telecamera ed è capace di analizzare il traffico che la telecamera vede all’incrocio», facendo anche previsioni sul traffico futuro. Come ha scritto Williams, app come Google Maps catturano informazioni in tempo reale: dicono com’è la situazione ma fanno fatica a dire come sarà di lì a pochi minuti. Il sistema di Vivacity Labs permette invece di «prevedere come si svilupperà il traffico».

Restano molte cose da fare. Karina Ricks, responsabile della mobilità e delle infrastrutture di Pittsburgh, ha detto che c’è per esempio un’evidente differenza tra un autobus con trenta persone a bordo o un autobus con una sola persona, e che un sistema davvero intelligente dovrebbe prenderlo in considerazione. Un altro problema è che i semafori da soli non hanno abbastanza dati: serve che anche le auto facciano sapere dove sono e dove stanno andando. Qualcosa si sta già muovendo: chi guida certi modelli di Audi a Las Vegas riceve per esempio informazioni su alcuni semafori prima ancora di arrivarci: se il semaforo verso cui sta per arrivare è rosso o no, e tra quanti secondi cambierà colore.

Per finire, due curiosità: non hanno niente a che fare con l’intelligenza artificiale ma dicono perché quasi un secolo fa si scelse di usare il verde, il rosso e il giallo. Come ha spiegato Quartz, sono i tre colori con più lunghezze d’onda dello spettro visibile: i più riconoscibili, insomma. I primi semafori ferroviari usavano il bianco per il “vai” e il rosso per il “fermati”, ma pare che ci furono problemi dovuti alla rottura delle lenti rosse, che facevano diventare le luci bianche (così che i treni che avrebbero dovuto fermarsi pensavano invece di dover andare). Si dice che durante la Rivoluzione Culturale in Cina, Mao Zedong pensò di invertire verde e rosso (perché il rosso, colore della rivoluzione, doveva invitare a continuare, non a fermarsi), ma non se ne fece niente.