Cosa pensa Paolo Savona

Dai tedeschi nazisti ai russi pacifisti, passando per gli italiani servi: una raccolta di frasi del controverso professore che la Lega vorrebbe ministro dell'Economia

Paolo Savona a Villa Borghese, a Roma, il 25 maggio 2018 (ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)
Paolo Savona a Villa Borghese, a Roma, il 25 maggio 2018 (ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)

La formazione del nuovo governo sta incontrando alcune difficoltà perché, secondo le più diffuse interpretazioni giornalistiche, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sarebbe poco convinto del ministro dell’Economia indicato da Movimento 5 Stelle e Lega, su cui Matteo Salvini ha invece particolarmente insistito negli ultimi giorni: si tratta di Paolo Savona,  professore di economia, ex ministro del governo Ciampi ed ex presidente o consigliere d’amministrazione di parecchie delle più grandi banche e società italiane (qui trovate la breve biografia che abbiamo scritto su di lui). Savona è contrario all’euro e all’Unione Europea, e ha l’abitudine di paragonare la Germania di Angela Merkel a quella di Adolf Hitler: tutte ragioni che spingerebbero il presidente della Repubblica a essere scettico nei suoi confronti (si tenga presente che è il presidente della Repubblica a nominare i ministri, su proposta del presidente del Consiglio).

Le idee di Savona sono molto conosciute perché lui stesso si impegna molto a diffonderle. La sua pagina Wikipedia segnala più di 30 libri di cui Savona è stato autore o a cui ha collaborato, mentre su Internet è facile recuperare decine di interviste che ha dato negli ultimi anni. Giornali e agenzie citano spesso la sua autobiografia, Come un incubo e come un sogno, che uscirà nei prossimi giorni per Rubettino. È da questo testo che è stata tratta una delle sue frasi più citate in questi giorni, quella in cui paragona l’atteggiamento della Germania di oggi a quello dei nazisti.

«La Germania non ha cambiato la visione del suo ruolo in Europa dopo la fine del nazismo, pur avendo abbandonato l’idea di imporla militarmente. Per tre volte l’Italia ha subito il fascino della cultura tedesca che ha condizionato la sua storia, non solo economica, con la Triplice alleanza del 1882, il Patto d’acciaio del 1939 e l’Unione europea del 1992. È pur vero che ogni volta fu una nostra scelta. Possibile che non impariamo mai dagli errori?»

È un paragone frequentissimo negli ultimi anni, non solo nel nostro paese, ma tra gli euroscettici di tutta Europa. Dall’autobiografia di Savona emerge invece la sua visione molto positiva della Russia, una nazione che descrive come dotata di una forza pacifica e priva di intenzioni bellicose, al contrario della Germania.

«L’altra constatazione, che non trova consenso quando l’enuncio, è che il popolo russo ama vivere in pace e bene. Nella sua storia, la Russia non ha mai dichiarato guerre di espansione come la Francia di Napoleone e la Germania di Hitler, ma solo patito quelle di altri»

Questa affermazione, però, non trova riscontro nella realtà storica. Soltanto nell’ultimo secolo la Russia ha iniziato guerre di aggressione contro Polonia (due volte), Armenia, Finlandia, Ungheria, Cecoslovacchia, Afghanistan, Cecenia (due volte), Georgia e Ucraina e ne ha combattuto decine di altre nei secoli precedenti (Wikipedia segnala 12 conflitti solo con la Turchia, quasi tutti iniziati dalla Russia).

Da un’intervista a Libero del 2010 viene citato spesso un altro brano, uno dei molti dai quali si capisce come Savona preferisca la Russia di Putin alla Germania di Merkel (un altro dei problemi della sua candidatura, secondo il Quirinale).

«Putin è realista. È contrario a un’Europa che lo danneggi. E questa lo danneggia. Non dimentichiamo che le sanzioni che gli Usa hanno imposto all’Europa di infliggere a Mosca sono ingiuste e nuocciono alla nostra economia»

In realtà le contro-sanzioni russe non sono state molto efficaci nel danneggiare l’economia italiana. Nella stessa intervista Savona dice di Merkel:

«La Merkel è stata il miglior leader tedesco. Non è europeista perché il suo elettorato non lo è»

Secondo Savona sarebbero pochi ad avere il coraggio di dire le cose come stanno nel nostro continente:

«Non esiste un’Europa, ma una Germania circondata da pavidi»

Savona è anche favorevole all’uscita dall’euro o comunque a mettere il nostro paese nelle condizioni di essere pronto a uscire in qualsiasi momento. Le soluzioni per lui sono sostanzialmente due: uscire dall’euro “a sorpresa”, senza nessun preavviso, durante un fine settimana, quando le banche sono chiuse. La seconda: trattare con l’Europa affinché all’Italia siano concessi ampi margini per fare nuovo debito – cioè spendere soldi che non abbiamo – minacciando l’uscita dall’euro nel caso in cui le richieste non fossero accettate. In un brano del libro Casa Italia, molto citato in questi giorni, Savona scrive:

«Se si sapesse che l’Italia ha un piano B per uscire dall’euro, la Germania e gli altri paesi si troverebbero costretti a dover valutare gli effetti che essi pagherebbero in termini di valore del cambio e di chiusura del mercato italiano ai loro prodotti, e ci tratterebbero con minore aggressività»

Savona, quindi, piace alla Lega per via della sua ostilità all’euro e alla Germania, per via della sua vicinanza alla Russia di Putin, ma anche perché nei suoi testi si riesce spesso a trovare una vena di vero e proprio nazionalismo, come quando nell’intervista a Libero del 2010 sosteneva:

«Quelli che oggi si dicono europeisti in realtà sono anti-italiani»

Nei suoi scritti, Savona critica spesso anche un “establishment” non meglio precisato:

«Le difficoltà dell’Unione Europea sono colpa delle élite che la guidano: dicono di interessarsi del popolo ma si occupano solo di loro stesse»

Ma Savona è soprattutto un feroce critico dell’euro, di cui ha scritto:

«L’euro? È una gabbia tedesca. La Germania ha sostituito la volontà di potenza militare con quella economica»

Dalla solita intervista a Libero, sull’euro aggiunge:

«L’euro ha portato più svantaggi che vantaggi a tutto il Continente»

Mentre nella sua autobiografia che uscirà nei prossimi giorni Savona tranquillizza i lettori sui possibili effetti negativi dell’uscita:

«Ritengo che uscire dall’euro comporti difficoltà altrettanto gravi di quelle che abbiamo sperimentato e sperimenteremo per restare»

Su questo argomento si trovano le citazioni probabilmente più importanti, in parte perché contenute nel suo testo più recente, in parte perché descrivono quello che concretamente Savona potrebbe decidere di fare come ministro dell’Economia:

«Non ho mai chiesto di uscire dall’euro, ma di essere preparati a farlo se, per una qualsiasi ragione, fossimo costretti volenti o nolenti»

Insomma: Savona sostiene che la scelta che lui preferirebbe è trattare con l’Europa, ma tenendo sul tavolo come arma di negoziato la possibilità di uscire dalla moneta unica. Ma il professore non è critico solo con l’euro. Un altro punto che emerge dalle sue dichiarazioni è che per Savona l’intera costruzione dell’Unione Europea è un problema:

«Così come è costruita, l’Europa è una gabbia e l’ Italia può contare e fare sponda solo con se stessa».

E nel 2010, disse in un’intervista al Foglio:

«Anche se si fa finta che il problema non esista, il cappio europeo si va stringendo attorno al collo dell’Italia»