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  • Sabato 19 maggio 2018

Cosa sappiamo della strage nella scuola in Texas

Il 17enne Dimitrios Pagourtzis ha ucciso 10 persone e ne ha ferite altrettante, ma la polizia non ha ancora parlato del movente

La scuola di Santa Fe dove è avvenuta la strage. (DANIEL KRAMER/AFP/Getty Images)
La scuola di Santa Fe dove è avvenuta la strage. (DANIEL KRAMER/AFP/Getty Images)

L’assalitore che venerdì ha sparato sugli studenti della Santa Fe High School, in Texas, si chiama Dimitrios Pagourtzis e ha 17 anni: è stato arrestato, dopo che aver ucciso 10 persone e averne ferite altrettante. Pagourtzis ha detto che voleva uccidersi al termine della strage, ma di non esserci riuscito. Nella scuola sono stati trovati anche due esplosivi rudimentali. È stata la più grave strage in una scuola americana da quella di tre mesi fa alla Marjory Stoneman Douglas High School di Parkland, in Florida, in cui furono uccise 17 persone.

Pagourtzis è entrato nella scuola intorno alle 7.30 di mattina, ora locale (le 15.30 in Italia), indossando un impermeabile sotto al quale nascondeva un fucile e una pistola. Secondo le testimonianze degli studenti, indossava una maglietta con scritto “Born to Kill”, nato per uccidere. Michael McCaul, deputato per il Texas, ha detto che prima di iniziare a sparare sugli studenti Pagourtzis ha gridato “Sorpresa”. Tra gli studenti nell’aula dove è avvenuta la sparatoria c’era anche l’ex ragazza di Pagourtzis, scrive il New York Times. Nel momento dell’attacco, nel campus c’erano due agenti di polizia, che secondo il governatore del Texas Greg Abbott sono intervenuti in fretta: almeno uno dei due è stato ferito al braccio, ed è stato soccorso dai rinforzi arrivati poco dopo, bloccando lo sparatore.

Pagourtzis aveva preso il fucile e la pistola da suo padre, che li deteneva legalmente. Non aveva precedenti penali, e secondo Abbott aveva dato pochi segnali di poter compiere una strage nella sua scuola, «a differenza di quanto successo a Parkland e a Sutherland Springs». La maglietta indossata durante la sparatoria, che compariva anche in alcune foto di Pagourtzis su Facebook, «era forse l’unico segnale, o almeno il più evidente». Il New York Times scrive che alcune foto sul suo profilo Facebook ora cancellate lasciavano pensare a un legame con il suprematismo bianco, anche se non ci sono veri collegamenti diretti. La polizia non ha ancora parlato dei possibili motivi dietro alla strage.

Le prime descrizioni di Pagourtzis fornite da insegnanti e compagni di scuola parlano di un ragazzo intelligente e introverso, che aveva subito molti episodi di bullismo, e sembra che avesse per questo cambiato scuola. La polizia ha interrogato altre due persone, una delle quali ha avuto un comportamento definito “sospetto” dopo la sparatoria.

Una veglia organizzata dopo la strage nella scuola di Santa Fe. (AP Photo/David J. Phillip)

Non sono ancora stati diffusi i nomi delle persone uccise nella sparatoria, ma alcune delle famiglie coinvolte hanno già comunicato il proprio lutto sui social network. Tra loro c’è la famiglia di Cynthia Tisdale, un’insegnante, mentre l’ambasciata pakistana a Washington ha espresso condoglianze per la morte della studentessa Sabika Sheikh.

Santa Fe è una città di poco più di 12mila abitanti, circa 50 chilometri a sud di Houston e a poca distanza dal Golfo del Messico. Il Texas è uno degli stati americani con le leggi più permissive per quanto riguarda le armi, nonché uno di quelli in cui la cultura delle armi e del secondo emendamento, quello che ne garantisce il diritto di possesso, è più sentita. Lo scorso novembre a Sutherland Springs, a circa 300 chilometri da Santa Fe, un uomo sparò in una chiesa battista durante una messa, uccidendo 26 persone, nella quinta sparatoria più grave della storia degli Stati Uniti.