L’Ecuador ridurrà le spese per la protezione di Assange a Londra

Il nuovo presidente Lenin Moreno – che aveva definito Assange un «sassolino nella scarpa» – ha detto che non verranno più impiegate agenzie di sicurezza private o agenti segreti

Julian Assange (AP Photo/Frank Augstein)
Julian Assange (AP Photo/Frank Augstein)

Il presidente dell’Ecuador Lenin Moreno ha ordinato la rimozione del sistema di sicurezza speciale usato proteggere il fondatore di WikiLeaks Julian Assange nell’ambasciata di Londra, dove si nasconde dal 2012.

L’annuncio è stato fatto il giorno dopo che un’indagine del Guardian aveva raccontato che da quando Assange si nasconde nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, il governo del paese ha speso più di 4 milioni di dollari per garantire la sua sicurezza personale. Tra le altre cose, il governo dell’Ecuador pagava un’agenzia di sicurezza esterna e utilizzava agenti segreti per spiare gli ospiti di Assange all’ambasciata.

Il sistema di sicurezza supplementare era stato voluto dall’ex presidente dell’Ecuador Rafael Correa, che aveva sempre difeso la scelta di offrire asilo politico ad Assange.  Nel 2012 Assange temeva che sarebbe stato estradato dal Regno Unito alla Svezia – dove era ricercato per rispondere a un’accusa di stupro – e che da lì sarebbe stato estradato negli Stati Uniti, dove invece è ricercato per spionaggio per le sue attività con WikiLeaks. Da allora, la richiesta di estradizione in Svezia è caduta (il processo si è interrotto perché Assange non poteva essere interrogato), ma Assange è ora ricercato dalle autorità britanniche perché quando ottenne la protezione dell’Ecuador violò i limiti della libertà vigilata a cui era sottoposto nel Regno Unito.

Da quando Moreno è al governo ha spesso parlato di Assange in toni molto diversi da quelli del suo predecessore, spiegando di voler trovare una soluzione a questa situazione. In un’occasione ha definito Assange un «sassolino nella scarpa» e lo scorso marzo ad Assange erano state imposte limitazioni sull’uso di Internet dopo che aveva diffuso su Twitter delle accuse al Regno Unito per l’avvelenamento della ex spia russa Sergei Skripal.