I detenuti della più grande prigione politica del Venezuela si sono ribellati

E hanno preso il controllo della struttura, dicono diversi attivisti, per protestare contro le sistematiche torture compiute contro di loro

La prigione Helicoide a Caracas (Damián Fossi/Flickr)
La prigione Helicoide a Caracas (Damián Fossi/Flickr)

Attivisti venezuelani hanno detto che i detenuti della più nota prigione politica del Venezuela, El Helicoide, a Caracas, hanno preso il controllo della struttura per protestare contro le presunte torture compiute dalle guardie carcerarie sull’attivista Gregory Sanabria, e in generale contro la sistematica violazione dei loro diritti. Roderick Navarro, attivista venezuelano esiliato che è in contatto con i detenuti di El Helicoide, ha detto al Guardian: «I prigionieri si sono infuriati e hanno deciso di fermare la situazione. Chiedono la libertà, chiedono un sistema sanitario, chiedono il rispetto dei diritti umani, vogliono che l’aggressione e la tortura si interrompano».

Sui social media stanno circolando da ieri immagini e video che sembrano mostrare le prime fasi della protesta. In un video si vedono i detenuti correre fuori dalle rispettive celle e chiedere aiuto all’esterno. In un altro un detenuto dice in camera: «Siamo qui perché siamo stanchi di essere torturati».

El Helicoide è una struttura enorme che si trova nel quartiere Roca Tarpeya di Caracas: è a forma di piramide e negli anni Cinquanta era un centro commerciale che fu poi convertito nella sede centrale dell’agenzia di intelligence venezuelana, il Servizio Bolivariano de Inteligencia Nacional, diventando il simbolo del sempre maggior autoritarismo del regime. La rivolta dei detenuti è iniziata ieri, quattro giorni prima delle elezioni presidenziali che si terranno domenica in Venezuela e che sono state definite da diversi altri paesi sudamericani, dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea «illegittime», perché non rispettano gli standard minimi richiesti dalla comunità internazionale.