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  • Mercoledì 16 maggio 2018

La donna che guiderà la CIA piace a tutti ma nessuno può dire il perché

Gina Haspel è un personaggio misterioso: chi la conosce ne parla solo bene, ma su di lei ci sono montagne di informazioni secretate

Gina Haspel (ALEX BRANDON/AFP/Getty Images)
Gina Haspel (ALEX BRANDON/AFP/Getty Images)

Gina Haspel potrebbe diventare presto il nuovo capo della CIA, la prima donna a ricoprire questo ruolo nella storia della nota agenzia di intelligence statunitense. Haspel, 61 anni, si sottoporrà mercoledì al voto della commissione sull’Intelligence del Senato americano, e la prossima settimana a quello dell’intera aula del Senato. Sembra potercela fare – ha l’appoggio di quasi tutti i Repubblicani e qualche Democratico – ma alcuni dubbi sulla sua nomina rimangono. E non solo perché la sua carriera nella CIA è legata in parte all’uso di tecniche violente di interrogatorio, ma anche perché del suo passato si continua a sapere molto poco: quasi tutti i documenti che la riguardano, infatti, sono secretati.

Il processo di nomina di Haspel a capo della CIA è stato diverso da quello di quasi tutti i suoi predecessori. Haspel la lavorato come spia per oltre 30 anni, ha partecipato a missioni sotto copertura, ha supervisionato prigioni segrete all’estero, è stata a capo dell’importante ufficio di Londra e attualmente è vicedirettrice dell’agenzia. I direttori che l’hanno preceduta, invece, erano quasi tutti civili e senza esperienze operative: l’ultimo direttore a essere stato anche un agente fu William Colby, nel 1973.

Il nome di Haspel è stato proposto da Donald Trump, ma ha raccolto molto rapidamente consensi anche tra gli oppositori dell’attuale amministrazione e tra molti funzionari e agenti operativi della CIA. È stato sostenuto per esempio da John Brennan, capo dell’agenzia sotto la presidenza di Barack Obama e critico severissimo di Trump, da James Clipper, ex direttore dell’intelligence nazionale, e anche da alcuni politici Democratici, come per esempio Evan Bayh, ex governatore dell’Indiana, e l’influente senatore Mark Warner. Di lei nell’ambiente della CIA si parla quasi solo bene, spesso benissimo: si dice che sia preparata come nessun altro, che abbia enorme esperienza e che sia abbastanza neutrale e non-politica da saper contraddire il presidente degli Stati Uniti, se questo volesse dire proteggere l’agenzia. Il problema è che nessuno può dire niente di più preciso, per argomentare questi giudizi: ci sono montagne di informazioni riservate sul lavoro di Haspel che per ragioni di sicurezza nazionale non verranno rese pubbliche.

L’audizione di Haspel della scorsa settimana alla commissione Intelligence del Senato ha lasciato frustrati diversi senatori Democratici, che volevano più informazioni e invece hanno ricevuto risposte vaghe ed evasive.

Uno dei punti più controversi della carriera di Haspel – e che non è stato chiarito nemmeno durante l’audizione – è il periodo nel quale fu mandata in Thailandia a gestire una prigione della CIA, alla fine dell’ottobre 2002. Durante la sua direzione ci fu almeno un caso di tortura, che all’epoca era parte delle procedure adottate della CIA negli interrogatori: Abd al Rahim al Nashiri, accusato di essere coinvolto nell’attentato al cacciatorpediniere statunitense USS Cole, fu sottoposto al waterboarding tre volte. Tre anni più tardi Jose Rodriguez, l’allora capo dei servizi clandestini della CIA, ordinò la distruzione delle registrazioni video che mostravano il waterboarding nella prigione thailandese: il nome di Haspel, che era il capo dello staff di Rodriguez, fu trovato nel documento che ordinava l’eliminazione dei nastri. Il Senato ha anche ottenuto alcune conversazioni interne al sistema di messaggistica istantanea della CIA nelle quali sembra che Haspel non sollevi obiezioni riguardo ai metodi violenti usati negli interrogatori per avere informazioni dai sospettati di al Qaida.

Riguardo alla pratica della tortura, durante l’audizione di fronte al Senato, Haspel ha detto: «Capisco che molte persone nel paese vogliano sapere quale sia la mia opinione sul vecchio programma di interrogatori e detenzioni della CIA [programma che è stato smantellato, ndr]. Avendo servito l’agenzia in quel periodo turbolento, vi posso dare la mia parola, chiara e senza riserve, che sotto la mia leadership la CIA non ricomincerà ad applicare quel programma di interrogatori e detenzioni». Haspel non ha voluto però dire se ritiene oggi «immorali» le torture usate come metodo di interrogatorio dalla CIA negli anni successivi agli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001.

Alcuni critici di Haspel sostengono che la CIA abbia messo in giro storie e aneddoti favorevoli sul suo conto per favorirne la nomina, sfruttando il fatto che queste stesse storie non possono essere smentite perché sono secretate. Mark Warner, senatore Democratico della Virginia e membro della commissione sull’Intelligence, ha definito la mancanza di trasparenza “inaccettabile” e ha chiesto ad Haspel di usare la sua autorità per declassificare e rendere pubbliche le informazioni sulla sua carriera (ma poi ha annunciato che voterà a favore della sua nomina). Haspel ha risposto che non lo farà. Ron Wyden, senatore Democratico dell’Oregon, ha messo in guardia dai pericoli di approvare una nomina così importante sulla base di pochissime informazioni, per lo più attentamente selezionate: «Sono molto preoccupato del fatto che un’impostazione di questo tipo possa creare un precedente che equivale a una conferma segreta. Perché se possono continuare a fare quello che hanno fatto finora, [il caso di Haspel] non sarà l’ultima conferma segreta che vedremo».