È morto Ermanno Olmi

Aveva 86 anni ed era tra i più noti registi italiani, ricordato soprattutto per “L'albero degli zoccoli”

(ANSA / MATTEO BAZZI)
(ANSA / MATTEO BAZZI)

Ermanno Olmi, uno dei più noti registi italiani, è morto nella notte tra domenica e lunedì, a 86 anni. Olmi era malato da tempo, ed era stato ricoverato d’urgenza venerdì sera all’ospedale di Asiago, in provincia di Vicenza. Olmi era originario della provincia di Bergamo, la zona dove ambientò L’albero degli zoccoli (1978), il suo film più famoso che vinse la Palma d’Oro al 31esimo festival di Cannes. Il suo ultimo film, Torneranno i prati, era uscito nel 2014. Oltre ai suoi molti film, Olmi è ricordato principalmente per le decine di documentari che girò, cominciando negli anni Cinquanta per arrivare fino al 2017, quando uscì Vedete, sono uno di voi, dedicato al cardinale Carlo Maria Martini.

Olmi era nato nel 1931 a Bergamo, ma era cresciuto a Treviglio, nella provincia. Suo padre morì in un bombardamento durante la Seconda guerra mondiale, mentre lavorava in uno stabilimento della Edison. Olmi trovò lavoro nella stessa azienda, quando si trasferì a Milano negli anni Cinquanta, e fu lì che ebbe le sue prime esperienze con il cinema: si occupò infatti di girare diversi documentari sugli operai dell’azienda, tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta.

Il suo primo film, Il tempo si è fermato, uscì nel 1958, e raccontava dell’amicizia tra due uomini che vivono in un’isolata località in montagna. Conteneva già molti temi tipici dei suoi film più famosi, come l’attenzione per le storie di persone povere e umili, e il rapporto dell’uomo con la natura. Il posto, che uscì nel 1961, raccontava invece di un ragazzo e una ragazza che trovano lavoro in un’azienda di Milano, e vinse il premio della critica al festival di Venezia.

Dopo alcuni film che non ebbero lo stesso successo, Olmi girò tra il 1977 e il 1978 L’albero degli zoccoli, un monumentale film di tre ore interamente in dialetto bergamasco, ambientato a Palosco, nella campagna lungo il fiume Serio. Utilizzò come attori veri contadini, per raccontare la storia di quattro famiglie che vivono in una cascina. L’albero del titolo è quello che uno dei padri taglia di nascosto per ricavarne un nuovo paio di zoccoli per il figlio. Il film ottenne un grande successo di critica, e oltre al festival di Cannes vinse anche il David di Donatello.

Negli anni Ottanta Olmi dovette abbandonare l’attività di regista per diversi anni, per via di una malattia. Quando tornò girò prima Lunga vita alla signora!, che ruota interamente intorno a una cena di gala e vinse il Leone d’Argento a Venezia, e poi nel 1987 La leggenda del santo bevitore, basato sull’omonimo racconto di Joseph Roth e con protagonista Rutger Hauer, cioè il replicante Roy di Blade Runner. Il film vinse il Leone d’Oro a Venezia.

Nel 1993 girò Il segreto del bosco vecchio, ispirato al romanzo di Dino Buzzati e con protagonista Paolo Villaggio, mentre nel 2001 diresse Il mestiere delle armi, ambientato in Italia nel Cinquecento, che ottenne un buon successo internazionale. Qualche anno dopo partecipò insieme al regista iraniano Abbas Kiarostami e all’inglese Ken Loach a Tickets, un film in tre episodi sui viaggi in treno. Negli anni Duemila, Olmi si dedicò principalmente ai documentari, mentre nel suo ultimo film, Torneranno i prati, Olmi aveva raccontato le battaglie di trincea sull’altopiano di Asiago durante la Prima guerra mondiale.