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  • Domenica 6 maggio 2018

La storia dei “narcopiso”, in Spagna

Nelle grandi città ci sono migliaia di appartamenti rimasti sfitti a causa della crisi: ora sono diventati un rifugio per spacciatori e tossicodipendenti

(LOLA BOU/AFP/Getty Image)
(LOLA BOU/AFP/Getty Image)

La crisi economica in Spagna si è manifestata soprattutto come crisi immobiliare: i prezzi delle case, cresciuti a dismisura nel corso degli anni Duemila, sono improvvisamente crollati mettendo in crisi banche e privati. Oggi la Spagna è fuori dalla crisi ma ci sono ancora decine di migliaia di appartamenti sfitti, costruiti nel momento del boom e che oggi nessuno vuole comprare. Un reportage di AFP ha raccontato la storia dei “narcopiso”, le case abbandonate nei centri di Madrid e Barcellona, trasformate negli ultimi anni in rifugi per spacciatori e tossicodipendenti.

Un esempio di “narcopiso”, che significa letteralmente “casa della droga”, è il palazzo dove vive Begona Sebastian, una contabile di 51 anni che abita a Lavapiés, quartiere piuttosto centrale di Madrid, poco distante dalla stazione ferroviaria di Atocha. Sebastian ha raccontato ad AFP che nel 2013 alcuni spacciatori occuparono un appartamento sfitto di proprietà di una banca che ne aveva sfrattato i precedenti proprietari a causa di ritardi nel pagamento del mutuo. In poco tempo l’appartamento si riempì di tossicodipendenti che entravano per comprare la droga. Le scale erano sempre piene di siringhe, di feci e di urina. C’erano risse e gli altri abitanti del palazzo temevano da un momento all’altro un incidente causato dalle bombole di gas che gli spacciatori utilizzavano per scaldarsi. Sebastian ha impiegato tre anni a far sfrattare gli spacciatori e oggi un muro chiude la porta di ingresso dell’appartamento, per evitare che qualcun altro provi a occuparlo.

Sebastian ha raccontato ad AFP che chi abita nel quartiere è in grado di riconoscere i “narcopiso” con una sola occhiata. Basta notare le porte sfondate e i vetri delle finestre sostituiti con pezzi di cartone. Oltre a Lavapiés, sono nella stessa situazione diversi quartieri poveri delle principali città spagnole: per esempio Puente de Vallecas, nel sud di Madrid, e il Raval, nel centro di Barcellona, dove a partire dal 2016 c’è stato un aumento vertiginoso di “narcopiso” che a sua volta ha causato proteste da parte dei residenti.

Il sindaco di Barcellona, Ada Colau, è a capo di un’amministrazione di sinistra ed è un’ex attivista che si occupava proprio di diritto alla casa. Secondo Colau e la sua amministrazione, una delle soluzioni al problema è convincere i proprietari degli appartamenti sfitti a venderli o affittarli. Ma è quasi impossibile per un amministratore convincere o obbligare un privato ad andare contro i suoi interessi economici. Colau, che tra un anno dovrà affrontare delle elezioni in cui il tema dei “narcopiso” rischia di diventare centrale, è ricorsa anche a mezzi più tradizionali, come assumere più poliziotti e installare telecamere di sicurezza davanti alle abitazioni occupate dagli spacciatori. Gli abitanti di Barcellona intanto si sono organizzati, elaborando un “protocollo” per gestire i casi di “narcopiso”: al primo punto c’è il divieto assoluto di fronteggiare da soli gli spacciatori. Il modo migliore per gestire la situazione è raccogliere più testimonianze possibili e denunciare la situazione alla polizia.

È difficile, comunque, trovare statistiche di questo fenomeno. Il ministero dell’Interno spagnolo, spiega AFP, non le raccoglie: bisogna quindi fare riferimento ai dati delle amministrazioni locali. La polizia della regione di Madrid dice che nel 2017 ha smantellato 105 “narcopiso”, arrestando 314 persone. La polizia catalana sostiene di aver perquisito dall’inizio dell’anno 17 appartamenti nel corso di indagini legate al traffico di droga, arrestando 34 persone (AFP non spiega però se si tratta del totale delle operazioni antidroga o soltanto di quelle mirate ai “narcopiso”).

Secondo le autorità, la causa principale del fenomeno “narcopiso” è la crisi economica che ha mandato in rovina migliaia di famiglie, che non hanno più potuto pagare le rate del mutuo. Le banche si sono quindi riprese le abitazioni, ora senza inquilini e pronte per essere occupate da spacciatori e tossicodipendenti. Mentre questo accade, i proprietari degli appartamenti occupati sono restii a vendere gli appartamenti e anche ad affittarli, perché i prezzi di mercato sono ancora così bassi che farlo comporterebbe una grossa perdita di denaro. Preferiscono attendere nella speranza che i prezzi di mercato inizino a salire (il che è non è destinato ad accadere molto presto, visto lo stato in cui versano le abitazioni). Una delle zone più colpite da questo fenomeno è il Ravel, a Barcellona, dove centinaia di abitazioni di proprietà di società finanziarie sono abbandonate e occupate illegalmente.

Secondo la polizia e gli assistenti sociali, all’origine del fenomeno dei “narcopiso” ci sono anche le operazioni della polizia che hanno spinto gli spacciatori a spostarsi dalla periferia ai centri città. Gli appartamenti sfitti e abbandonati sono così diventati un rifugio naturale dove ricominciare le attività che fino a pochi anni fa si svolgevano lontano dagli occhi della gran parte dei cittadini. «Il traffico si sposta a seconda di dove è diretta la pressione della polizia», ha spiegato ad AFP un attivista catalano, Josep Rovira.

Questa sembra essere la caratteristica più particolare del fenomeno dei “narcopiso”, che lo distingue da situazioni di degrado diffuse nelle periferie di qualunque altra città. La crisi immobiliare spagnola ha creato un ambiente particolarmente favorevole allo spaccio e lo ha fatto nel centro delle grandi metropoli dove, solitamente, non ci sono simili situazioni di degrado. TeleMadrid, ad esempio, ha scoperto un “narcopiso” nel centro del quartiere finanziario di AZCA, a Madrid, mentre a Barcellona numerosi “narcopiso” si trovano a pochi metri dalle Ramblas, le grandi vie affollate di turisti che attraversano il centro storico.

Occupare un’abitazione e usarla per lo spaccio di droga è relativamente poco rischioso perché per sfrattare qualcuno, in Spagna come in Italia, c’è bisogno di un ordine del tribunale, non può occuparsene semplicemente la polizia. Ma i tribunali impiegano molto tempo a svolgere tutte le pratiche necessarie, così possono passare mesi tra la denuncia e lo sfratto vero e proprio. Alla diffusione dei “narcopiso” si accompagna anche una maggiore diffusione della droga, che negli ultimi anni è comune a tutto il continente.

Anche se è complesso avere dati certi, da studi e analisi risulta che il consumo di hashish e cocaina è in crescita e secondo l’European Drug Report anche il consumo di eroina è in aumento: il 2017 è stato il terzo anno consecutivo in cui l’utilizzo di oppioidi è aumentato in quasi tutta Europa, dopo un lunghissimo periodo di continuo declino. Molti degli abitanti di El Ravel intervistati da AFP ricordano la crisi dell’eroina che colpì la Spagna nel 1980 (e che fu altrettanto forte in quasi tutto il resto del continente). «Nella mia generazione tutti abbiamo perso almeno un amico a causa dell’eroina e non vogliamo che quella situazione ritorni», ha raccontato Manolo Osuna, un postino di 54 anni.

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