Gibson ha dichiarato fallimento

La storica azienda di chitarre elettriche continuerà a produrre strumenti musicali, ma abbandonerà altri progetti e cambierà proprietà

(JOE KLAMAR/AFP/Getty Images)
(JOE KLAMAR/AFP/Getty Images)

Gibson, una delle più famose aziende americane di chitarre elettriche, ha fatto ricorso al capitolo 11 del Codice fallimentare degli Stati Uniti, che consente ai debitori di ottenere agevolazioni per ripagare i propri debiti. Gibson ha spiegato che non chiuderà né smetterà di produrre chitarre elettriche, ma che riorganizzerà la società smantellando la divisione che produce cuffie, casse e altri accessori elettronici. Tornerà a concentrarsi sulla sua attività originale, quella delle chitarre elettriche e dei componenti audio professionali, che è stata finora più stabile. Il controllo della società passerà ai debitori, che rileveranno tra le altre le quote del CEO Henry Juszkiewicz, che ne detiene il 39 per cento e comprò l’azienda nel 1986.

Gibson ha almeno 150 milioni di dollari di debiti, che secondo CNN Bloomberg potrebbero arrivare fino a 500 milioni. Ha però trovato accordi con i creditori per restituire circa il 69 per cento dei propri debiti, attraverso un piano definito dal capitolo 11. A non funzionare per l’azienda sono stati soprattutto alcuni grossi investimenti recenti, come quello che ha portato all’acquisizione della divisione audio di Philips nel 2014, per 135 milioni. Gibson non produrrà più componenti audio a marchio Philips, ma oltre alle chitarre manterrà le proprie linee di casse audio per professionisti.

La società fu fondata nel 1902 e oggi ha sede a Nashville, in Tennessee. A partire dagli anni Cinquanta ha progettato e costruito alcuni dei modelli più famosi di chitarre elettriche di sempre, che hanno fatto la storia della musica rock: soprattutto la Les Paul, la SG, la E-335 e la Flying V. A usare le Gibson sono stati alcuni dei più celebri chitarristi rock di sempre, da Jimmy Page a Chuck Berry ad Angus Young a Slash. Insieme a Fender, storica azienda rivale, per decenni Gibson si è spartita larga parte del mercato delle chitarre elettriche, che però recentemente ha subito una grave flessione.

La progressiva perdita di rilevanza della musica rock nell’industria discografica, che ha interessato soprattutto le fasce più giovani della popolazione, ha provocato una grande riduzione dei ragazzi che vogliono imparare a suonare la chitarra elettrica. Come ha spiegato il sito Digital Music News, l’interesse per la musica tra i più giovani non è diminuito: ma la chitarra elettrica non è più uno strumento figo e attraente, in tempi di grande popolarità di generi come l’hip hop e la musica elettronica. Ne hanno fatto le spese anche Fender, che ha dovuto rinunciare a quotarsi in borsa nel 2012, e Guitar Center, la più grande catena di negozi di chitarre degli Stati Uniti, che ha accumulato 1,6 miliardi di debiti. Dal 2007 al 2017 negli Stati Uniti si è passati da vendere 1,5 milioni di chitarre elettriche a circa un milione.

Riorganizzando la società e concentrandosi sulla produzione di chitarre, Gibson spera di ritrovare una stabilità finanziaria che le permetta di ripagare i propri debiti. Da mesi si sapeva che Gibson era in cattive acque, e si era parlato di un suo possibile ricorso al Codice fallimentare: inizialmente l’azienda aveva smentito, sostenendo che avrebbe trovato un altro modo per ripagare i debiti. Secondo Bloomberg, i principali creditori hanno messo come condizione per un accordo per restituire i debiti la rimozione di Juszkiewicz.