Breve storia di Luther Blissett

In principio era il calciatore, che oggi compie sessant'anni, ma poi divenne soprattutto il nome di un "collettivo di destabilizzatori del senso comune"

Luther Blissett con la maglia del Milan, 1983
(Ap Photo/Carlo Fumagalli)
Luther Blissett con la maglia del Milan, 1983 (Ap Photo/Carlo Fumagalli)

Luther Loide Blissett fu un calciatore e allenatore britannico di origini giamaicane. Nacque a Falmouth, in Inghilterra, il primo febbraio di sessant’anni fa, ma non ebbe una carriera grandiosa: se il suo nome viene ricordato è perché divenne lo pseudonimo del collettivo di sinistra divenuto celebre con il romanzo Q, pubblicato in Italia nel 1999.

Il vero Luther Blissett esordì a diciassette anni come centravanti del Watford, una squadra britannica famosa soprattutto per essere stata di proprietà di Elton John. Negli anni Ottanta arrivò a vincere il titolo di capocannoniere e diventò uno dei primi calciatori neri a giocare con la Nazionale inglese, ma all’inizio della sua carriera aveva qualche problema a segnare: venne dunque soprannominato “Luther Miss it”, cioè “sbaglialo”.

Nonostante questo nel 1983 Giuseppe Farina, allora presidente del Milan, lo acquistò. Visti i risultati – 5 reti in 30 presenze – presto disse: «Blissett me lo ha consigliato un giardiniere di Londra». Gianni Brera cominciò a chiamarlo “Callonissett”, in onore di Egidio Calloni detto lo “Sciagurato”, un altro centravanti del Milan. A fine stagione Blissett tornò al Watford e continuò a fare cose discrete. Nel 1994 decise di intraprendere la carriera di allenatore: fece parte dello staff tecnico del Watford dal 1996 al 2001 e poi tornò a giocare con alcune squadre minori inglesi. Nell’aprile del 2007 decise di fondare una scuderia automobilistica.

Un titolo della Gazzetta dello Sport dedicato a Luther Blissett.

Nel frattempo, mentre tutti si dimenticavano di Luther Blissett, il suo nome divenne famoso: «Chiunque può essere Luther Blissett, semplicemente adottando il nome di Luther Blissett», c’era scritto nel manifesto del collettivo Luther Blissett, che negli anni Novanta firmò diverse azioni di disturbo e cosiddetta “guerriglia culturale” in Italia e in altri paesi europei.

La “fotografia” di Luther Blissett.

L’altro Luther Blissett, o meglio gli altri Luther Blissett, iniziarono prendendo di mira il celebre programma tv Chi l’ha visto?: diffusero la notizia (inventata) che il fantomatico artista e illusionista Harry Kipper si fosse perso. Poi fecero credere al Resto del Carlino alla leggenda di una prostituta, L. B., sieropositiva, che forava i preservativi prima del rapporto. Lo stesso giorno in cui il Carlino veniva ridicolizzato perché L. B. era in realtà Luther Blissett, il TG2 e il TG3 regionale diedero la (falsa) notizia che Naomi Campbell fosse segretamente a Bologna per farsi visitare da un chirurgo estetico; presero in giro la casa editrice Mondadori, diffusero la falsa notizia del suicidio di Susanna Tamaro, tra il 1995 e il 1997 si inventarono che a Viterbo si praticavano messe nere e sacrifici carnali che vennero raccontati anche da Studio Aperto, dando origine a una specie di psicosi collettiva. Le loro provocazioni prendevano di mira soprattutto i media italiani, con l’intento di mostrare le loro impreparazioni, la loro sete di sensazionalismo e le storture che potevano generare.

In seguito organizzarono performance e scrissero dei libri. Il più famoso è sicuramente Q, pubblicato per Einaudi nel 1999. Presentato come il libro di un gruppo di “destabilizzatori del senso comune”, Q è un romanzo storico: arrivò in finale al Premio Strega, ma gli autori non andarono alla cerimonia definendo lo Strega “una buffonata, una delle tante istituzioni inutili di questo paese”.

Alla fine degli anni Novanta fu annunciato un “seppuku”, definito un suicidio simbolico dei Luther Blissett originari, da cui nel 2000 nacque il collettivo di estrema sinistra Wu Ming (attivo ancora oggi). Le storie sul collettivo Luther Blissett arrivarono anche a Luther Blissett quello vero, che nel 2004, dopo il successo di Q, lesse in italiano durante il programma Fantasy Football lo slogan dei Luther Blissett, quello che invitava chiunque a essere Luther Blissett (nel video, dal minuto quattro).