Lëtzebuerg ass erëm am Moud

Se non capite cosa c'è scritto, è perché non siete tra le 390.000 persone che parlano lussemburghese: una lingua che nel suo piccolo sta tornando di moda

La lingua lussemburghese è parlata solo da 390mila persone in tutto il mondo. Non è nemmeno la lingua più parlata dai 576mila abitanti del Granducato di Lussemburgo, dove è prevalente l’uso del francese e dove comunque è considerata lingua nazionale da poco più di trent’anni. Dal 2010 – per via del suo sempre minore utilizzo – è una delle 2.464 lingue considerate a rischio di estinzione dall’UNESCO, ma negli ultimi anni la sua popolarità ha ricominciato a crescere e ora il Lussemburgo vorrebbe che venisse aggiunta alle 24 lingue ufficiali dell’Unione Europea, come parte di un progetto più ampio per usarlo di più, nelle scuole, nelle biblioteche, negli uffici governativi e nelle ambasciate.

In Lussemburgo – quel paese grande più o meno quanto la provincia di Piacenza che si trova tra Belgio, Francia e Germania – si parlano tante lingue diverse: la più parlata è il francese, che è la lingua con cui si scrivono anche le leggi, seguita dal lussemburghese, dal tedesco e dall’inglese. Il lussemburghese (Lëtzebuergesch) è soprattutto una lingua che si parla in casa, un po’ come succedeva ai dialetti italiani alcune decine di anni fa. Nelle scuole primarie viene usato per comunicare in classe, ma poi viene completamente sostituito nelle scuole secondarie dal tedesco – che è anche la lingua in cui si insegna a scrivere ai bambini – e dal francese. Solo nel 1984 gli è stato dato lo status di lingua nazionale, che bisogna conoscere per ottenere la cittadinanza lussemburghese, ed è lingua ufficiale insieme a francese e tedesco, insieme ai quali viene usato nei documenti amministrativi.

È una lingua germanica, simile al tedesco e in particolare ai dialetti “mosellani”, cioè che si parlano lungo il corso del fiume Mosella. È però influenzato dal francese, con cui condivide molte parole, tra cui “merci“, cioè “grazie”. “Buongiorno” invece si dice “Gudde Moien“, molto più simile all’analogo tedesco “Guten Morgen“. “Jo” significa “sì”, “neen” no.

Una canzone sul Lussemburgo in lussemburghese:

Un po’ inaspettatamente, negli ultimi anni sempre più persone in Lussemburgo hanno deciso di studiare il lussemburghese e il ministero della Cultura ha detto che nell’ultimo anno scolastico, 6.500 persone si sono iscritte a corsi di lussemburghese, più del doppio di 10 anni prima. Non è chiaro a cosa sia dovuto questo ritorno di moda della lingua, che di fatto non è necessario sapere per poter vivere e lavorare in Lussemburgo: un’ipotesi è che siccome viene usata nelle scuole, i genitori immigrati nel paese decidano di studiarla per stare al passo coi loro figli. In ogni caso il Lussemburgo sta cercando di capitalizzare questo successo.

Il piano del governo per proteggere e salvaguardare il lussemburghese ha previsto, tra le altre cose, un ampliamento delle competenze del Consiglio permanente della lingua lussemburghese (CPLL), una specie di Accademia della Crusca per il lussemburghese, che esiste dal 1998. Il CPLL dovrà realizzare una grammatica codificata della lingua, organizzare campagne di comunicazione nazionali sull’ortografia e curare un dizionario online. Guy Arendt, il ministro della Cultura del Lussemburgo, ha detto al Guardian che lo scopo del governo non è rendere il lussemburghese l’unica lingua ufficiale, ma garantirne la coesistenza al fianco di francese e tedesco: «Non penso che la nostra lingua sia sul punto di scomparire. Le email, gli sms e i messaggi sui social network l’hanno resa, almeno nella forma scritta, più usata che mai».

Il lussemburghese però non è compatibilissimo con i social network, non essendo tra le lingue in cui si possono usare Facebook e Twitter (che è disponibile in esperanto). Anche nel mondo dell’editoria è un po’ trascurato: dei 134 libri pubblicati in Lussemburgo tra il 2015 e il 2016, solo il 7 per cento era in lussemburghese. Google Traduttore, però, traduce da e in lussemburghese.

Perché c’è il Lussemburgo?