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  • Lunedì 27 novembre 2017

L’economia russa ha ricominciato a crescere

Per la prima volta dopo la recessione del 2014: è una buona notizia per il presidente Vladimir Putin, che punta – indovinate – a vincere di nuovo le elezioni

Il presidente russo Vladimir Putin (Mikhail Klimentye/Pool Photo via AP)
Il presidente russo Vladimir Putin (Mikhail Klimentye/Pool Photo via AP)

Il 2017 potrebbe essere un anno di crescita per l’economia della Russia, e non succedeva dalla recessione economica iniziata nel 2014. Il ministro delle Finanze russo ha stimato che la crescita economica sarà del 2,1 per cento rispetto all’anno precedente. Gli indicatori economici positivi sono diversi: per esempio l’inflazione potrebbe stabilizzarsi attorno al 4 per cento – alta, ma più bassa rispetto al recente passato – e la domanda interna di consumi potrebbe essere molto superiore ai valori registrati negli ultimi anni. Il governo russo dovrà affrontare molti problemi non ancora risolti – la debolezza del settore bancario e la vulnerabilità alle oscillazioni del prezzo del petrolio e del gas, tra gli altri – ma intanto la prima crescita economica da anni potrà essere usata dal presidente russo Vladimir Putin per rafforzare ulteriormente la sua posizione in vista delle prossime elezioni, che si terranno nel marzo 2018.

Per molto tempo la situazione economica in Russia è stata uno dei problemi più gravi per il governo di Putin. L’economia russa aveva subìto il primo colpo con il crollo del prezzo del petrolio, la cui vendita rappresenta una buona fetta delle esportazioni russe. La situazione era peggiorata con l’imposizione dalle sanzioni economiche internazionali per l’intervento russo nella crisi in Ucraina e per le sue interferenze nella campagna elettorale presidenziale del 2016 negli Stati Uniti. La crisi, comunque, non era stata improvvisa. L’economia russa aveva mostrato già in precedenza importanti segni di debolezza per via della forte dipendenza dell’economia dalle esportazioni di petrolio e gas, dell’eccessivo ruolo dello stato nell’economia e di una macchina burocratica enorme e inefficiente.

Putin era riuscito comunque a mantenere solido il suo potere in Russia, limitando le libertà delle opposizioni e controllando la stragrande maggioranza degli organi di stampa nazionali. Negli ultimi mesi, inoltre, il suo governo ha avviato una serie di grandi e costosi progetti infrastrutturali che hanno contribuito a risollevare l’economia: per esempio è cominciata la costruzione di un ponte sullo stretto di Kerc, che collegherà la Crimea con la penisola di Taman, di un grande gasdotto che arriverà fino in territorio cinese, e degli stadi per il Mondiale di calcio che si giocherà in Russia il prossimo anno.

Putin è il grande favorito a vincere le elezioni in Russia del marzo 2018, anche per mancanza di veri avversari. Un sondaggio realizzato a ottobre dall’organizzazione indipendente Levada Center ha rilevato che due terzi degli elettori russi hanno intenzione di votare Putin. Secondo diversi osservatori ed economisti, comunque, la crescita dell’economia russa trainata dall’intervento statale non continuerà nel lungo periodo, a meno che il governo non decida intervenire con importanti riforme, come per esempio l’aumento dell’età pensionabile (attualmente 55 anni per le donne e 60 per gli uomini). Ci sono ancora molti problemi da risolvere, buona parte dei quali sono strutturali: la corruzione dilagante, la mancanza di investimenti privati locali e i pochi incentivi alle attività dei piccoli e medi imprenditori che potrebbero ridare dinamismo all’economia russa, tra gli altri.