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  • Mercoledì 1 novembre 2017

Cosa sappiamo dell’attentato a New York

Cinque delle otto persone uccise da un furgone a Manhattan erano argentine; l'autista è uzbeko, ha 29 anni e preparava l'attacco da settimane seguendo le indicazioni dell'ISIS

(AP Photo/Craig Ruttle)
(AP Photo/Craig Ruttle)

Ieri, quando in Italia erano circa le 20.30, un furgone ha colpito uno scuolabus e investito diverse persone su una pista ciclabile nella zona sud di Manhattan, New York. Nell’attacco sono state uccise 8 persone e altre 11 sono state ferite. Quello che è successo è stato trattato quasi subito come un attentato terroristico, anche se finora non c’è stata alcuna rivendicazione. L’uomo alla guida del furgone è stato ferito da colpi d’arma da fuoco sparati dalla polizia e poi arrestato. Nelle ultime ore stanno emergendo diverse informazioni sul suo conto: si chiama Sayfullo Saipov, ha 29 anni, è originario dell’Uzbekistan e lavorava come autista per Uber, il famoso servizio di auto private a noleggio con conducente. Non ha precedenti penali. Oggi il governatore di New York, Andrew Cuomo, ha confermato una notizia che era già circolata ieri sera: cioè che dentro il furgone usato per compiere l’attacco sono stati trovati dei riferimenti allo Stato Islamico (o ISIS). Cuomo ha anche detto che l’attentatore si è radicalizzato da solo e la polizia di New York ha aggiunto in conferenza stampa che Saipov preparava l’attacco da settimane, seguendo le indicazioni che l’ISIS aveva pubblicato online per i suoi sostenitori.

La dinamica dell’attacco è stata chiarita grazie a diverse testimonianze fornite alla polizia e ai giornali (la zona colpita è molto trafficata). Intorno alle 15.30 ora locale, l’uomo alla guida del furgone ha invaso la pista ciclabile investendo diverse persone. Dopo alcune decine di metri ha colpito uno scuolabus, e poco dopo ha abbandonato il furgone. La polizia di New York ha detto che una volta sceso, l’uomo ha mostrato un’arma da paintball (un gioco in cui ci si sparano palline di vernice) e un’altra ad aria compressa. Il New York Times dà per certo che una volta sceso dal furgone l’uomo abbia gridato Allahu Akbar, “Dio è il più grande” in arabo. La polizia ha sparato ferendo l’uomo all’addome, prima di arrestarlo.

Nelle ultime ore sono emerse diverse informazioni sull’identità delle persone uccise nell’attentato. Cinque di loro erano cittadini argentini intorno ai quarant’anni. Si trovavano a New York per festeggiare l’anniversario dei 30 anni del loro diploma di liceo insieme alla loro classe. Una delle persone uccise è di nazionalità belga, era in vacanza insieme a sua madre e a sua sorella. Le altre due persone morte nell’attacco non sono ancora state identificate.

Cuomo ha detto che stando alle informazioni disponibili al momento sembra che Saipov abbia agito da solo, senza l’appoggio di una rete. Anche il presidente americano Donald Trump l’ha lasciato intendere, nel suo primo tweet dopo l’incidente. Nel suo secondo tweet, però, ha fatto esplicito riferimento allo Stato Islamico (o ISIS). In molti stanno ipotizzando che dietro l’attacco ci sia proprio l’ISIS.

Rukmini Callimachi, esperta giornalista del New York Times che si occupa di terrorismo e Medio Oriente, ha fatto notare che l’ISIS potrebbe anche decidere di non rivendicare l’attacco, se anche fosse appurato che Saipov sia stato ispirato dalla sua propaganda o fosse in contatto con una cellula del gruppo. Di solito infatti l’ISIS non rivendica attentati in cui il responsabile è stato catturato (anche se Callimachi scrive che in passato ci sono state delle eccezioni).