Vacanze nei sanatori sovietici

A rilassarsi e rinvigorirsi con trattamenti più o meno tradizionali

I sanatori sono una cosa a metà tra centri ospedalieri e centri termali, in cui ricevere cure, trattamenti e rilassarsi. Nell’Unione Sovietica si diffusero agli inizi degli anni Venti come luoghi di vacanza e di riposo sovvenzionati dallo Stato: nel 1939 c’erano già quasi duemila strutture che negli anni successivi vennero frequentati da milioni di persone. Sebbene oggi il loro numero sia calato e molte strutture siano in decadenza, il libro Holidays in Soviet Sanatoriums raccoglie le foto di quaranta sanatori ancora operativi, dall’Armenia all’Uzbekistan, scattate da fotografi specializzati in progetti sulle zone post-sovietiche. Il libro è stato realizzato da Maryam Omidi, che ha scritto il testo, e pubblicato da Fuel.

Fare vacanze nei sanatori prevedeva che il tempo libero venisse passato in linea con gli ideali sovietici: l’obiettivo era riposarsi e prendersi cura di sé per tornare al lavoro rinvigoriti; è un’idea di vacanza diversa da quella occidentale che, più incentrata sullo svago e sul divertimento, era percepita come sregolata e consumistica.
Le immagini mostrano gli ospiti mentre ricevono i trattamenti e le strutture dei vari sanatori, che Omidi descrive come alcuni degli edifici «più innovativi, e a volte ornamentali, del loro tempo».