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  • Domenica 24 settembre 2017

In Germania ha vinto Merkel

Alle elezioni federali il suo partito ha perso qualche consenso ma è rimasto il più votato: l'SPD è andata male, la destra radicale dell'AfD è arrivata terza

(Alexander Koerner/Getty Images)
(Alexander Koerner/Getty Images)

Aggiornamento delle 22: La CDU/CSU, il partito di centro/centrodestra della cancelliera Angela Merkel, ha vinto le elezioni federali. Merkel sarà quindi rieletta cancelliera per il quarto mandato consecutivo. Gli exit poll danno la CDU al 32-33 per cento, quasi dieci punti in meno rispetto alle elezioni federali del 2013 ma in netto vantaggio sul secondo partito, l’SPD (centrosinistra), che ha già ammesso la sconfitta. Il dato notevole è quello dell’AfD, un partito di estrema destra che prima di oggi non ha aveva superato lo sbarramento del 5 per cento: attualmente è dato al 13,5 per cento, cosa che lo renderebbe il terzo partito più votato. L’affluenza è stata del 76,5 per cento, superiore di 5 punti rispetto al 2013. I risultati definitivi arriveranno probabilmente nella notte.

Nei prossimi giorni inizieranno i negoziati per la formazione del nuovo governo: stando alle stime attuali, Merkel potrà formare un governo o con l’SPD – che però non si è detta disponibile ad entrare nella nuova maggioranza – oppure assieme ai Verdi e all’FDP, un partito di centro che rientrerà in Parlamento dopo aver saltato un giro.

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Merkel è appoggiata dalla CDU/CSU, il partito di centro/centrodestra che da anni domina la politica tedesca, e se dovesse diventare di nuovo cancelliera – come sembra quasi certo – otterrebbe il quarto mandato consecutivo. Il suo principale sfidante è Martin Schulz, che ha 61 anni, è il candidato del Partito Socialdemocratico tedesco (SPD, di centrosinistra) e che fuori dalla Germania è noto soprattutto per essere stato presidente del Parlamento Europeo.

Secondo i più recenti sondaggi il partito di Merkel (che si presenta alleato con la CSU, un partito di centro attivo solo in Baviera) dovrebbe ottenere almeno il 33 per cento dei voti e la SPD non dovrebbe andare oltre il 22 per cento, e in genere i sondaggi tedeschi sono molto attendibili. Bisognerà tenere d’occhio il partito che arriverà terzo: in Germania c’è un sistema proporzionale puro e per formare un governo chiunque vince dovrà allearsi con altre forze politiche (a meno di grossissime sorprese nemmeno la CDU dovrebbe ottenere il 51 per cento dei voti). Sarà quindi importante capire quali saranno i partiti più votati esclusa CDU e SPD, e chi potrebbe allearsi con chi.

Se la CDU scegliesse la SPD, come negli anni scorsi, si parlerebbe di nuovo di Große Koalition (“grande coalizione”), ma al momento l’ipotesi è solo una possibilità. Negli ultimi giorni si è però anche parlato molto di quattro partiti (uno di sinistra, uno di destra, uno liberale e uno ambientalista) che sono tutti poco sopra o poco sotto il 10 per cento, nei sondaggi: potrebbero diventare determinanti per la formazione di un nuovo governo.

Merkel e la CDU

Merkel è il leader più popolare della storia recente della Germania e ha guidato il paese nel suo periodo di maggiore stabilità e crescita economica, dovendo tra le altre cose occuparsi del rischio di default della Grecia, della guerra in Ucraina e dei molti migranti che arrivano in Europa e in particolare in Germania. È nata ad Amburgo, quando la città faceva parte della Germania Ovest, ma è cresciuta Repubblica Democratica Tedesca, a est. Ha partecipato attivamente alla spinta democratica che portò alla caduta del Muro di Berlino ed è diventata ministro per la prima volta nel 1991, nel primo governo della Germania unita di Helmut Kohl. Divenne cancelliera per la prima volta  nel 2005, succedendo a Gerhard Schröder. Quando vinse le elezioni per la terza volta, nel 2013, ottenne il migliore risultato per la CDU degli ultimi 25 anni. Insieme con gli alleati della CSU, Merkel ottenne il 41,5 per cento dei voti, mancando per soli 5 seggi la maggioranza assoluta in Parlamento.

In campagna Merkel ha promesso di ridurre ulteriormente il tasso di disoccupazione – che attualmente è al 5,5 per cento, uno dei livelli più bassi d’Europa – e portarlo al 3 per cento; ha proposto un modesto taglio delle tasse per la classe media e un lieve aumento per i più ricchi, quelli che guadagnano più di 232mila euro l’anno. Per quanto riguarda l’immigrazione, nel programma non si parla di “quote massime” di migranti che il paese può accogliere, come voleva la CSU, ma propone di incentivare l’accoglienza per gli immigrati con maggiori competenze, i cosiddetti “skilled workers”. È un programma ritenuto centrista e moderato, in continuità con gli anni passati. Per molti analisti, è proprio questa capacità di apparire costantemente pragmatica e rassicurante ad aver garantito a Merkel il suo lungo successo.

Schulz e la SPD

Ha 61 anni e una lunghissima carriera all’interno dell’SPD, al quale si iscrisse a 19 anni. La sua carriera politica è iniziata nel 1987, quando divenne sindaco di Würselen, una città di circa 40mila abitanti. Mantenne l’incarico per una decina di anni proseguendo intanto la sua carriera all’interno del partito. Dopo una decina di anni passati da eurodeputato, nel 2012 fu eletto presidente del Parlamento Europeo, mentre alle elezioni europee del 2014 fu scelto dai socialisti come candidato per la guida della Commissione europea (poi vinsero i partiti di centrodestra e fu eletto il loro candidato, Jean-Claude Juncker). Schulz si è candidato a cancelliere un po’ a sorpresa e ha rivendicato come un valore positivo non aver partecipato alla politica tedesca negli ultimi anni. Nei primi mesi dopo la sua candidatura, l’SPD era risalito molto nei sondaggi, ma ora è tornato a essere piuttosto distante dalla CDU.

Anche il programma di Schulz è stato descritto come piuttosto moderato, anche se con cose di sinistra. L’SPD non vuole toccare ulteriormente le pensioni (non vuole alzare l’età pensionabile, ma non chiede nemmeno ulteriori riduzioni) e vuole tagliare le tasse ai più poveri alzandole a tutti gli individui che guadagnano più di 76 mila euro l’anno. Schulz ha promesso anche di mantenere basse le spese militari e di non portarle al 2 per cento del PIL, come richiedono gli accordi sottoscritti con la NATO. Inoltre, la SPD si è impegnata a ridurre il crescente divario tra ricchi e poveri, ma, secondo gli esperti, è rimasta troppo vaga sui modi con cui intende raggiungere questo obiettivo.

Gli altri quattro importanti partiti

I quattro partiti sono: AfD (o Alternativa per la Germania); Die Linke, il partito di sinistra radicale; FDP, un partito liberale e centrista; i Verdi, lo storico partito ambientalista. Nel 2013, alle precedenti elezioni, Die Linke e i Verdi presero entrambi l’8 per cento circa dei voti. AfD e FDP non superarono la soglia di sbarramento.

Secondo i più recenti sondaggi AfD, FDP e Die Linke potrebbero tutti prendere più del 10 per cento, mentre i Verdi sono dati intorno all’8 per cento dei voti. Una prima considerazione: dopo anni di grandi coalizioni tendenti verso il centro, dovrebbe aumentare il numero di elettori che sceglie forze più estreme: la destra-destra di AfD e la sinistra-sinistra di Die Linke. Nell’attuale parlamento, CDU/CSU e SPD controllano l’80 per cento dei seggi; nel prossimo parlamento è quasi certo che questa percentuale diminuirà di diversi punti.

I sondaggi e le possibili coalizioni

I partiti più propensi a far parte di coalizione sono FDP – potrebbe farlo sia verso destra che verso sinistra – e i Verdi. AfD ha molte meno possibilità di farlo, perché porterebbe molto a destra qualsiasi coalizione (cosa a cui Merkel ha detto di non essere interessata). In teoria è persino possibile immaginare la nascita di un governo di sinistra: se Verdi e Die Linke andassero molto meglio delle aspettative potrebbero essere in grado di formare una maggioranza con l’SPD e senza la CDU/CSU. I risultati delle elezioni arriveranno questa sera, potrebbero però passare diverse settimane prima di sapere chi governerà la Germania per la nuova legislatura, e con quale coalizione.

Un paio di informazioni in più su come si vota in Germania

in Germania ogni cittadino dispone di due voti. Con il primo (“erststimme”) sceglie un singolo candidato all’interno del proprio collegio in un sistema maggioritario: chi prende un voto in più degli altri viene eletto. Con il secondo voto (“zweitstimme”) l’elettore sceglie una lista o un partito. Questo voto è quello considerato più importante perché è quello che stabilisce qual è la percentuale di seggi parlamentari che avrà ogni partito. Chi prende il 30 per cento dei secondi voti, quindi, avrà diritto al 30 per cento dei seggi. Il meccanismo fondamentale alla base di questo sistema è che i candidati eletti con il sistema maggioritario – quello del primo voto – sono eletti in ogni caso, anche se sono in numero maggiore rispetto alla quota proporzionale che spetterebbe a un partito.

Quando si verifica questa circostanza, tutti gli altri partiti ricevono dei deputati in più, in modo da mantenere la corretta ripartizione proporzionale stabilita dal secondo voto. Questo è possibile in Germania perché il numero di parlamentari non è fisso: è sempre possibile aggiungere altri seggi in modo da rispettare le proporzioni dei vari partiti. Il Parlamento attuale, per esempio, è composto da 630 membri. Nel 2009 erano 622.

La Giamaica in Germania

I tedeschi hanno un modo curioso di indicare le varie coalizioni possibili. La grande coalizione, quella tra CDU/CSU e SPD (che è attualmente al governo), viene indicata come coalizione “nero rosso”, dai colori simbolo dei due principali partiti. In passato ci sono state coalizione “nero giallo”, cioè CDU/CSU più liberali di FDP, il cui colore è appunto il giallo. Se i colori della coalizione corrispondono a quelli della bandiera di uno stato realmente esistente, a volte nel gergo giornalistico si usa il nome di quel paese come sinonimo della coalizione. Un’alleanza di CDU/CSU, liberali e verdi (nero, giallo, verde) viene quindi chiamata “Giamaica”, quella tra CDU/CSU, SPD e Verdi (nero, rosso, verde) è invece “Afghanistan”. In questi giorni, i media tedeschi non escludono sostanzialmente nessun tipo di combinazione. Probabilmente, il campo delle possibili alleanze inizierà a restringersi soltanto dopo le elezioni.

giamaica