Perché Apple ha rinunciato alle auto che si guidano da sole

Il New York Times ha parlato con alcune persone vicine al progetto "Titan", che hanno spiegato le ragioni di una decisione misteriosa e chiacchierata

(AP Photo/Marcio Jose Sanchez)
(AP Photo/Marcio Jose Sanchez)

Il New York Times ha intervistato cinque persone vicine a “Titan”, il progetto Apple delle “auto che si guidano da sole”: senza fornire il loro nome, queste persone hanno spiegato al quotidiano come mai la società ha deciso di ridurre molto lo scopo e le ambizioni del progetto. Titan non era mai stato annunciato ufficialmente, ma se ne era discusso molto negli ultimi anni. Diversi dirigenti di Apple ne avevano parlato anonimamente ai giornali e lo stesso amministratore della società, Tim Cook, aveva fatto più di un accenno al fatto che Apple avesse simili progetti.

Dallo scorso settembre, però, si parla di un importante “ridimensionamento” del progetto: Apple avrebbe deciso di rinunciare a costruire un’intera automobile che si guida da sola, preferendo concentrarsi sui software in grado di guidarle. Le cinque persone intervistate dal New York Times hanno confermato i sospetti che giravano da mesi e hanno spiegato che le ragioni del fallimento di Titan, o almeno della sua versione più ambiziosa, sono dovuti a una mancanza di obiettivi chiari, alle divisioni nel team di progettazione e, più in generale, a una cattiva gestione di tutto il lavoro.

Stando a quanto scrive il New York Times, Titan incontrò difficoltà sin dalla sua fase iniziale, quando il team di progettazione si divise tra chi voleva un’auto semi-autonoma, cioè in grado di guidarsi da sola ma che permettesse al guidatore di prendere il controllo, e coloro che invece puntava a un’auto completamente autonoma. Dopo avere deciso per il secondo obiettivo, il team si divise ancora su quale linguaggio di programmazione avrebbero dovuto usare per disegnare il software del pilota automatico: quello proprio di Apple o il più diffuso C++?

Nonostante queste difficoltà iniziali, il progetto rimase estremamente ambizioso. Gli ingegneri di Apple non puntavano soltanto a produrre un’auto che si guida da sola, come stanno facendo i loro concorrenti, Google per esempio, ma un prodotto in grado di rivoluzionare il mercato dell’automobile e la stessa idea di trasporto su strada. Per questa ragione nessuna idea, per quanto strampalata, venne scartata. A un certo punto gli ingegneri iniziarono a studiare seriamente il modo di dotare la loro automobile di ruote sferiche, per permettergli una maggiore mobilità laterale. Ma la lista di innovazioni che intendevano introdurre è molto più lunga: dai motori ultra-silenziosi per l’apertura delle porte a una nuova tecnologia radar per i sensori, passando a dispositivi per la realtà aumentata per interfacciarsi con l’esterno dell’automobile.

Con obiettivi così ambiziosi e dispersivi, il progetto iniziò rapidamente a incontrare parecchi problemi, scrive il New York Times, perché era «appesantito dalle dimensioni del gruppo di lavoro e dalla mancanza di una visione chiara di cosa Apple volesse in un veicolo. I membri del team oggi si lamentano di come le priorità continuassero a cambiare e di come le scadenze entro le quali consegnare i risultati fossero fissate in maniera del tutto irrealistica».

Nell’estate del 2016 i problemi del progetto Titan divennero troppo grandi per essere risolti. Steve Zadesky, il capo del progetto, prese un’aspettativa per motivi personali; oggi lavora ancora in Apple, ma non ha più a che fare con il progetto Titan. La società decise di nominare al suo posto Bob Mansfield, uno storico e molto apprezzato dirigente dell’azienda, con il compito di salvare il salvabile. Mansfield moderò le ambizioni di Titan, ridusse il team e focalizzò il lavoro sulla produzione di un software per auto che si guidano da sole, da installare su automobili costruite da terze parti. Il primo risultato concreto di Titan sarà probabilmente un veicolo a guida autonoma per gli spostamenti dei dipendenti all’interno della grande sede dell’azienda a Cupertino, in California.

Secondo i pareri raccolti dal New York Times, l’arrivo di Mansfield e la riduzione del progetto, che ora ha un obiettivo più limitato ma più chiaro, ha migliorato molto il morale del gruppo di lavoro. Resta però almeno un grosso problema per Apple: tenersi stretti gli ingegneri che stanno lavorando a quel che resta di Titan. Gli esperti di questo tipo di sistemi sono tra i più ricercati di tutta la Silicon Valley. Ora che Apple ha ridotto le sue ambizioni e, probabilmente, gli investimenti nel progetto, avrà qualche difficoltà in più a evitare che passino tutti con i suoi concorrenti.