Cambridge University Press ha sbloccato gli articoli che il governo cinese aveva chiesto di rimuovere dal suo sito

Il Trinity College dell'Università di Cambridge, il 17 aprile 2017 (Melanie Stetson Freeman/The Christian Science Monitor
Il Trinity College dell'Università di Cambridge, il 17 aprile 2017 (Melanie Stetson Freeman/The Christian Science Monitor

La Cambridge University Press, la casa editrice inglese di proprietà dell’Università di Cambridge, ha annunciato che sbloccherà dai suoi siti in cinese circa 300 articoli che il governo cinese aveva chiesto di oscurare. Gli articoli riguardano temi considerati scomodi dalla censura del paese, come il massacro di piazza Tienanmen, il Tibet e la Rivoluzione culturale di Mao Zedong.

La casa editrice aveva annunciato il blocco degli articoli venerdì scorso in seguito alle richieste del governo cinese di rimuovere centinaia di articoli pubblicati sul China Quarterly, una rispettata rivista accademica. La casa editrice ha giustificato la propria decisione dicendo che era l’unico modo perché il resto dei contenuti del suo sito rimanesse visibile in Cina, visto che i siti di altre case editrici che non si sono adeguate alle richieste del governo cinese sono stati oscurati nel paese.

La decisione dello sblocco, ha fatto sapere la direzione della casa editrice, è stata presa in seguito alle proteste della comunità accademica. Tra gli altri, aveva criticato la decisione il politologo Andrew Nathan della Columbia University, uno dei maggiori esperti al mondo di questioni cinesi e il cui lavoro ha subito a sua volta la censura, secondo il quale la lista degli articoli che il governo cinese ha chiesto di rimuovere è stata messa insieme con una banale ricerca di parole chiave.