La storia dell’orsa uccisa in Trentino

Aveva aggredito due persone negli ultimi anni: secondo il presidente della provincia di Trento abbatterla era la cosa giusta da fare

Sui giornali di oggi si parla molto della storia dell’orsa KJ2, uccisa sabato sera in Trentino dopo essere stata catturata dagli agenti del Corpo forestale provinciale perché ritenuta pericolosa per l’uomo. L’ordine di cattura e abbattimento era stato dato dal presidente della provincia di Trento, Ugo Rossi, dopo che un uomo era stato aggredito dall’orsa il 22 luglio durante una passeggiata nei pressi del Lago di Lamar: molti gruppi animalisti hanno tuttavia criticato Rossi dicendo che non era necessario uccidere l’orsa, mentre lui ha spiegato che bisognava farlo «per garantire la sicurezza delle persone».

Dopo l’aggressione del 22 luglio l’orsa chiamata con il nome in codice KJ2 – un esemplare di 14 anni e 133 chili di peso – era stata catturata agli inizi di agosto usando delle trappole e delle esche. Dopo la cattura, all’orsa era stato messo un radiocollare e le erano stati fatti dei prelievi di pelo e sangue per capire se si trattasse davvero dell’esemplare che aveva aggredito l’uomo qualche giorno prima. Nell’attesa dell’esito degli esami, come prevedono le normative per la gestione degli animali protetti, l’orsa era stata rimessa in libertà: è stata poi nuovamente catturata usando il radiocollare quando c’è stata la certezza che fosse stata lei ad aggredire l’uomo a fine luglio, ed è stata poi abbattuta sabato sera a Trento.

L’aggressione del 22 luglio, in cui un 69enne di Trento che passeggiava con il suo cane nei boschi era stato ferito a un braccio e alle gambe, era la seconda di cui era responsabile l’orsa KJ2, che già nel 2015 aveva aggredito un escursionista nella stessa zona. Ugo Rossi ha spiegato che l’orsa era già considerata pericolosa e che la seconda aggressione ha reso necessario l’abbattimento per garantire la sicurezza delle persone in un periodo di grande affollamento delle zone boschive intorno a Trento, per via delle vacanze estive.

Molti gruppi di animalisti hanno contestato aspramente la decisione di Rossi di abbattere l’orsa, sostenendo che ci si potesse limitare alla sua cattura e che, più in generale, sia sproporzionato uccidere un orso solo perché ha aggredito una persona (secondo alcune ricostruzioni, per ora senza conferme ufficiali, il 22 luglio sarebbe stato l’uomo ad aggredire per primo l’orsa e non viceversa). L’ENPA, l’Ente nazionale protezioni animali, ha scritto in un comunicato che «quello che si è consumato in Trentino, ovvero l’uccisione a sangue freddo di un’orsa, è un vero e proprio delitto, un crimine contro gli animali, la natura, la biodiversità e in spregio ai milioni di cittadini italiani che hanno chiesto di lasciare in pace l’orsa, per chiarire le dinamiche dell’incidente e trovare le soluzioni alternative». Michela Brambilla, ex ministra del Turismo tra il 2009 e il 2011 e ora presidente di un movimento animalista, ha detto che  «invocheremo chiarezza in tutte le sedi, politiche e giudiziarie, e non cesseremo di farlo finché non sapremo tutto quello che c’è da sapere, finché non saranno individuati i responsabili, finché i responsabili non pagheranno».

In Trentino vivono circa 50 orsi – le stime ufficiali dicono tra i 48 e i 54 esemplari – grazie a un progetto di reintroduzione chiamato Life Ursus e finito alcuni anni fa. Ugo Rossi ha detto di considerare Life Ursus un «valore positivo» per la regione, ma che sta lavorando per cambiarne alcuni aspetti. Negli ultimi 3 anni in Trentino ci sono stati quattro aggressioni di orsi contro le persone. L’uomo aggredito il 22 luglio, dopo essere scappato dall’orso, è riuscito a camminare 20 minuti fino a trovare i soccorsi ed è stato poi portato in ospedale dove è stato medicato a un braccio e alle gambe.