Date un Oscar a questa scimmia

Andy Serkis la interpreta nel nuovo "Pianeta delle scimmie", prima era stato anche Gollum, e i critici dicono che è così bravo da meritarselo

(Da "The War - Il pianeta delle scimmie")
(Da "The War - Il pianeta delle scimmie")

Andy Serkis ha 53 anni ed è uno degli attori i cui film incassano in genere di più: 125 milioni di dollari, in media; quasi tre miliardi di dollari, in tutto. Più di gente come Julia Roberts, Vin Diesel, Brad Pitt o Daniel Radcliffe. Eppure è probabile che la sua faccia non vi dica molto.

"The Avengers: Age Of Ultron" - European Premiere -(Ian Gavan/Getty Images)

Succede perché la maggior parte dei suoi film, e di certo quelli che hanno guadagnato più soldi, Serkis li ha fatti con la tecnica del performance capture, di cui potreste avere sentito parlare anche come del motion capture. Il motion capture permette di far indossare alcuni sensori a una persona per studiarne e riprodurne i movimenti su uno schermo; il performance capture permette di fare la stessa cosa anche con il viso e ogni suo minimo movimento. È quindi una tecnologia che, nelle sue migliori evoluzioni, permette di catturare ogni singolo movimento o espressione di un corpo e di un viso per poi metterli su un corpo o un viso diversi, creati in digitale. La sintesi è: quello che si vede nel film non è vero, è fatto al computer; la recitazione, invece, lo è. Il più recente e apprezzatissimo esempio di recitazione in performance capture Serkis l’ha fatto per The War – Il pianeta delle scimmie, che sarà nei cinema da giovedì 13 luglio ed è il terzo capitolo della saga iniziata nel 2011 con L’alba del pianeta delle scimmie

In The War – Il pianeta delle scimmie, Serkis interpreta ancora Cesare, uno scimpanzé molto intelligente, combattuto tra la sua fedeltà agli uomini (o ad alcuni di loro) e la sua volontà di guidare la ribellione di altre scimmie intelligenti. Per farla breve: questi film sono un reboot, una sorta di ripartenza da zero – che non c’entra niente col film di Tim Burton del 2001 – della serie cinematografica degli anni Sessanta e Settanta, tratta dal romanzo Il pianeta delle scimmie, scritto nel 1963 da Pierre Boulle. Nel primo film di questa nuova saga un esperimento andato male (o bene: punti di vista) rendeva certe scimmie particolarmente intelligenti. Nel secondo film Apes Revolution – Il pianeta delle scimmie – diretto da Matt Reeves, regista anche di The War, le scimmie si alleavano e si ribellavano agli uomini, e iniziavano pure a spiccicare qualche parola. Cosa succede nel terzo film lo si capisce dal titolo.

Serkis è stato Cesare per tre film, e prima ancora è stato il supremo Snoke (un cattivo, di cui si sa pochissimo, di Star Wars: Il risveglio della Forza), King Kong nel film di Peter Jackson del 2005 e, soprattutto, Gollum nei film del Signore degli Anelli.

snooke

Serkis ha avuto anche ruoli normali e fra qualche mese uscirà il suo primo film (senza effetti speciali) da regista, ma è famoso soprattutto per i suoi ruoli in performance capture. È da tutti ritenuto il più bravo quando si tratta di recitare con questa tecnica, da anni fa da consulente e insegnante per la recitazione di altri ed è anche il co-fondatore di Imaginarium, uno studio che si occupa di performance capture.

gollum

Già ai tempi di Gollum si disse che Serkis meritava almeno una nomination agli Oscar, ma non se ne fece niente perché quel tipo di recitazione non è considerato recitazione dall’Academy: il risultato finale è ritenuto più digitale che reale. Ora, dopo gli elogi per il suo Cesare, si riparla di una possibile candidatura di Serkis per gli Oscar. Stavolta è stato proprio lui a parlarne: «Gli effetti visivi migliorano il personaggio, come in altri casi lo fa il trucco. È una forma digitale di “trucco”, in pratica», ha detto. Serkis ha anche aggiunto di non voler negare i meriti di chi aggiunge tutte le cose che non sono la sua recitazione, ma ha detto: «Quelli che danno i premi non dovrebbero discriminare: se non gli piace il mio Cesare, va benissimo; ma è una questione diversa». «Recitare è sempre recitare», ha anche detto.

La posizione tradizionalista di chi è contro il riconoscimento di una recitazione di questo tipo è semplice: intervengono troppi cambiamenti digitali che rendono difficile giudicare dove finisca la recitazione e dove inizi la bravura di chi ha messo quei cambiamenti digitali. La posizione di Serkis – e della stragrande maggioranza di critici che ne apprezza la recitazione – è invece che lui come ogni altro attore legge un copione, usa la sua voce, lavora sulla psicologia del suo personaggio. Anzi, forse ci deve lavorare pure di più: perché se è difficile interpretare un serial killer senza esserlo davvero, forse è ancora più difficile interpretare una scimmia.

Parlando di Cesare, Serkis ha detto di aver aver studiato gli scimpanzé e di aver passato «molto tempo da quadrupede, arrampicandosi sulle cose», facendo cose da scimmia per entrare nel personaggio. Un personaggio ancora più difficile perché man mano che cresce, diventa sempre più umano: «L’ho interpretato sin da quando era un cucciolo ed è una linea molto sottile: se lo rendi troppo umano finisci per sembrare un attore dentro un costume da scimmia». Serkis ha anche detto che per questo film si è preparato «studiando i leader mondiali all’inizio e alla fine dei loro regni o governi, per vedere come cambiavano le loro espressioni, il loro fisico».

Serkis ha anche detto che il suo studio sta lavorando a una versione in performance capture di La fattoria degli animali di George Orwell e, parlando col Guardian, che gli piacerebbe «non essere ricordato come quello che ha fatto Gollum». È però grazie a quel film che scoprì la tecnica del performance capture. Dopo alcuni anni da attore di teatro e di televisione finì per fare il provino per Gollum e si fece notare soprattutto per la voce che si inventò, ispirata – disse – a un suono fatto dal suo gatto. Jackson, regista dei film sul Signore degli Anelli, lo chiamò e gli spiegò come funzionava il performance capture. Grazie anche a investimenti tecnologici mai fatti prima, il risultato fu ottimo. Da quei film Serkis tornò a casa con uno dei due anelli originali usati sul set (l’altro se l’è preso Elijah Wood, cioè Frodo) e con la fama di attore da chiamare se si era interessati al performance capture.

Intanto Mike Ryan di Uproxx ha scritto che «Cesare è più umano di ogni umano», che regge da solo tutto il film e che «non sarebbe potuto succedere senza Serkis». Nick Shagger di Daily Beast ha scritto che «ancora una volta Serkis regala grazia e imponente complessità al suo Cesare». Parlando invece del film, Julia Alexander di Polygon ha scritto (dovessero servirvi altri motivi per volerlo vedere) che «The War – Il pianeta delle Scimmie non è solo un esempio quasi perfetto di come dovrebbe essere un blockbuster estivo, è un esempio quasi perfetto di quello a cui dovrebbe ambire ogni film».